Lite Gradisca-Gorizia sui profughi: «Il Prefetto ha assecondato Romoli»

La pesante accusa del sindaco della Fortezza Linda Tomasinsig dopo l’arrivo dei rifugiati dal capoluogo isontino
La partenza dei profughi da Gorizia (Bumbaca)
La partenza dei profughi da Gorizia (Bumbaca)

GRADISCA Un maxi-Cara che in queste ore ha già sfondato il tetto delle 400 presenze. Risveglio-choc per Gradisca d'Isonzo, che da ieri fa i conti con uno scenario più volte temuto in questi mesi: l'ulteriore riconversione dell'ex Cie in secondo centro di accoglienza, oltre a quello già operativo al vicino Cara. I numeri sono mastodontici per una cittadina di appena 6.500 anime: ai 270 migranti già presenti all'ex caserma Polonio, infatti, se ne sono aggiunti in queste ore altri 135 non coperti da convenzione, e trasferiti per volontà della Prefettura da Gorizia nei locali a lungo inagibili dell'ex Cie, passato da 70 a oltre 200 presenze. Mai, dal 2000 ad oggi, il doppio centro immigrati di Gradisca era stato così pieno.

Una decisione, quella presa dal Viminale e dalla Prefettura, che ha scatenato la reazione senza compromessi del sindaco della Fortezza, Linda Tomasinsig. «Un maxi-Cara è decisamente meglio dell'Isonzo o di un Parco, di questo siamo certi – premette il primo cittadino - Ma lo siamo altrettanto del fatto che risposte migliori all'accoglienza possano e debbano venire da altri luoghi e in altri modi. Da mesi la situazione era ben nota a tutte le istituzioni». Il j'accuse di Tomasinsig ha destinatari precisi, chiarissimi: la Prefettura e il sindaco di Gorizia Ettore Romoli, definito “inadempiente”. «Al prefetto di Gorizia sono state presentate varie soluzioni da Caritas, Provincia di Gorizia, Medici senza frontiere: ma sia lei che il suo predecessore (il riferimento è ad Isabella Alberti e Vittorio Zappalorto ndr) non hanno ritenuto di accettarne alcuna, preoccupati – affonda senza remore Linda Tomasinsig - più di urtare il sindaco del capoluogo che di adempiere al dovere dell’accoglienza».

Riaperto l’ex Cie di Gradisca: accolti 110 profughi
I profughi trasferiti in pullman al Cie (Bumbaca)

Il risultato visibile, per i cittadini di Gradisca, è che un comune di 6500 abitanti sostiene un numero di richiedenti asilo dell’ordine di grandezza di città capoluogo come Udine o Trieste «mentre il sindaco di Gorizia dichiara, senza che alcuno lo contrasti, che la sua città è satura con 70 persone. L’aver chiuso gli occhi davanti alle sue inadempienze ha portato alla situazione critica attuale e mette in seria discussione il modello dell’accoglienza diffusa nel quale crediamo, proprio perché a Gradisca ben conosciamo la difficile realtà del Cara». Tomasinsig rivolge quindi un ulteriore appello ai colleghi amministratori degli altri comuni isontini e non solo. «Per l'attuazione di un'accoglienza diffusa è richiesto che tutti i comuni facciano la loro parte, cosa che finora non si è vista – riflette amaramente -. Chiediamo con forza alla Prefettura e alla Regione che si attivino con urgenza affinché questa soluzione sia assolutamente temporanea e ci forniscano certezze rispetto al trasferimento in altre realtà delle persone accolte, in modo da riportare la struttura alla capienza originaria». Nel pomeriggio di ieri la senatrice Pd Laura Fasiolo ha tentato di fare il suo ingresso al Cara-2 per rendersi personalmente conto della situazione. Il sindaco di Gradisca ha incassato in queste ore anche la solidarietà della minoranza per quanto accaduto. Walter Cocco (consigliere comunale entrodestra) esprime preoccupazione «per una decisione ancora una volta presa sopra la testa dei gradiscani” e che teme vi siano tutti i presupposti “per fare di Gradisca la Mineo del Nord”.

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