Lo sdegno della madre di Giulio e la rabbia di Amnesty

Paola Deffendi su Facebook contesta l’urgenza dell’iniziativa. I vertici dell’associazione: «La fame di verità non ha scadenze»
Paola Regeni
Paola Regeni

TRIESTE Un'ora e mezzo. È questo il tempo che passa fra la notizia della richiesta del centrodestra di rimuovere lo striscione dedicato a Giulio Regeni e la reazione su Facebook di Paola Deffendi, madre del ricercatore torturato e ucciso in Egitto. La donna non si esprime direttamente, ma preferisce limitarsi a condividere i messaggi di altri due utenti: il primo è Riccardo Laterza, ex portavoce della Rete della conoscenza, secondo cui «per la destra triestina non è più tempo di “Verità per Giulio Regeni”. Meno male che questa amministrazione si occupa ogni giorno dei veri problemi della città! Fate schifo».

Il secondo è invece un ampio post del blog “Comunità in panchina”, che parla di «motivazioni futili e improbabili paragoni con la vicenda dei marò», ricordando che «Giulio è nato a Trieste, qui ha frequentato il liceo Petrarca, qui capitava tornasse quando non era in giro per il mondo. Quello striscione riguarda Giulio e riguarda tutti noi. E riguarda anche voi, amministratori e governanti. Tutti i giorni. A effetto indeterminato».

Eloquente anche il tweet di Paola Deffendi:

 

 

In assenza di prese di posizione ufficiali, la condivisione di questi messaggi rende chiara la posizione della famiglia Regeni. La signora Deffendi vi accompagna solo un laconico commento: «Mozione urgente», scrive, aggiungendo numerosi punti esclamativi, evidentemente stupita dalla tempestività pretesa dai firmatari della mozione. Una tempestività che non sembrerebbe giustificata da alcun particolare motivo.

 

Il centrodestra "cancella" lo striscione per Regeni
Lo striscione per Giulio Regeni in piazza Unità (Lasorte)

 

La mozione è criticata anche da Amnesty Italia, il cui presidente Antonio Marchesi si dice «dispiaciuto per quello che sarebbe il primo atto ufficiale di un'istituzione in questa direzione. Pensare che i promemoria debbano avere durata breve è un ragionamento sbagliato e Amnesty continuerà a fare tutto il possibile per tenere viva l’attenzione e cercare la verità: ci sono crimini imprescrittibili che spesso sono oggetto di processi solo dopo la caduta del regime che li ha perpetrati. Non si può dare l’idea che stiamo archiviando il caso».

Marchesi allarga lo sguardo al panorama nazionale: «L’iniziativa del Comune di Trieste si inserisce in un contesto di calo di tensione delle autorità italiane: il governo ha sempre detto di voler procedere con misure proporzionate ma più passa il tempo senza verità, più queste misure dovrebbero crescere, mentre noi registriamo una grande voglia di normalizzazione delle relazioni con l'Egitto da parte del governo. Il Comune dovrebbe piuttosto votare una mozione per chiedere quali siano i progressi delle indagini e l'applicazione delle misure solennemente promesse dal governo».

Il senatore Luigi Manconi (Pd), molto attivo sul caso Regeni, si concentra sulle motivazioni contenute nella mozione: «Ritengo imbarazzante la macabra competizione tra drammi che pretende di stilare una cupa classifica tra vicende totalmente diverse, quasi ci fosse una gara tra i due fucilieri e il ventottenne Giulio Regeni. Quando i consiglieri comunali triestini parlano di assuefazione, dico che se l’abuso di memoria è richiedere la verità questo mi sembra più una virtù che un vizio».

«Stupore e rammarico» vengono infine espressi dalla parlamentare europea Isabella De Monte (Pd), secondo cui è «singolare che venga presentata una mozione urgente in Consiglio comunale di Trieste per rimuovere lo striscione a pochi mesi dall'efferata uccisione di un nostro giovane conterraneo. E che tutto accada quando finalmente assistiamo a dei piccoli, ma significativi passi in avanti nelle indagini».

©RIPRODUZIONE RISERVATA

Riproduzione riservata © Il Piccolo