Lo scheletro della Valletta, mistero sempre più fitto

Tutto porta alla triestina scomparsa da Monfalcone due anni fa. Incarico al medico legale La Procura non esclude un atto violento. Ossa in un’area difficile da raggiungere
Bumbaca Gorizia 30.01.2018 Ossa umane Valletta del Corno © Fotografia di Pierluigi Bumbaca
Bumbaca Gorizia 30.01.2018 Ossa umane Valletta del Corno © Fotografia di Pierluigi Bumbaca

Gorizia, spunta lo scheletro di una donna

GORIZIA. Tutto porta a Maria Maar. Ma gli inquirenti vogliono prove oggettive e inequivocabili prima di confermare ufficialmente che i resti umani ritrovati martedì scorso dagli operai del Comune di Gorizia tra la vegetazione della Valletta del Corno siano quelli della sessantaquattrenne triestina scomparsa nel nulla due anni fa dalla residenza di Monfalcone.

Maria Maar
Maria Maar


La presenza, vicino alle ossa, della patente di guida sgualcita, scolorita eppure ancora leggibile, e dei brandelli di un vestito femminile non sono ritenuti sufficienti per togliere i dubbi. Ci vogliono gli esami strumentali. «Attendiamo gli ultimi riscontri per essere certi che si tratti di questa persona - dice il procuratore capo della Procura della Repubblica di Gorizia, Massimo Lia - e poi dobbiamo verificare le cause del decesso, anche se al momento non ci sono indicazioni particolari».

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In via Brass sono intervenuti gli uomini delle volanti, della squadra mobile e della polizia scientifica


Elementi evidenti di violenza da parte di terzi, a ieri mattina, non ce ne erano, ma come ha sottolineato lo stesso procuratore capo Lia, «la cosa va valutata in modo approfondito». Il fatto che la morte sia da addebitare a terzi o meno sarà un bivio fondamentale per il team investigativo coordinato dal pubblico ministero Ilaria Iozzi. A occuparsi degli esami sulle ossa rinvenute alla Valletta del Corno sarà il medico legale Ugo Da Broi.

Di certo c’è comunque che il macabro ritrovamento è avvenuto in un luogo “strano”. Anche se molto centrale rispetto a Gorizia e distante soltanto poche decine di metri da una strada ad alto scorrimento quale è via Italico Brass, è in realtà poco frequentato, ma soprattutto è difficile da raggiungere. Sicuramente non è un posto adatto a una passeggiata. Il punto della scarpata dove l’altro giorno gli operai del settore Verde pubblico hanno scoperto le ossa è sicuramente accessibile, però richiede un notevole sforzo: per arrivarci o si scavalca una rete oppure - come hanno potuto verificare in prima persona gli investigatori - si deve seguire un intricato saliscendi. Non ci si arriva, di certo, per caso.

Come è, dunque, arrivata la donna fino a lì? E per quale motivo è andata lì? Ci si è recata di sua volontà o ce l’hanno portata? Era ancora viva oppure il corpo è stato trascinato, se non addirittura gettato nella scarpata?

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Il condominio di via verdi, 9 dove abitava la donna scomparsa


Prima di poter dare risposte ai tanti interrogativi sollevati dal ritrovamento, si dovrà attendere il parere tecnico-scientifico del medico-legale. «Sono tutti pezzi di un puzzle che metteremo insieme quando avremo nuove evidenze», assicura il procuratore capo Lia. Di certo le condizioni dei resti non lasciano dubbi sulla lunga permanenza nel bosco. Sono compatibili con i due anni.

Maria Maar, detta Marisa, era nata a San Dorligo della Valle, ma viveva a Monfalcone in un appartamento sito al quinto piano di un condominio di viale Verdi. Operatrice socio sanitaria in pensione, svolgeva attività di volontariato al San Polo. Le ultime sue notizie risalgono al 20 novembre del 2015, la data della morte del fratello. Dopo la denuncia della figlia, che, preoccupata, aveva provato a entrare, senza successo, nell’abitazione della madre con un mazzo di chiavi in suo possesso, i vigili del fuoco, trovando chiuso dall’interno, erano entrati da una porta finestra rimasta aperta. L’appartamento è risultato in ordine, ma a mancare, oltre alla borsetta ai documenti e al cellulare, era solo una foto dell’amato nipote. Metodica e regolare nel suo modo di vivere, perché prima di uscire Maria Maar l’aveva sfilata dalla cornice? E come ha lasciato l’appartamento al quinto piano?

La donna aveva la patente, ma non aveva la macchina. Nel periodo precedente alla sua scomparsa, un’amica l’aveva vista triste. Ipotizzando che non abbia retto al dolore per la perdita del fratello, perché, per farla finita, avrebbe dovuto scegliere la Valletta del Corno? Come conosceva la zona? E come è arrivata fino a Gorizia senza lasciare traccia del suo passaggio? È forse andata prima oltreconfine?

Ma rimane anche un’altra ipotesi da vagliare: se quelle ossa non fossero quelle di Maria Maar: di chi potrebbero essere?

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