Lo strappo di Cofferati: «Meglio andare alle urne»
TRIESTE. «Se le riforme imposte dall’Europa sono contenute nella legge di stabilità, cosa dovrebbe fare il governo tecnico? Meglio andare subito al voto». Sergio Cofferati, europarlamentare del Pd ed ex segretario della Cgil, prende le distanze dal sostegno di Bersani a un ipotetico premierato di Monti. «L’Europa sta condizionando la politica italiana in modo molto marcato».
Come valuta l’ipotesi di un governo Monti?
Deciderà il Capo dello Stato, la sua sagacia politica ci tranquillizza. Inoltre il professor Monti è una persona di valore, in Europa ho avuto modo una volta di più di tastare con mano la sua credibilità. Però vedo un equivoco di fondo.
Quale?
Berlusconi dice che si dimetterà dopo l’approvazione della legge di stabilità, una legge scritta praticamente sotto dettatura dell’Unione europea. Quindi Bruxelles avrà quello che voleva prima della costituzione del governo tecnico che, sulla carta, dovrebbe nascere “per adempire alle indicazioni dell’Europa”. Qui sta l’equivoco: non si capisce più che cosa dovrebbe fare, questo governo tecnico.
Quindi sarebbe meglio andare a votare?
Io penso di sì. Anche perché l’ipotetico governo tecnico nascerebbe minato dall’instabilità. Dubito che un governo composto da persone elette con mandati diversi, a volte diametralmente opposti, possa portare a compimento riforme fondamentali. Tanto meno avendo solo a disposizione solo un anno di tempo, in parte occupato dalla campagna elettorale.
Potrebbe cambiare la legge elettorale.
La legge elettorale è un intervento urgente e necessario, ma potrebbe farlo tranquillamente un governo politico uscito dalle urne. Per dirla sinceramente, non riesco proprio ad immaginare un presidente, anche autorevole come Mario Monti, sostenuto da Scilipoti.
Andare subito al voto non ci esporrebbe a nuovi attacchi speculativi?
Saremo esposti agli attacchi speculativi fino a quando non stabilizzeremo il debito. Ora, il provvedimento in votazione in queste ore segue pedissequamente le imposizioni europee al riguardo. Non si capisce perché poi non si possa andare alle urne. Lo ripeto, questo è l’equivoco di fondo: ci stanno dicendo una bugia. Oggi (ndr) leggo che Van Rompuy dice che l’Italia deve fare le riforme. Ma se le stiamo approvando proprio ora, allora di che riforme sta parlando?
Lei pensa che si stia tentando di commissariare l’Italia?
Diciamo che stanno condizionando l’Italia in modo molto marcato non soltanto sul fronte economico, ma anche su quello politico.
Parliamo del premier uscente. Il berlusconismo è davvero finito?
Se con berlusconismo intendiamo la parabola politica di Silvio Berlusconi, credo che sia arrivato al capolinea. Non vedo come possa tornare a coprire ruoli di primo piano. Se invece ci riferiamo al fenomeno che da lui prende il nome, purtroppo il suo modo di fare politica condizionerà la nostra società ancora a lungo. Gravi danni sono stati fatti, ci vorrà tempo per sanarli.
Cosa pensa della proposta della destra di un governo Dini?
Non ne ho la più pallida idea. Con tutto il rispetto per Dini, che è stato un buon premier in momenti difficili, non ne vedo la ratio. Forse è più gradito politicamente.
Insomma, secondo lei sarebbe meglio andare alle urne. Bersani, però, è di un’altro avviso.
La sua scelta deriva probabilmente dalla valutazione delle difficoltà che il ricorso alle urne porta con sè. Non sfuggono neanche a me, ma è meglio affrontarle con coraggio piuttosto che affidarsi a un governo con forti elementi di instabilità.
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