«Lo Stato spesso è inadeguato, enti locali virtuosi riescono invece a trovare soluzioni»

In ballo più di 7 milioni. «Ma non restituiremo nulla a nessuno», afferma il sindaco
Profondo disagio da parte di chi si sente cittadino, ma non suddito, in un’Italia dove lo Stato spesso si dimostra inadeguato di fronte alla soluzione di problemi che invece alcuni enti locali virtuosi riescono a risolvere. Sono alcune delle espressioni più forti della lettera inviata a Giorgio Napolitano dal sindaco Roberto Dipiazza per protestare contro la sentenza del Consiglio di Stato che boccia gli aumenti della Tarsu decisi dal Comune di Trieste e che è stata sottoscritta dallo stesso Capo dello Stato nel relativo decreto.

La condanna dei giudici amministrativi si è abbattuta nei confronti dell’aumento del 27,3 per cento della tassa sui rifiuti deciso con una delibera del 18 gennaio 2007, in conseguenza di un ricorso presentato da undici cittadini. E dato che il decreto fa giurisprudenza, tutti i contribuenti triestini, che sono complessivamente 111 mila, hanno teoricamente la possibilità di presentare il ricorso. Il Comune rischia di conseguenza di dover restituire 7 milioni e 200 mila euro solo per il 2008. Un’eventualità teorica e che ben difficilmente si avvererà anche solo in parte perché, come riconosce a lato lo stesso legale dei ricorrenti, l’amministrazione ora si appiglierà a ogni possibile controricorso. Lo stesso Dipiazza nel corso della seduta in cui il Consiglio comunale ha approvato il Piano regolatore ha affermato, rivolto ai consiglieri: «La questione dei rimborsi è risolta, nessuno si preoccupi: non ci saranno rimborsi di alcun tipo». Si riferiva a un altro prounciamento tecnico-legale che l’amministrazione renderà noto all’inizio della settimana.

«Mi viene da chiederLe - sottolinea comunque il sindaco nella lettera a Napolitano - se questa è l’Italia alla quale noi aspiriamo: un’Italia dove chi programma, chi investe, chi assume anche decisioni impopolari per il bene comune, viene poi penalizzato, per non dire punito, da una classe burocratica autoreferenziale e avulsa dalla realtà delle cose. Alla luce di tutto ciò risulta allora più semplice comprendere il perché in alcune vaste zone del nostro Paese vige l’oggettiva noncuranza delle regole. Non posso non pensare al Sud, dove l’abusivismo delle discariche, dovuto a una palese inefficacia amministrativa e a un’altrettanto palese assenza di controlli, provoca danni ambientali e devastanti».

«In questo caso però - continua il sindaco - nessun Consiglio di Stato, o chi per esso, obietta nulla, perché dove non si fa niente, non c’è alcun controllo. Viene da pensare che per qualcuno è molto più semplice controllare chi le strutture e i servizi li fa funzionare, piuttosto che quegli amministratori nei cui territori gli scarichi vengono dirottati direttamente a mare, o nei fiumi, senza alcun depuratore, giusto per fare un esempio».

Dipiazza nello scritto al Capo dello Stato sottolinea che l’aumento «è determinato dal mantenimento dell’alto livello del servizio, ricosciuto per altro dalle più accreditate graduatorie sulla qualità della vita che vedono la nostra città da molti anni nelle posizioni di vertice». E dopo aver ricordato come in molte parti d’Italia i processi di smaltimento dei rifiuti sono ancorati a vecchi modelli ambientalmente impattanti come le discariche, il sindaco sottolinea che «il nostro territorio ha saputo programmare e investire mettendo in opera il funzionamento di un termovalorizzatore che, oltre a smaltire i rifiuti di Trieste, serve anche il comune di Gorizia e qualche centro della provincia di Pordenone producendo energia elettrica per diversi milioni di euro».

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