Lo scontro “politico” tra Curie e vescovi blocca la Scuola di dottrina sociale

L’iniziativa sostenuta dal presule triestino Crepaldi bloccata  dal “collega” friulano Mazzocato. E Zanin tenta di mediare
Udine 27 Agosto 2018 palazzo belgrado provincia Agenzia Petrussi foto Massimo Turco
Udine 27 Agosto 2018 palazzo belgrado provincia Agenzia Petrussi foto Massimo Turco

TRIESTE Il passaparola assicura che si è in pieno scontro tra Diocesi. Piero Mauro Zanin, presidente del Consiglio regionale, si limita al «difetto di comunicazione». Ma pare un’interpretazione soft delle parole di Stefano Fontana, direttore dell’Osservatorio cardinale Van Thuân, di cui monsignor Giampaolo Crepaldi, vescovo di Trieste, è fondatore e presidente.

Fontana rende nota online la sopravvenuta sospensione della Scuola regionale di dottrina sociale della Chiesa (8 lezioni, 40 iscritti), organizzata dall’Osservatorio insieme a sei associazioni del territorio e che avrebbe dovuto partire ieri pomeriggio a Udine, a palazzo Belgrado, ex sede della Provincia. La responsabilità dello stop? A sentire l’Osservatorio è del vescovo di Udine, Andrea Bruno Mazzocato: «Per la sua opposizione siamo costretti a rimandare l’iniziativa al prossimo autunno, in un luogo diverso e secondo un calendario che verrà comunicato a suo tempo». C’è chi non ha dubbi: sullo sfondo c'è la politica. Da un lato le posizioni di Crepaldi, ritenute vicine al centrodestra. Dall’altro quelle di Mazzocato, i cui consiglieri avrebbero voluto stoppare la presenza a Udine della linea dottrinaria triestina.

Dai diretti interessati non arrivano commenti. La diocesi friulana, contattata più volte, informa che il vescovo «è fuori sede» e non rilascia dichiarazioni, mentre don Ettore Malnati, braccio destro di Crepaldi, minimizza: «Si è trattato solo di uno spostamento perché a Udine intendono coinvolgere più realtà. Polemiche? Ho visto Mazzocato giovedì e non mi ha detto niente». Di certo stupisce sia che salti un evento presentato pochi giorni fa a Udine nel palazzo della Regione, sia la fermezza del comunicato dell’Osservatorio. «Era stata fatta un’ampia promozione - si legge nel sito -, erano state raccolte le iscrizioni e preparati gli strumenti tecnici e organizzativi. La Regione aveva dato il patrocinio e alla prima lezione il presidente Zanin avrebbe portato il saluto. Prendiamo questa decisione - prosegue il comunicato -, nonostante il nostro Osservatorio sia una associazione di diritto civile non canonicamente né pastoralmente dipendente da alcuna diocesi, nonostante la nostra legittima autonomia di fedeli laici battezzati ci autorizzi e ci stimoli ad agire sotto la nostra responsabilità per “ordinare a Dio le cose temporali”, nonostante non condividiamo le motivazioni trasmesseci dal vescovo di Udine per indurci a sospendere la nostra iniziativa. Lo facciamo per evitare contrapposizioni, in spirito di umiltà e servizio alla Chiesa».

Un caso esplosivo nel mondo cattolico. Se ne occupa il Secolo d’Italia, quotidiano online della destra con un post dal titolo: «Chi ha paura della dottrina sociale della Chiesa?». Nel sito Corrispondenza romana compare un altro duro intervento: «Il carattere civile, e non canonico, dell’Osservatorio, nasce dall’esigenza di mantenere una propria autonomia e libertà di fronte alle autorità ecclesiastiche. E l’intervento del vescovo di Udine è una chiara violazione di questa autonomia». Tuttavia, «quando ci si arrende senza resistere alle prevaricazioni dell’autorità ecclesiastica non ci si può lamentare. Se l’ordine di sospensione dell’iniziativa fosse venuto direttamente da monsignor Crepaldi, ci troveremmo di fronte a una situazione paradossale: di fronte a un abuso clericale, un atto di clericalismo impone la resa».

Il vaticanista Aldo Maria Valli ospita invece nel suo portale una segnalazione che precisa essere giunta dal capoluogo friulano e in cui si afferma: «A Udine si è mostrato in tutta la sua arroganza, il peggior clericalismo delle attuali gerarchie». Sul tema c’è pure un approfondimento a firma Andrea Mondinelli, che scrive tra l’altro: «Non conosco esattamente le motivazioni del vescovo di Udine, ma le posso perfettamente immaginare. Si dà il caso che io stia partecipando alla Scuola di dottrina sociale della Chiesa organizzata a Maguzzano, in provincia di Brescia, e che sia veramente cattolica, pur con le difficoltà intrinseche di doversi confrontare con evidenti variazioni tra pre e post concilio. Variazioni che, però, non sono nascoste ma evidenziate affinché siano superate. Mettere la testa sotto la sabbia appartiene agli struzzi, non ai cattolici degni di questo nome».

Salvatore Porro, capogruppo di Fratelli d’Italia a Trieste, presidente di una delle associazioni coinvolte, il Movimento cattolico per Famiglia e Vita, non ha invece voglia di parlare: «No comment». Così come hanno il telefono staccato Fontana e don Samuele Ceccotti, rappresentante dell’Osservatorio, che l’altro giorno aveva illustrato il programma davanti a Zanin, ringraziato nella comunicazione sul sito. Il presidente del Consiglio promette che farà da mediatore: «Ho stima per entrambi i vescovi e li incontrerò perché venga superato il difetto di comunicazione». —


 

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