Lo scontro sullo sci: il protocollo bocciato, la polemica tra Stato e Regioni e le posizioni diversificate a Nordest

Lo stop allo sci e alle vacanze sulla neve a Natale provocherebbe «un danno irreversibile». Le regioni vanno all'attacco del premier Giuseppe Conte e rilanciano approvando le linee guida per far partire la stagione bianca: tetto massimo agli skipass giornalieri, presenze su funivie e cabinovie ridotta al 50%, acquisto on line dei biglietti.
Il pressing è compatto e va dai presidenti agli imprenditori fino ai maestri di sci. «Per non compromettere la stagione sciistica e per non creare un danno irreversibile all'economia della montagna dei nostri territori» gli impianti vanno aperti sottolinea il vicepresidente della Conferenza Giovanni Toti che definisce le linee guida un «contributo propositivo» al governo affinché si possano «condividere» i «necessari approfondimenti sul piano della collaborazione istituzionale nell'interesse dei cittadini, del tessuto socioeconomico del Paese e nel rispetto delle necessarie regole di prevenzione».
[DOCUMENTI] Il protocollo proposto dalle Regioni a Gonervo e Cts
L'esecutivo «riveda le scelte» aggiungono gli assessori con delega agli impianti di Valle d'Aosta, Piemonte, Lombardia, Provincia di Trento, Provincia di Bolzano, Veneto e Friuli Venezia Giulia ribadendo come ogni iniziativa sarà caratterizzata da «una massima attenzione alla sicurezza» e sottolineando come «molte realtà imprenditoriali legate alla stagione bianca, tra cui scuole sci, noleggi, aziende di trasporto, hotel e ospitalità in genere, aspettano risposte per programmare la stagione invernale».
Proprio i maestri di sci parlano di un «danno irreparabile»: in Italia, dice il presidente dei maestri della Val d'Aosta Giuseppe Cuc, ci sono «15mila maestri di sci alpino, fondo e snowboard e 380 scuole: molte famiglie vivono solo ed esclusivamente con il reddito percepito nei cinque/sei mesi invernali». I governatori chiedono un «punto di equilibrio» che consenta, come dice quello del Piemonte Alberto Cirio, di poter sciare magari chiudendo bar e ristoranti, soluzione che farebbe comunque arrivare nelle valli migliaia di turisti.
Anche il presidente della Valle d'Aosta Erik Lavevaz parla della necessità di «arrivare ad una sintesi» mentre quello altoatesino Armo Kompatscher chiede «soluzioni intermedie»: si apra ai residenti e solo dopo per i turisti. Per il momento però il governo resta fermo sul no. Con ancora 600 morti al giorno, liquida la questione il ministro per gli Affari Regionali Francesco Boccia «non ci sono le condizioni», dunque solo parlarne è «fuori luogo». Gli fa eco Roberto Speranza: le misure restrittive sono e restano indispensabili«. È ovvio però - e il governo ne è consapevole - che se salta il Natale sulla neve - sarà necessario mettere le mani al portafoglio per trovare i fondi e ristorare l'intero settore.
Dolomiti Superski: riaprire in sicurezza

Dolomiti Superski, destinazione sciistica numero uno in Italia, con 12 comprensori affiliati e 450 impianti di risalita all’attivo, saluta con soddisfazione questo importante passo in avanti, che si interseca perfettamente con quanto preparato nel frattempo dalle società funiviarie affiliate a Dolomiti Superski in termini di proprie misure di sicurezza aggiuntive per l’utilizzo degli impianti di risalita e delle piste da sci.
“Premesso che la salute viene innanzitutto, Dolomiti Superski auspica che il protocollo di sicurezza approvato dalla Conferenza delle Regioni e delle Province Autonome, frutto di un lavoro attento e preciso da parte degli esperti nel settore, possa essere recepito dal CTS. Auspichiamo altresì che il Governo italiano tenga conto dell’importanza del settore neve, non solo dal punto di vista economico con i numeri che genera in termini di fatturato, investimenti, stipendi, e gettito fiscale, ma anche per la sua valenza sociale.
"Sono infatti migliaia le famiglie che dipendono dal turismo invernale, sia direttamente nel comparto degli impianti di risalita, ma anche in tutta la filiera, che comprende il settore ricettivo, la ristorazione, scuole e noleggi sci, il commercio e i trasporti.
