Lo squalo classe 1906 esce dalla finestra e se ne va in via Tominz

In vita il pescecane, lungo oltre cinque metri, pesava circa tre quintali La pelle fu montata su una sagoma di legno e gesso che ora sarà sostituita da una struttura in vetroresina
TRIESTE.
"Non capita tutti i giorni di vedere uno squalo volante", esclama un passante alzando lo sguardo verso il leviatano sospeso in aria. Non sarà comune, ma è proprio questo lo spettacolo singolare che si è presentato agli occhi di chi, ieri mattina, si è trovato a passare in piazza Hortis.


Dopo aver fatto bella mostra di sé per oltre cento anni nel palazzo di piazza Hortis, il grande squalo bianco del civico museo di Storia naturale è stato trasferito nella nuova sede museale di via Tominz. E poiché un pesce di 5,20 metri era decisamente troppo grosso per prendere la porta come tutti gli umani, è stato fatto uscire dalla finestra del terzo piano.


"Considerate le dimensioni eccezionali dell’esemplare e le condizioni delicate in cui versa – spiega il direttore dei Civici musei scientifici Sergio Dolce – abbiamo optato per un trasloco altrettanto eccezionale".


Lo squalo fu catturato nel 1906 nel golfo del Quarnero e venne imbalsamato proprio a Trieste. "La pelle dell’animale fu montata su una sagoma di legno e gesso, materiali facilmente usurabili, – racconta Dolce – sicché maneggiare lo squalo, più di cento anni dopo, è cosa alquanto delicata: questo trasferimento è stato il più difficile di tutto il trasloco".


Il povero animale, infatti, è stato privato delle pinne laterali e, dopo essere stato imbragato, è stato "defenestrato" tramite un’apposita gru. Con un lento volo di diversi metri che ha fatto alzare il naso a più di un passante, il pescecane è stato adagiato su un camion che l’ha portato verso la sua nuova casa.


"Prima di venire esposto lo squalo verrà collocato in uno spazio al pianterreno nella sede di via Tominz – dice la conservatrice Deborah Arbulla – dove sarà integralmente restaurato". Il procedimento di restauro prevede l’eliminazione dell’impalcatura novecentesca, usurata da un secolo di esposizione: verrà sostituita con una struttura in vetroresina.


"Lo squalo bianco è un pezzo importantissimo per il museo – sostiene Dolce – per dimensioni è il secondo più grande al mondo, inoltre costituisce una rarità perché questi animali vengono filmati o fotografati spesso ma difficilmente si lasciano catturare". L’esemplare triestino è una femmina e in vita pesava circa tre quintali: una stazza che ne fa il più grande pescecane imbalsamato d’Europa.


La presenza di uno squalo bianco nell’Adriatico non è cosa inconsueta: il bianco è un animale cosmopolita e abita tutti i mari del mondo, anche se è solito preferire le acque profonde.


"Quindi nessun pericolo per i bagnanti di Barcola – aggiunge Dolce – anche se la cattiva nomea di questo squalo è dovuta in gran parte alle sue versioni cinematografiche, che hanno poco di scientifico". Una volta restaurato, lo squalo andrà a far compagnia nel museo di via Tominz ad altri giganti del mare, come lo scheletro del capodoglio (9 metri) e della balenottera (15 metri).


"Il trasloco dello squalo è stato effettuato gratuitamente dalla cooperativa Arianna – spiega il direttore dell’Area cultura comunale Adriano Dugulin – che ha curato il trasferimento di molti pezzi del museo e che con questo gesto ha dimostrato che la cultura può generare sinergie ottimali tra pubblico e privato".


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