Lo sbarco di Lidl in Serbia code all’alba e liti per i polli

Nei 16 nuovi punti vendita della catena tedesca di discount ressa di clienti a caccia di prezzi bassi. Ambulanze inviate all’esterno in caso di malori

BELGRADO Gente in coda davanti all’ingresso fin dalle quattro del mattino. File interminabili, che si snodano per centinaia di metri di fronte ai negozi poco prima dell’attesissima apertura. Folle pronte a tutto pur di accaparrarsi i prodotti sugli scaffali. E anche discussioni al limite della rissa, per mettere le mani sugli ambiti polli interi in vendita a 120 dinari al chilo, poco più di un euro: il prodotto più ricercato ieri.

Non sono scene da film apocalittico, con gente disperata a fare incetta di viveri prima della catastrofe, ma quelle alle quali ha assistito ieri la Serbia, Paese balcanico – lanciato verso la Ue, ma con standard di vita ancora bassi – dove è sbarcata in pompa magna la catena di discount tedesca Lidl. Non sarebbe stata una notizia, in altre parti d’Europa; ma tra Belgrado, Novi Sad e Nis l’attesa era alle stelle. Il Paese – dove i salari medi superano di poco i 400 euro – per anni è stato infatti “vittima” di prezzi troppo alti nella grande distribuzione, finora monopolio di poche aziende, con prezzi spesso ai livelli Ue, se non superiori. E Lidl è vista come la manna dal cielo, la via per potersi permettere più cibo e prodotti, a prezzi accessibili.

Che lo scenario sia corretto è confermato da un rapido confronto tra i prezzi dei più comuni prodotti alimentari – dalle banane al formaggio, passando per pollo e insaccati - tra Lidl e le altre grandi catene che finora operavano sul mercato, senza adeguata concorrenza. E ad averla vinta è in effetti il colosso nato nel 1973, che conta oggi 260 mila dipendenti. Nel Paese balcanico Lidl ha aperto per ora 16 supermercati – altri ne arriveranno nei prossimi mesi – con un investimento da 200 milioni di euro e lavoro per 1.553 addetti, oltre che per le ditte dell’indotto.

Dei 1.500 prodotti in vendita, un buon quinto è “made in Serbia”. E a rappresentare un Paese preso dall’euforia per la promessa di cibo più economico non poteva mancare il presidente Aleksandar Vučić, fotografato alla cassa di un Lidl. «Oggi abbiamo dato una possibilità di scelta ai nostri cittadini, economica e di qualità», ha dichiarato Vučić, mentre il direttore di Lidl Srbija, Tomislav Sapina, ha promesso «frutta fresca, verdura, più di 350 prodotti della produzione domestica e soprattutto il paniere d’acquisto più economico in Serbia».

È quello che interessa alle decine di migliaia di consumatori che alle 8 del mattino si sono lanciate all’arrembaggio nei Lidl finora aperti. Da quello di Sombor, profondo nord, dove la gente ha creato una fila così lunga da costringere il locale ospedale a inviare un’ambulanza in caso di malori; a quello di Novi Sad, capoluogo regionale della Vojvodina, dove un uomo ha comprato 500 chili di zucchero. Arrivando a Leskovac, dove sono state segnalate intemperanze tra attempate signore che volevano comprare il maggior numero di polli a buon prezzo. Il record spetta a una belgradese che se n'è accaparrata «almeno trenta», ha raccontato il quotidiano Blic. «Neppure in chiesa per Natale c’è tanta gente, tutti al Lidl a vedere quanto costa la cioccolata, è questa la nostra civilizzazione» oggi, ha commentato sconsolato l’economista Miodrag Zec. Ma l’altra campana è quella che, da ieri, si può fare la spesa senza sottoporsi a un salasso, anche in Serbia. —


 

Riproduzione riservata © Il Piccolo