"È grazie allo sci che la montagna italiana è ancora popolata e dare la possibilità alla montagna italiana di iniziare la stagione invernale in tempi ragionevoli significa vita per molte persone, ancor prima della mera voglia di divertimento degli appassionati di sci” questo il primo commento di Andy Varallo, presidente di Dolomiti Superski in seguito alla riunione odierna a livello regionale. A loro volta gli Assessori regionali e provinciali al turismo, sport e trasporti delle Regioni e Province Autonome alpine, in un comunicato congiunto molto apprezzato da Dolomiti Superski, chiedono all’unisono che il Governo tenga conto del protocollo di sicurezza e ripensi l’intento originario di voler impedire lo svolgimento delle vacanze di Natale di qualsiasi fattispecie.
Ricordiamo che Dolomiti Superski ha elaborato una serie di proprie misure aggiuntive a quelle che sono le regole di base anti Covid-19, potenziando notevolmente il proprio shop online, dove da quest’anno sarà possibile acquistare quasi tutte le tipologie di skipass, così da non dover passare per gli uffici skipass o alle casse degli impianti stessi.
“Abbiamo analizzato tutti i momenti potenzialmente critici, elaborando misure adatte al contenimento della pandemia. Gli operatori si sono impegnati al massimo investendo non poche risorse aggiuntive per poter garantire agli utenti un livello massimo di sicurezza” spiega Marco Pappalardo, Direttore marketing di Dolomiti Superski, in prima fila nel coordinare i preparativi in vista della stagione invernale 2020-21. Nel contesto sono stati installati oltre 50 Ticket Box in tutte le località, dove è possibile ritirare gli skipass acquistati online, facendo semplicemente leggere il codice a barre sul voucher all’apparecchiatura.
La stampa è immediata e disponibile 24/7. In questo ambito è fruibile gratuitamente anche il servizio “Hotel Skipass Service”, dove il datore di alloggio aderente all’iniziativa, ritira gli skipass acquistati online e li fa trovare in camera ai propri ospiti. Inoltre, la nuova Skiers Map fornisce agli utenti l’informazione in tempo reale sulla frequenza agli impianti di risalita, aiutando a scegliere il momento ottimale per il loro utilizzo e il Calendario Vacanze elenca in forma tabellare l’affluenza alle località di vacanza, sulla base delle esperienze degli scorsi 5 anni. L’ospite può così scegliere il periodo di vacanza, evitando i periodi di maggiore intensità. Va da sé che saranno implementate anche tutte le misure previste dal protocollo di sicurezza.
Sestriere spa: neglio lavorare che prendere ristori
«In questo momento non possiamo far altro che aspettare, se poi ci danno in tempo utile la possibilità di fare qualcosa, anche ridotto, saremo ben lieti di farla, anche per rispetto al territorio sul quale operiamo e viviamo, se non ci diranno niente siamo pronti a star chiusi. Certo i soldi preferiamo guadagnarli lavorando, anche meno, anche perdendo qualcosa, piuttosto che andare a caccia di ristori».
È a tinte fosche il quadro che Giovanni Brasso, presidente della Sestriere Spa, fa dell'imminente stagione sciistica alla luce dell'emergenza Covid-19 «Ovviamente ci adegueremo a quello che decideranno le autorità competenti - aggiunge ai microfoni di Radio Veronica One -. Io in questo momento penso che gli impianti di risalita staranno chiusi, se poi il Governo, le Regioni, cambieranno opinione cercheremo di adeguarci, se avremo ancora i tempi tecnici per poterlo fare».
Brasso evidenzia che «i tempi di reazione di un'azienda come la nostra non sono quelli di un'azienda piccolina. Oggi prendiamo atto di quello che ha detto il Premier, cerchiamo di tenerci pronti, magari anche a livello di aperture limitate, in caso cambiassero idea. Se la cambiano verso il 7 dicembre qualcosa si può fare se il 19-20 o dopo Natale non possiamo più far niente».
Anef e Federturismo: Natale a piste chiuse sarebbe un colpo di grazia
Le associazioni di categoria Federturismo e Anef - Associazione Nazionale Esercenti Impianti a Fune esprimono la loro forte preoccupazione «per la linea rigorista adottata in queste ore dal Governo» che, proprio alla vigilia dell’inaugurazione della stagione invernale e nonostante i rigidi protocolli di sicurezza adottati da tutti gli operatori, impone la chiusura degli impianti sciistici. . dichiarano la Presidente di Federturismo Confindustria Marina Lalli e la Presidente di Anef Associazione Nazionale Esercenti Impianti a Fune, Valeria Ghezzi che - «Il fatturato del turismo invernale sfiora i dieci miliardi di euro - dichiara la presidente di Federturismo Confindustria Marina Lalli - di cui un terzo delle entrate si realizza proprio nel periodo compreso tra l’Immacolata e l’Epifania. La filiera che vive dell’industria della neve è lunghissima e comprende hotel, ristoranti, trasporti, scuole di sci che con la chiusura delle piste proprio nel momento di loro massima attività rischiano di vedere bruciati fino a tre miliardi di euro.
