Lo spot girato a Jasenovac fa indignare l’ex Jugoslavia
L’ex lager in Croazia scelto come location da un’azienda australiana di occhiali. Montano le proteste, scattano le scuse: «Non volevamo offendere nessuno»
BELGRADO Esplorare nuove frontiere, superarle per attirare l’attenzione dei consumatori. Il marketing ha abituato a tutto. Ma un nuovo limite è stato oltrepassato: quello di girare video e scattare foto pubblicitarie “glamour”. Con un ex lager sullo sfondo. È quanto accaduto a Jasenovac, in Croazia, uno dei più atroci luoghi di sofferenza della Seconda guerra mondiale, dove perirono almeno 80 mila tra serbi, rom, ebrei, antifascisti e oppositori del regime di Ante Pavelić.
Ma la memoria dell’orrore, ancora fresca nei Balcani e spesso fonte di divisioni e aspre polemiche, non ha fermato la Valley Eyewear, marchio australiano di occhiali di design. Che ha avuto l’idea di sfruttare proprio Jasenovac come sfondo per una campagna pubblicitaria, con foto e video in bianco e nero a esaltare le linee dei nuovi occhiali. Abbiamo «filmato in uno fra i luoghi storicamente più bui della Seconda guerra», si leggeva sul commento d’accompagnamento allo spot incriminato postato, assai candidamente, dalla Valley Eyewear su Facebook.
Un candore, forse dettato da ignoranza, che non ha fermato una crescente ondata d’indignazione nei Balcani e oltre. Fra i primi a denunciare lo scandalo, Donald Niebyl, creatore dello Spomenik Database, «sito che esplora i monumenti jugoslavi» eretti per celebrare la guerra di Liberazione, ma anche gli eliminati nei lager, spiega Niebyl, definendo la scelta dell’azienda australiana «estremamente miope». E da sfruttare «come momento educativo per altri», perché l’oltraggio non si ripeta. Una posizione condivisa dalla stampa serba, che ha parlato di «scelta choc» e «vergogna». «Disgustoso, come usare un’immagine di Auschwitz» per promozioni. «Basta usare un simbolo», il grande “Fiore” di Jasenovac - ma anche lo spomenik a Podgaric, con ossario che accoglie i resti di più di 900 partigiani, altra controversa “location” - per fini pubblicitari, alcuni dei commenti sui social network. Rivolta online che, ieri, ha rapidamente attraversato l’oceano e costretto la ditta australiana a fare retromarcia, col ritiro di tutte le immagini e video girati a Jasenovac, nell’ambito di un tour nei Balcani. E a porgere sentite scuse.
L’idea, si giustifica il designer-direttore della ditta australiana, Michael Crawley, era quella di usare «l’iconica architettura degli spomenik», non solo quello di Jasenovac, per una campagna pubblicitaria, ma «alcune immagini sono state estrapolate completamente dal contesto». «Mi sono messo in contatto – continua Crawley - con i custodi del memoriale di Jasenovac e con il capo della comunità ebraica in Australia per esprimere le nostre scuse. Non volevamo offendere nessuno», anche perché «siamo orgogliosi di essere un brand multiculturale e rispettoso». —
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