Lo stop del Tram di Opicina del 2016 è costato finora oltre due milioni. E il ritorno si fa attendere

Il regolamento chiesto dall’agenzia per la sicurezza delle ferrovie incide sui tempi. L’apposita commissione lavora a pieno ritmo. Lodi assicura: siamo a buon punto
Giovanni Tomasin
Una delle vetture del tram ferma in piazza Casali, alla base di via Commerciale. Foto di Andrea Lasorte.
Una delle vetture del tram ferma in piazza Casali, alla base di via Commerciale. Foto di Andrea Lasorte.

TRIESTE Alla fermata di piazza Oberdan, il tram di Opicina si fa attendere ormai da quasi otto anni. Da quel fatidico agosto del 2016, le traversie della trenovia storica più amata dalla città continuano a trascinarsi: nel complesso i lavori hanno cumulato – fino ad ora – una spesa da oltre due milioni di euro. Quando ripartirà? Il regolamento che Ansfisa ha chiesto di elaborare getta un’ombra di incertezza sui tempi.

il caso
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Intervento interminabile

La fine sostanziale del cantiere, ricordiamo, era stata annunciata dal Comune fra la fine del 2022 e l’inizio del 2023. Da allora, però, sempre nuove incombenze hanno contribuito a tenere in vita l’interminabile intervento: l’ultima è sopraggiunta nel giugno scorso, grazie all’ex Ustif. L’estate scorsa il Municipio era fiducioso di poter ottenere dai tecnici dell’agenzia per la sicurezza delle ferrovie l’agognato via libera alla ripartenza: dando una doccia fredda a Palazzo Cheba, Ansfisa ha chiesto invece venisse istituita una commissione per l’elaborazione di un apposito regolamento per la trenovia.

Lasorte Trieste 20/03/24 - Via Commerciale, Piazza Casali, Tram di Opicina
Lasorte Trieste 20/03/24 - Via Commerciale, Piazza Casali, Tram di Opicina

Non si può negare che la richiesta avesse senso: lo stesso Comune, fino ad allora, aveva lamentato proprio il fatto che gli standard imposti dall’agenzia fossero troppo restrittivi, proprio perché parificati a quelli di una qualsiasi ferrovia. «Il tram non è mica un treno», ripeteva il sindaco Roberto Dipiazza. Una perplessità che Ansfisa in un certo senso ha fatto propria, chiedendo quindi la redazione del nuovo testo.

La commissione e i dubbi sul dopo

La commissione è composta da tecnici designati da Comune, Regione, Trieste trasporti e da Rfi. Lavora alacremente ormai da mesi e, secondo l’assessore ai Lavori pubblici Elisa Lodi, siamo a buon punto: «Il gruppo di lavoro sta chiudendo le schede delle linee guida e le linee di indirizzo della manutenzione».

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Preso atto della buona notizia, si apre l’interrogativo sul dopo. Come spiegato dagli stessi uffici del Comune all’inizio del procedimento, il tram di Opicina ha infatti la ventura di far da cavia: al momento, infatti, non esistono in Italia regolamenti specifici per trenovie storiche di tal fatta, che pure non mancano sul territorio nazionale. Ansfisa ha colto quindi l’occasione triestina per far elaborare alla commissione un testo che possa poi valere da regolamento “base” anche per tutte le altre linee storiche.

Di fatto nulla assicura, però, che lo stato attuale dell’opera venga preso a parametro per tutte le linee italiane: c’è anzi la possibilità che, una volta definiti i nuovi standard, Ansfisa chieda al Comune di adeguarvi l’opera. Con tutto quel che ciò comporterebbe in termini di tempi e di spese.

Le spese sostenute

Per farsi un’idea, è cosa proba tirare le somme degli interventi condotti fino a ora. Nel corso degli anni, con un cantiere sempre più problematico, sono state annunciate più volte cifre di stanziamenti più o meno significativi.

Ora agli uffici del Comune consta che le spese siano le seguenti: il lavoro di manutenzione straordinaria della linea è costato 170 mila euro (presi da un contributo regionale da 250 mila); il rinnovamento dell’armamento dei tre tratti critici della trenovia, assieme al rifacimento dei marciapiedi lungo le fermate e al rinnovo del tratto fra Obelisco e deposito di Opicina son costati in tutto 850 mila euro (la Regione aveva messo a disposizione oltre un milione); il rifacimento delle scarpate e dei muri di sostegno, delle fermate pedonali e delle recinzioni è costato invece 600 mila euro, finanziati in parte dal Comune e in parte dall’ente regionale; i fondi dell’amministrazione sono stati utilizzati poi anche per la celebre rincalzatrice, chiamata a rimettere in linea i binari dopo la conclusione del cantiere, costata la bellezza di 322 mila euro (senza che il risultato abbia peraltro soddisfatto i tecnici di Ansfisa); infine ci sono gli impianti semaforici, la segnaletica e le fermate, altri 190 mila euro di provenienza regionale.

In tutto due milioni e 132 mila euro: una cifra considerevole, si potrebbe osservare, per un tram che continua a essere fermo. Fermo peraltro soltanto per i passeggeri, visto che ormai da tempo ci siamo abituati a vedere le carrozze bianco e blu sferragliare su e giù dalla linea durante le prove tecniche. Vedremo se la questione del regolamento allontanerà ancora la luce alla fine del tunnel: l’obiettivo per il Comune, a questo punto, è quantomeno cercare di evitare il decennale dell’incidente, nel 2026.

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