"Comprendiamo la necessità di voler evitare di ripetere gli errori commessi l’estate scorsa, ma con il fermo degli impianti di risalita, purtroppo anche prevedendo un’apertura delle piste a metà gennaio, ormai l’intera stagione sarà inevitabilmente compromessa». Preoccupata anche la presidente di Anef, Valeria Ghezzi, che aggiunge: «Gli operatori del settore riconoscono, naturalmente, la gravità dell’emergenza in atto e l’attenzione primaria che deve essere rivolta alla salute degli italiani, ma quello che chiediamo è di essere ascoltati come categoria e di essere trattati come gli altri settori e cioè in base all’andamento del contagio».
Confturismo, Michielli: basta con le regole diverse
Sullo sci vietato in Italia e consentito in altri Paesi dell’Ue il presidente di Confturismo Veneto, Marco Michielli, dà la sveglia all’Europa. “Questa faccenda delle politiche locali fatte sulle pandemie è del tutto stucchevole - afferma Michielli – Se il problema è mondiale, com’è, la risposta, almeno quella europea, dev’essere unanime. Siamo stufi di vivere in territori dove a 50 chilometri di distanza vigono due o più regole diverse. Siamo pronti a inchinarci alla volontà dell’Europa, non a fornire assist alla nostra principale concorrenza mentre il turismo, compreso quello delle nostre Dolomiti, boccheggia. Sveglia Europa!”
Zaia: regole uguali in tutta Europa
«Se le piste devono rimanere chiuse ciò valga per tutta l’Europa. Non si può vietare lo sci in Alto Adige e consentirlo in Carinzia. Sarebbe una presa in giro inaccettabile». Lo afferma in un’intervista al Corriere della Sera il governatore del Veneto Luca Zaia, che però avvisa anche: «I nostri tecnici hanno stilato un documento con le prescrizioni che se adottate e seguite con scrupolo possono consentire l’avvio regolare della stagione sciistica. Adesso sottoporremo le nostre linee guida alla valutazione del Comitato tecnico scientifico.
Spero che ci sia un confronto serrato, di merito, e non pregiudiziale». Zaia è però anche dell’avviso che «prendere una decisione oggi sia prematuro. Stiamo assistendo a un rallentamento della curva dei contagi ed è una buona cosa. Ma bisogna valutare la situazione giorno per giorno». E detta tre condizioni se il governo dovesse optare per lo stop allo sci: «Va fatta una comunicazione chiara, seria, non catastrofista. Perchè bloccare lo sci non significa chiudere tutto. Non poter sciare a Cortina, per esempio, non vuol dire non poter visitare Venezia. Stiamo attenti ai messaggi sbagliati», ad esempio.
La seconda riguarda l’unanimità della chiusura uguale in tutta Europa mentre la terza si preoccupa dei ristori, «il nodo più rilevante». Per quest’aspetto, sottolinea Zaia, «al momento sono previsti solo per chi opera nelle zone rosse. Il provvedimento sulle stazioni sciistiche verrebbe adottato anche per le zone gialle (come il Veneto) dove non sono contemplati i ristori. Oltre al danno, la beffa», aggiunge.
Caner: rischio default per tutta l'economia montana
«Capisco e condivido la necessità di assicurare in primis la salute pubblica, trovo invece incomprensibile l'atteggiamento di chi liquida sbrigativamente la richiesta di riapertura degli impianti e delle piste da
sci come un'insensata e imprudente voglia di svago, un capriccio di qualche sconsiderato. Non è così: impedire 'a prescinderè che la stagione sciistica invernale possa svolgersi, significa non tanto fare un dispetto agli appassionati, ma intonare il 'de profundis' per una filiera che di fatto sta tenendo in vita l'economia montana».
