Lo stop di Wärtsilä alla produzione a Trieste, rischio esuberi per 450 lavoratori. Ecco quello che è successo

Sono 451 i lavoratori in esubero, su un totale di 973 dipendenti. A catena vanno a rischio anche l’indotto, che i sindacati stimano in alcune centinaia. Una nuova, gravissima, crisi va a pesare sull’industria cittadina e del Fvg.

Giovanni Tomasin

TRIESTE Trieste potrebbe perdere la sua Grandi Motori. Giovedì alle 8.30 del mattino il gruppo Wärtsilä ha comunicato l’intenzione di cessare la produzione di motori navali nello storico sito di Bagnoli della Rosandra per centralizzare tutto a Vaasa, in Finlandia: sono 451 i lavoratori in esubero, su un totale di 973 dipendenti. A catena vanno a rischio anche i lavoratori dell’indotto, che i sindacati stimano in alcune centinaia. Una nuova, gravissima, crisi va a pesare sull’industria cittadina e del Fvg.

Della notizia s’era avuto sentore nella tarda serata di mercoledì, ma giovedì mattina l’azienda ha messo la conferma nero su bianco: «Nelle difficili circostanze degli ultimi anni, i nostri dipendenti a Trieste hanno svolto un lavoro encomiabile – ha dichiarato in una nota il Ceo di Wärtsilä Hakan Agnevall –. Tuttavia, dobbiamo centralizzare i nostri asset produttivi in Europa per migliorare ulteriormente la nostra competitività».

L’azienda si dice consapevole «dell’impatto che questa decisione avrà sulle persone e sulle loro famiglie» e si dice aperta alla collaborazione. Ma, assicura Agnevall, «l’Italia e Trieste restano importanti». Roger Holm, presidente della divisione Marine Power di Wärtsilä, afferma: «Il nostro sito a Trieste si concentrerà su attività di ricerca e sviluppo (nell’ambito dei “combustibili sostenibili”), vendite, project management, sourcing, servizi e formazione».

L’assessore regionale al Lavoro Alessia Rosolen, subito davanti ai cancelli, chiede il ritiro immediato della procedura: «Atto grave nei confronti di Trieste, della Regione e credo sia un atto grave nei confronti dell’Italia. Da molti mesi stiamo seguendo i problemi della Wärtsilä e oggi prendiamo atto che sicuramente non erano improntati alla correttezza».

Assieme a Rosolen è arrivato a Bagnoli anche – insolita visione – il presidente di Confindustria Alto Adriatico, Michelangelo Agrusti: «Siamo qua a manifestare non la solidarietà ma la vicinanza totale di Confindustria Alto Adriatico alle maestranze, a tutti i lavoratori, gli operai e le operaie di questo stabilimento. È un fatto di una gravità assoluta». Un gesto forte, tanto più che il vice presidente di Caa è il direttore dello stabilimento Andrea Bochicchio, oggetto degli strali di molti lavoratori.

«A noi è stata data rassicurazione scritta del fatto che la produzione sarebbe proseguita almeno fino al 2023», dice il dirigente Fiom Marco Relli, che parla di «sfacciataggine» dell’azienda: «Non sono stati corretti con noi, ma nemmeno con la Regione né con il governo».

Secondo il segretario Uilm di Trieste, Antonio Rodà, «la situazione è ancora più grave perché vi sono i 450 esuberi, ma vi sono altrettanti lavoratori dell’indotto che con la chiusura della produzione della Wärtsilä di Trieste rischiano la strada. Quindi i metalmeccanici a Trieste in questo momento a rischio sono un migliaio, tra Wärtsilä e Flex».

Anche Fabio Kanidisek di Fim Cisl è molto preoccupato: «Noi da febbraio denunciavamo questa possibilità e nessuno ci credeva. Dalle informazioni frammentarie che ci hanno dato qua chiude tutto il plesso, il resto degli uffici verrà sbattuto in città o in Porto vecchio (eventualità che l’azienda precisa non essere sul tavolo al momento)».

Proclamata subito una giornata di sciopero, gli operai sono rimasti a presidiare lo stabilimento fino al pomeriggio. Tanti esponenti del mondo sindacale e politico giunti sul posto a dare solidarietà, come il segretario Cgil di Trieste Michele Piga, e, tra i consiglieri regionali, è arrivata una delegazione del gruppo Pd con Roberto Cosolini, Diego Moretti, Francesco Russo e Cristiano Shaurli, ma anche il consigliere triestino del M5s Andrea Ussai.

Al termine di una riunione serale, le Rsu e le segreterie sindacali hanno convocato una nuova assemblea per venerdì alle 10, in cui proporranno un piano di presidi e scioperi a scacchiera: «Presidieremo i cancelli per verificare che l’azienda non porti all’esterno materiale sensibile». Ora la parola ai lavoratori.

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