L’Iter per trasformare Porto vecchio di Trieste: il bando pubblico-privato con i bergamaschi in pole. Poi dieci anni di cantiere

Il voto in Consiglio comunale entro settembre. Seguirà la fase della Conferenza dei servizi. Dopo la gara arriverà la concessione cinquantennale da parte di Municipio e Autorità portuale
Francesco Codagnone
Una veduta di Porto vecchio. Foto Silvano
Una veduta di Porto vecchio. Foto Silvano

La prima proposta di partenariato pubblico-privato nell’area del Porto Vecchio firmata da Costim con Elmet Srl e Impresa Percassi Spa è stata presentata nell’agosto del 2023, cui è seguito quasi un anno di interlocuzioni con i tecnici del Comune per valutare la fattibilità economica del progetto e integrare le prescrizioni richieste dal Consorzio Ursus. I bergamaschi hanno inviato l’ultima parte della documentazione lo scorso giugno. A fine luglio il project financing è stato approvato dalla giunta su delibera dell’assessore Everest Bertoli.

Nelle prossime settimane – indicativamente entro settembre – la proposta dovrà essere votata dal Consiglio comunale, quindi si aprirà la fase di Conferenza dei servizi per la valutazione del progetto. A quel punto si potrà procedere con la gara.

Trattandosi di partenariato il bando sarà aperto ma con diritto di prelazione per il proponente, in questo caso Costim. Questo significa che, nel caso in cui un soggetto terzo dovesse presentare una proposta migliore (economicamente più conveniente), i bergamaschi potranno decidere di eseguire comunque il progetto ma alle nuove condizioni (quindi alzando l’offerta economica), oppure essere rimborsati di quanto già investito in fase di progettazione, circa 2,2 milioni di euro.

Terminata la procedura pubblica, qualora Costim dovesse aggiudicarsi la gara, la controllata Polifin sottoscriverà con il Comune e l’Autorità portuale una concessione di cinquant’anni per la gestione di otto edifici (comunali), dei moli e delle banchine (demaniali). In quel periodo la società sarà tenuta a realizzare una centrale di teleriscaldamento e teleraffreddamento in Molo III, che sfrutterà l’acqua del mare per produrre energia calda e fredda sufficiente a servire i fabbricati presi in concessione, gli immobili in cui la Regione traslocherà i propri uffici e i magazzini alienati.

Altri 19 hangar di proprietà comunale dovranno infatti essere comprati dal vincitore della gara con una base d’asta di 45,97 milioni (con proventi da dividere per il 15% al Comune e l’85% al Demanio). Il privato li ristrutturerà – con poche deroghe valide solo per gli edifici privi di valore storico o culturale, potrà ampliarli in verticale o demolirli e ricostruirli – per poi rivenderli o locarli a realtà terze al valore di mercato. Tutti i processi di compravendita e locazione saranno condotti con il coinvolgimento del Consorzio Ursus.

Il soggetto che si aggiudicherà la gara dovrà farsi carico della manutenzione delle strutture in concessione con destinazione pubblica e della loro gestione per tutta la durata della concessione. All’investitore saranno inoltre allocati – si legge nella delibera della giunta che licenzia il project financing – tutti i rischi connessi a progettazione e costruzione, come aumento dei costi, mancato completamento dell’opera o insolvenza delle prestazioni pattuite. E, ancora, eventuali ricadute economiche negative nel caso in cui la risposta dell’utenza alle diverse strutture (palestre, locali, spa) dovesse rivelarsi al di sotto delle aspettative.

Il cronoprogramma di Costim prevede nove anni e mezzo di cantieri, procedendo per lotti autonomi. Nel caso in cui il proponente e aggiudicatario della gara non dovesse rispettare i tempi di consegna totali o parziali, il Comune – è stato precisato durante la conferenza stampa – potrà rivalersi sui privati e non trasferire le proprietà di hangar e magazzini. 

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