Lo chef libanese Maradona Youssef lancia da Trieste una raccolta di fondi per aiutare la sua Beirut

TRIESTE La sua città distrutta, un caro amico disperso e la tristezza nel cuore, per un Paese messo in ginocchio. Maradona Youssef, chef libanese triestino d’adozione, diventato famoso grazie al reality MasterChef, racconta la tragedia che ha colpito Beirut. Ieri ha lanciato anche una raccolta fondi, attraverso i social, destinata alla Croce Rossa, e sta già pensando ad altre iniziative. Dalla sua casa a Trieste ha seguito tutto, mettendosi subito in contatto con i famigliari e gli amici.
«La gente è disperata, è una tragedia immane, non paragonabile nemmeno al periodo post guerra civile. E tutti mi spiegano come video e foto pubblicati online, pur mostrando immagini di devastazione, non riescano a descrivere pienamente ciò che succede. I miei parenti per fortuna non si trovavano in città in quel momento, ma un caro amico risulta disperso. Lavorava proprio all’interno del porto, ha un’azienda di semi e spezie. Altri amici, non lontano dalla zona più colpita, hanno le case distrutte. Uno che abita a 25 chilometri dall’esplosione ha i vetri rotti. E questo fa capire l’enorme area coinvolta».
Una città che, racconta Maradona, stava già facendo i conti con una profonda crisi. «Già iniziata da almeno un anno e mezzo - dice - sulla quale è piombata l’emergenza Covid-19. E poi questo. Un incubo senza fine. C’è un’angoscia per le perdite umane che si aggiunge a quella legata all’economia generale. Beirut è devastata non solo nei palazzi ma nell’animo. E temo non sarà facile che si rialzi. La ricchezza si concentra in poche persone, in una classe politica che non fa del bene al Paese. Ci sono scarsi investimenti e tanta gente si trova in grande sofferenza. Molti hanno perso tutto, la casa, le attività».
Lo chef ha chiuso anche il ristorante che aveva aperto a Beirut, dopo aver raggiunto la popolarità in Italia. «Già in difficoltà con la situazione di emergenza sanitaria e ora impossibile da riavviare». Ma cosa raccontano da Beirut le persone, parlando delle cause del disastro? «Sicuramente il deposito di nitrato è esploso, però ancora non si sa cos’è saltato in aria lì vicino. C’è chi dice siano stati fuochi d’artificio e chi armi. O altro ancora. In questo momento è difficile capire cosa sia realmente accaduto, aspettiamo che ci siano chiarimenti, che forse arriveranno nei prossimi giorni. Anche se temo che la verità non emergerà mai fino in fondo. Spero che i colpevoli vengano puniti, per aver distrutto una capitale, per aver causato tante vittime».
E mentre rabbia e dolore dominano lo stato d’animo dello chef, arriva anche la volontà di fare qualcosa per la sua città. Al più presto. «Non ho mai chiesto nulla alle tante persone che mi seguono sui social, ma questa volta devo farlo. Voglio dare una mano concreta. Sui miei profili ci sono tutte le indicazioni per effettuare una donazione, che sarà indirizzata direttamente alla Croce Rossa libanese, che è attiva sul territorio in modo continuo e sicuro. Anche pochi euro», spiega: «Saranno importantissimi. Ho parlato anche con il console generale del Libano, per garantire un sostegno alla città quanto prima. E poi - annuncia - organizzerò un’ulteriore iniziativa nelle prossime settimane».—
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