LO SCANDALOOrchestrali del Verdi assenti a Trieste Ma suonavano sulle navi a Venezia

Scandalo al Teatro Verdi di Trieste. Dodici orchestrali e un tenore sono stati raggiunti da lettere di contestazione disciplinare. Chi aveva un giorno di riposo, chi aveva donato il sangue, chi era in sciopero, chi in malattia. Assenti a Trieste invece suonavano a Venezia. Cinque violini, due violoncelli, tre viole, due contrabbassi e perfino il violino di spalla, tutti sulla Ruby Princess per i concerti di benvenuto a bordo. Scoperti perché il sindaco Dipiazza li ha fatti pedinare
L'orchestra e il coro del Verdi
L'orchestra e il coro del Verdi
TRIESTE.
Ai crocieristi della lussuosa Ruby Princess, nave varata nel febbraio del 2008 alla Fincantieri di Monfalcone e capace di trasportare oltre 4.600 persone, devono aver voluto offrire un servizio di qualità anche sul fronte musicale. Ai concerti di "benvenuto a bordo" che la scorsa estate precedevano le partenze da Venezia, hanno preso parte - chi per una sola data, chi per un paio, chi per cinque volte - dodici componenti dell’orchestra del teatro Verdi (che di elementi ne conta oltre 90) , oltre a un tenore del coro (quasi 70 gli elementi in tutto) della stessa Fondazione lirica.


Cinque violini, due violoncelli, tre viole e due contrabbassi. Strumentisti di fila, ma anche "primi" (i leader dei rispettivi gruppi, cioè), com'è qui nel caso del contrabbasso e del primo violino di spalla, quello cioè che precedendo l'inizio di un'esecuzione si alza per chiedere all’orchestra di accordarsi sul "la".


Tutti a Venezia per suonare sulla Ruby Princess dunque, in un periodo compreso tra il 27 maggio e l'8 ottobre scorsi. Con una particolarità: gli strumentisti in questione si erano allontanati da Trieste mentre risultavano "in produzione a disposizione" per eventuali sostituzioni dell'ultimo minuto di colleghi dell’orchestra impegnata in operette o concerti al Verdi; oppure - come nel caso dell'Otello del 27 maggio - avevano aderito allo sciopero che comportò la sospensione della prima recita; o ancora, avevano chiesto mezza giornata di ferie "per motivi familiari"; oppure risultavano esentati dall'obbligo di suonare a teatro perché la mattina stessa si erano recati a donare il sangue, azione che - certificata da un documento prontamente esibito - dava loro diritto a una giornata di riposo...


Sono queste solo alcune delle situazioni riportate nelle tredici lettere di "contestazione disciplinare" che il sindaco Roberto Dipiazza, in veste di presidente della Fondazione lirica, ha firmato e inviato ad altrettanti componenti di Coro e orchestra del Verdi. "Li abbiamo scoperti facendoli pedinare da un'agenzia investigativa", spiega il sindaco.


Le missive sono state indirizzate ad Angelo Colagrossi (primo contrabbasso dell’orchestra) , Fabrizio Ficiur (violino), Stefano Furini (primo violino di spalla), Iztok Kodric (violoncello), Mario Leotta (viola), Massimo Marsi (tenore del coro), Paolo Monetti (contrabbasso), Claudio Pizzamei (viola), Davide Prelaz (viola), Andrea Schibuola (concertino dei primi violini), Franca Sciarretta (violino), Stefano Sommati (violino) e Tullio Zorzet (violoncello). Situazioni, date e peso degli addebiti variano, ma in tutti i casi la Fondazione contesta agli artisti di avere contravvenuto ai propri obblighi, non avendo "presentato alcuna richiesta individuale e tanto meno ricevuto preventiva autorizzazione alcuna, né verbale, né scritta" sull'attività professionale esterna, in base alla legge che regola il rapporto di lavoro negli enti lirici e all’accordo siglato nel 1993 tra datori di lavoro e sindacati del comparto.


Di più: gli addebiti contestati, "oltre a violare precisi obblighi contrattuali" - scrive il presidente della Fondazione - sono gravemente lesivi del rapporto fiduciario con il datore di lavoro. Tranne che a Paolo Monetti, Franca Sciarretta e Tullio Zorzet, la Fondazione contesta "condotte reiterate nel corso dei mesi".


Viene rilevato anche come, in alcuni casi, le assenze annunciate per congedi parentali, malattie o donazioni di sangue abbiano costretto la Fondazione a "modificare o ridurre" gli organici in orchestra "per un'intera produzione". Meno strumentisti al lavoro, insomma. Almeno al Verdi.

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