Lo afferma in una nota l'assessore al turismo del Veneto, Federico Caner, rilanciando l'appello al Governo di rivedere la scelta di tener chiusi anche nei prossimi mesi gli impianti di risalita. Una richiesta in questo senso è stata avanzata da tutti gli assessori delle regioni alpine, dopo l'approvazione in sede di Conferenza delle Regioni e delle Province autonome delle linee guida per poter aprire in sicurezza le stazioni e i comprensori sciistici a Natale.
«Chi non capisce l'enorme rischio - prosegue Caner - che la montagna corre se non sarà trovata una soluzione affinché, pur con tutte le precauzioni e limitazioni necessarie sul piano comportamentale e sanitario, la stagione invernale abbia inizio, deve assumersi la responsabilità di un possibile default non di un comparto, ma di un'intera realtà socio-economica che nel Veneto ha già patito le conseguenze di tante calamità. Anche alla luce delle linee guida approvate, chiediamo al Governo di individuare una data per l'avvio della stagione invernale, in modo che le tante aziende di questo vasto settore turistico e sportivo possano farsi trovare pronte e soprattutto abbiano la certezza che la loro attività, pur con tutti i limiti, le cautele, le attenzioni e la vigilanza per evitare il propagarsi del virus, può continuare a operare».
Fedriga: bisogna tutelare il settore dal fallimento
“In Conferenza delle Regioni abbiamo approvato le linee guida, stilate dai tecnici e dagli assessorati al Turismo dell’arco alpino, per la stagione invernale. Adesso attendiamo di capire come evolverà la pandemia e poi prenderemo una decisione definitiva. Mi sembra presto, al momento, ma quello che è chiaro è che abbiamo il dovere di tutelare a ogni costo un settore che, senza aiuti concreti, è destinato al fallimento. Parlo, cioè, di ristori veri, non da poche migliaia di euro, per attività che rischiano di non guadagnare nulla almeno fino alla prossima estate.
"Le chiusure, tra l’altro, non possono eventualmente essere applicate soltanto all’Italia, ma devono valere a livello europeo perché non è possibile, ad esempio, che a Tarvisio non si possa sciare, ma in Carinzia sia tutto aperto. Così facendo, infatti, non soltanto creeremmo un meccanismo di concorrenza sleale che penalizzerebbe esclusivamente i nostri imprenditori, ma correremmo anche il rischio di riportare in Italia persone che, magari, hanno contratto il virus all’estero. Quanto agli investimenti, come sul polo di Sappada, invece, questi andranno avanti come previsto senza alcun rallentamento”. (mp)
Kompatscher: prematuro parlare di date, serve una prospettiva
«È sicuramente prematuro parlare di possibili date per la riapertura degli impianti da sci, per quello occorre attendere l'andamento epidemiologico, ma è opportuno definire già ora i criteri con cui si arriverà alla riapertura in modo che sia tutto pronto». Lo ha detto il governatore altoatesino Arno Kompatscher. A seguito delle indiscrezioni uscite sugli organi di stampa nazionali, che allontanano sine die la prospettiva di una stagione invernale, «le Regioni hanno chiesto al governo un incontro - chiarisce il presidente
Kompatscher - per ribadire la necessità del loro coinvolgimento nei prossimi passi. È poi molto importante che si diano prospettive agli operatori del settore, i quali, in caso di mancata riapertura, avrebbero danni incalcolabili».
«Sono state previste - afferma l'assessore Daniel Alfreider - molte misure di sicurezza come la riduzione della capienza degli impianti e l'introduzione di servizi digitali. Gli impianti a fune dovrebbero essere trattati come il trasporto pubblico locale con l'obiettivo di garantire spostamenti sicuri». Naturalmente, aggiunge l'assessore «la sicurezza viene prima di tutto. Non appena tutto sarà regolamentato e ci saranno le condizioni per riaprire, si dovrà farlo perché questo è un settore centrale per l'economia al quale sono collegati molti posti di lavoro. Le linee guida sono state redatte dai rappresentanti di Alto Adige, Trentino, Valle d'Aosta, Piemonte, Lombardia, Veneto e Friuli Venezia Giulia».
Toti: assurdo chiudere se altri Paesi tengono aperto
«Sulla questione della chiusura degli impianti sciistici bisogna essere molto prudenti: è vero che l’elenco dei morti è tragicamente lungo, è vero che il Paese è ancora in difficoltà, ma è anche un tema di competitività. In Svizzera si sta già sciando. E se la Francia aprirà sarà un problema». Lo ha detto il presidente della Regione Liguria, Giovanni Toti, intervenendo a Radio Anch’io.
