Lo speleologo salvato: «Sono precipitato per cinque metri. Quell’attesa da solo sembrava infinita»
Parla il 57enne Mauro Kraus, operato e ricoverato all’ospedale di Isola «In 40 anni di esplorazioni mai mi era capitata una cosa del genere»
TRIESTE. «Non ho avuto paura, anche perché nella mia esperienza mi è già capitato di rimanere sotto, in grotta, per molte ore. Ho fatto esplorazioni da trentasette ore di seguito. Certo, cadere e rimanere bloccato con una gamba rotta non è affatto piacevole...ma bisogna avere pazienza e lasciare il tempo ai soccorritori di fare il proprio dovere». Parla da un letto di ospedale, il cinquantasettenne Mauro Kraus. È ricoverato a Isola, in Slovenia, dove è stato appena sottoposto all’intervento di ricomposizione della frattura al femore. Nel giro di qualche mese, grazie alla riabilitazione, potrà riprendere a camminare.
Kraus, impiegato contabile di professione, in passato ha fatto parte del direttivo della Società speleologica italiana. L’esperienza non gli manca di certo: va in grotta fin da quando era ragazzino. «È la mia passione. Quello che è accaduto è un incidente. Grazie alla competenza dei soccorritori è andato tutto bene».
Signor Kraus, come sta?
Sono stato appena operato, tutto sommato non mi sento male. Certo, la rottura di un femore è un problema perché ci vorranno mesi prima di tornare come prima. Ma già domani (oggi, ndr) comincio a fare riabilitazione.
Si ricorda cosa è accaduto esattamente in grotta?
Stavamo facendo un’esplorazione in una grotta nuova, bellissima e grande, scoperta vicino a Sesana da poco. Io, in particolare, stavo cercando di attraversare un varco su una parete in modo da poter proseguire nell’escursione. Per farlo ho fissato una corda su una stalattite, che purtroppo si è rotta all’improvviso, nonostante avessi prima testato due o tre volte la tenuta dell’appiglio. Improvvisamente ha ceduto e io sono precipitato per circa cinque metri. Cadendo, il peso era caricato su un piede solo e quindi mi sono rotto il femore. Eravamo in due in esplorazione. L’altra persona è uscita a chiamare i soccorsi. Io ho atteso.
In quei momenti, da solo, ha avuto paura?
Non ho avuto paura. Sono quarant’anni che vado in grotta e ho vissuto esperienze di soccorso, quindi so benissimo come funziona. È un mondo meraviglioso, fatto di tanti appassionati che si danno una mano a vicenda.
Però ha trascorso ben dodici ore a cento metri di profondità. Questo non la ha mai preoccupata?
Direi di no. Però non riuscivo a muovere l’arto.
Quanto tempo è rimasto da solo sul totale delle dodici ore trascorse per le operazioni di soccorso?
Direi circa quattro ore in tutto: noi siamo entrati in grotta attorno alle dieci, abbiamo esplorato alcuni punti e abbiamo fatto foto. Attorno a mezzo giorno è accaduto l’incidente, mentre alle quattro circa era già presente il soccorso sloveno che mi aveva raggiunto.
Cosa ha fatto in quei momenti?
Niente, ho semplicemente aspettato che arrivassero i soccorritori. In quei casi bisogna soltanto avere pazienza.
Come mai dodici ore?
Le operazioni di soccorso sono andate per le lunghe perché purtroppo in quel punto ci sono vari passaggi stretti. Quindi è stato necessario allargarli e predisporre le tecniche adeguate. I soccorritori hanno fatto un signor lavoro: complimenti veramente. Comunque, come ho detto, sono quarant’anni che vado in grotta e sono riuscito a stare anche 37 ore consecutive dentro.
Ci sono stati momenti in cui ha perso coraggio l’altra notte?
L’unico momento brutto è stato quello di dover aspettare da solo. Non avevo l’evidenza del tempo, che pareva che non passasse mai.
Questa è la prima volta che le capita una disavventura di questo tipo?
Confermo. Non mi era mai successo. In quarant’anni di attività è la prima volta che mi accade. Comunque le squadre di soccorso, sia quelle slovene che italiane, sono molto esperte. Io in passato ho partecipato a operazioni analoghe e anche alla ricerca di persone smarrite . —
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