Lo Stato “spoglia” il Friuli Venezia Giulia
TRIESTE. Il primo “zac” è toccato alle Ferrovie. Poi è stata la volta delle Dogane, dei Giudici di Pace, del Tribunale di Tolmezzo. Stessa sorte, proprio in questi giorni, per l’Ufficio scolastico regionale, la Soprintendenza e la Polizia. Il Friuli Venezia Giulia “statale” tagliato, accorpato, declassato. Nel nome, Roma abusa del termine, della «riorganizzazione». Come se la specialità non esistesse.
Le ferrovie Luigi Bianchi, ex dirigente commerciale delle Ferrovie, ricorda la prima grande bocciatura all’inizio degli anni Novanta: «Viene eliminata la direzione compartimentale di Trieste, che aveva competenza regionale, con conseguente accorpamento al Nordest, area che comprendeva Verona, Venezia e Trentino Alto Adige». Il risultato? «Il caos. Si è arrivati all’assurdo che alcuni dirigenti di servizi che riguardano la regione operano in altre sedi, non solo in Veneto ma in qualche caso anche a Roma»».
Il ridimensionamento Otto anni fa, altro intervento di “dimagrimento” statale: con il pensionamento dell’ultimo capostazione, la chiusura senza preavviso alcuno della gestione merci del Punto Franco Vecchio, lo scalo di Trieste centrale. E sempre a metà degli anni Duemila, la rete regionale Villa Opicina, «uno dei più grandi scali merci d’Europa – ricorda ancora Bianchi – viene ridotto da 43 a 12 binari. E oggi, mentre l’ad Mauro Moretti definisce “ristrutturazione” ciò che in realtà sa di chiusura, sono iniziati i lavori per scendere addirittura a 9. Senza dimenticare che il Bivio di Aurisina verrà reso impresenziato». Non manca l’esempio solare dell’emarginazione ferroviaria della regione: la direzione Fvg di Trenitalia ha sede a Mestre (in precedenza era Trento) e il direttore Maria Giaconia lavora a Trieste un solo giorno alla settimana. Quanto al personale, dai circa cento addetti di qualche anno fa, siamo scesi a quota 17, tutti amministrativi e nessun tecnico, di cui 3 persone al lavoro nel capoluogo regionale e 14 a Udine.
Le Dogane Barricate sindacali, interrogazioni in Parlamento, appelli a Giulio Tremonti non sono poi riusciti a evitare, nel 2010, gli effetti del piano nazionale di riorganizzazione delle Dogane: smantellamento degli uffici della Direzione regionale di Trieste e accorpamento al Veneto. Si trattò della seconda puntata di un processo avviato già tre anni prima con la soppressione di quattro uffici territoriali dirigenziali: Tarvisio, Monfalcone, ufficio tecnico di Finanza di Udine e laboratorio chimico delle Dogane di Trieste.
Il tribunale di Tolmezzo Un anno e mezzo fa la spending review ha invece colpito la giustizia. Con tanto di beffa: l’inaugurazione a settembre 2012 della nuova sede del Palazzo di Giustizia di Tolmezzo, il battesimo quando il funerale era già noto da tempo, visto che il Tribunale carnico era stato inserito nell’elenco dei 31 sacrificati in Italia. Uno spreco di 4 milioni di euro per una sede che avrebbe dovuto accogliere la Procura della Repubblica, l’ufficio del giudice di pace e, appunto, il Tribunale.
I giudici di pace Lo stesso provvedimento ha di fatto tagliato anche non pochi uffici dei giudici di pace: salvi solo i quattro provinciali, accorpati tutti gli altri. Lo Stato (che a livello italiano ha ridotto quelle strutture da 846 a 172) ha dato indicazioni in tal senso a Gradisca, Monfalcone, Cervignano, Cividale, Codroipo, Latisana, Palmanova, San Daniele, Tarcento, Gemona, Pontebba, Maniago, San Vito al Tagliamento, Spilimbergo.
I dubbi del sindacato «Sono forme di spending review totalmente inutili – dice Franco Belci, segretario regionale della Cgil –, scorciatoie incomprensibili soprattutto in una Regione autonoma e che sguarniscono il territorio senza che vengano fatti passi avanti nella riforma della pubblica amministrazione. E senza produrre risparmi visto che le sedi lasciate libere non vengono certo vendute rapidamente». Di mancanza di visione d’insieme parla anche Carmela Sterrentino, della segreteria regionale Cgil-Fp: «Non siamo contrari alle ristrutturazioni, ma qui si tratta di tagli privi di un disegno generale che chiarisca quali uffici vanno confermati e in capo a chi».
La scuola Il caso più recente di declassamento è quello della scuola: l’ufficio scolastico regionale non viene accorpato al Veneto, come sembrava in un primo momento, ma perde il dirigente di prima fascia. Mezza vittoria o mezza sconfitta? «L’autonomia Fvg sulla scuola è salva – spiega Donato Lamorte (Cisl) – quello che conta ora è però che il regolamento dia competenze decisionali a chi subentrerà all’attuale direttore generale».
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