Lo scienziato Mantovani: «Nel sistema immunitario la chiave per la lotta al Covid»
TRIESTE Immunologo di fama internazionale, direttore scientifico dell’Istituto Clinico Humanitas di Milano e Professore Emerito di Humanitas University, il professor Alberto Mantovani sarà domenica 26 settembre alle 15 in Molo IV per un incontro dal titolo “Immunità e infiammazione: una sfida dal cancro al Covid-19”.
Professore, da cosa è costituita questa sfida?
«Dal nostro sistema immunitario, un’orchestra straordinaria di cui però non conosciamo ancora tutti gli strumenti, ne abbiamo scoperti solo alcuni. Si è affermato un cambiamento di paradigma per cui i meccanismi dell’infiammazione – che è la manifestazione della risposta immunitaria – sono fondamentali per la cura non solo delle malattie autoimmuni, ma anche di altre molto diverse: da quelle cardiovascolari al cancro, che è stato al centro di tutta la mia attività scientifica, fino al Covid e al cosiddetto Long-Covid. Con un termine un po’ filosofico, direi che l’infiammazione costituisce una metanarrazione della medicina contemporanea».
Che cosa significa?
«Che molti disturbi – come quelli cardiovascolari o del sistema nervoso centrale – hanno una componente infiammatoria, e più in generale che l’infiammazione è uno dei meccanismi fondamentali che determinano, ad esempio, il nostro invecchiare con maggiore o minore successo, secondo il paradigma definito “inflamaging”. Ecco perché dobbiamo fare tutto il possibile per tenere in forma il nostro sistema immunitario».
Quali sono i suoi consigli per riuscirci?
«Innanzitutto, come è ovvio, vaccinarsi: i vaccini sono il miglior allenamento per il nostro sistema immunitario. Poi c’è lo stile di vita: io riassumo quello che sappiamo nella formuletta 0-5-30».
Ovvero?
«Zero fumo, perché il fumo attiva una risposta infiammatoria fuori controllo; cinque prese al giorno di frutta e verdura fresca, perché i dati ci dicono che alcune delle sostanze che contengono allenano le cellule del sistema immunitario al livello delle barriere del tratto gastro-intestinale e dell’albero respiratorio; 30 minuti al giorno di esercizio fisico moderato. E poi una bilancia: essere sovrappeso costituisce un problema per molte malattie. Nel tessuto grasso, infatti, ci sono tantissime cellule immunitarie che causano una risposta infiammatoria e quindi aumentano il rischio di ammalarsi, anche di Covid».
Proprio riguardo al coronavirus, come vede i prossimi mesi?
«Credo che il Paese si stia preparando bene all’autunno-inverno e ho fiducia che raggiungeremo l’80% di copertura vaccinale. Non faccio previsioni, ma penso che stiamo allacciando la cintura di sicurezza, che vuol dire vaccinazioni e Green pass. Detto questo, non dobbiamo smettere di seguire le regole che ci vengono date: non è che se ci si mette la cintura poi si può passare con il rosso».
Che dati abbiamo sulla durata dell’immunizzazione? Chi dovrà sottoporsi alla terza dose?
«Non sappiamo quanto dura l’immunità, perché non conosciamo ancora abbastanza bene il sistema immunitario per predirlo con certezza. Sappiamo però che i vaccini danno una protezione che dura più di 6 mesi, e continuano a dare una buona protezione contro l’ospedalizzazione e gli effetti più gravi, anche contro la varante Delta. Sulla terza dose abbiamo pochi dati, ma ci sono soggetti fragili, come i malati onco-ematologici, che rispondono poco ai vaccini: su di loro, il rischio di non farla non è giustificabile. Nei prossimi mesi, quando avremo più dati su come loro rispondono, capiremo se avrà senso vaccinare l’intera popolazione con una terza dose, e se ci sarà un vaccino diretto più efficace contro le varianti».
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