«Bisogna tenere conto anche della coda davanti alla Caritas e alla comunità di Sant’Egidio. Bisogna stare attenti e prudenti, ma mi auguro che l’Italia non faccia scelte autolesionistiche - ha aggiunto Toti - Se c’è gente che balla nelle baite nei paesi confinanti, è assurdo chiudere tutto il nostro arco alpino, una cosa che vale come 2 mld di euro».
Cortina si ribella: impensabili le piste chiuse a Natale
«In questo confronto tra regioni e Governo io mi auguro che le regioni si facciano sentire e che ci mettano nelle condizioni per Natale, di poter aprire e lavorare. Le persone si possono spostare, venire in montagna, e sarebbe un non senso non farle sciare e non mandarle sulle piste. Inoltre, in questo caso, avremmo una concentrazione di persone nelle vie e nel paese. Lo sci è uno sport individuale, dove c’è il distanziamento». Così Gianpietro Ghedina, sindaco di Cortina D’Ampezzo (Belluno) ha commentato questa mattina in diretta su RTL 102.5 l’appello lanciato da alcuni sportivi e governatori per chiedere al governo la riapertura delle piste da sci.
«Credo che ci sia un pò di isterismo e di non conoscenza di quello che succede in montagna: il problema delle code è facilmente superabile con la prenotazione online e gli impianti hanno dei protocolli di distanziamento, ci sono tutte le caratteristiche per garantire una vacanza e uno sport in sicurezza - ha poi aggiunto - il mondo dello sci è legato agli alberghi, alla ristorazione e ai negozi, la montagna vive con lo
sci: questo sarebbe un colpo molto duro e difficilmente recuperabile, anche perchè il Natale incide per il 30% sulla stagione invernale. Per noi è impensabile di non poterlo fare, ovviamente ridimensionato, poichè le motivazioni ci sono. Cortina è una terra dove la gente viene anche per non sciare, ma gli sciatori fanno economia».
Coldiretti: niente vacanze invernali per 3,8 milioni di italiani
I limiti alle vacanze sulla neve colpiscono 3,8 milioni di italiani che lo scorso anno sono andati in montagna per le feste di fine anno. È quanto emerge da una analisi Coldiretti/Ixè dopo le dichiarazioni del premier Giuseppe Conte che per contenere la diffusione della pandemia Covid ha escluso «tutte le occasioni di socialità tipiche del periodo natalizio» a cominciare dalle «vacanze indiscriminate sulla neve».
Una decisione che, se confermata, avrebbe effetti non solo sulle piste da sci ma sull’intero indotto delle vacanze in montagna, dall’attività dei rifugi alle malghe fino agli agriturismi già duramente colpiti dal lockdown di primavera e dall’assenza dei turisti stranieri secondo Campagna Amica. Proprio dal lavoro di fine anno dipende buona parte della sopravvivenza delle strutture agricole che con le attività di allevamento e coltivazione - sottolinea la Coldiretti - svolgono un ruolo fondamentale per il presidio del territorio contro il dissesto idrogeologico, l’abbandono e lo spopolamento. La montagna è la destinazione privilegiata degli oltre 10 milioni di turisti di Natale e Capodanno che lo scorso anno hanno trascorso in media sei giorni fuori casa per una spesa complessiva di 4,1 miliardi di euro.
Vienna contro Roma: da noi il turismo invernale non si ferma
A Vienna non piace l'idea di un Natale senza vacanze sulla neve, proposto da Roma. E in caso lo stop allo
sci dovesse essere imposto da Bruxelles, il ministro austriaco alle Finanze Gernot Bluemel e la ministra per il Turismo Elisabeth Koestinger chiedono un ristoro dell'Ue.
«Non posso condividere l'iniziativa italiana. In Austria ci sarà di certo un turismo invernale», ha detto Koestinger citato dall'Apa. «I nostri operatori turistici si baseranno su un ampio protocollo di sicurezza, l'apres ski per esempio non sarà consentito».
La responsabilità dei contagi, secondo la ministra del Turismo, non è da attribuire esclusivamente al turismo e agli esercizi pubblici. E se Bruxelles dovesse imporre un divieto dello sci, allora andrebbe garantito un risarcimento per un settore che dà lavoro a 700.000 persone, ha detto Koestinger. Il ministro delle Finanze Bluemel ipotizza che uno stop peserebbe per circa 2 miliardi di euro ed ha perciò proposto fondi diretti che lo Stato potrebbe redistribuire alle aziende interessate oppure una riduzione del contributo che l'Austria versa all'Ue.
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