Lite col socio dopo la partita a tennis: capo del circolo sotto accusa
TRIESTE La domanda di un socio che voleva un chiarimento sul pagamento di un’una tantum rispetto alla quota annuale del Tennis club Triestino era stata posta, secondo la denuncia di tale socio, casualmente, nello spogliatoio dello stesso club, e aveva innescato la rabbia del presidente, il medico chirurgo Francesco Franzin. Che, evidentemente, non l’aveva presa proprio bene, quella domanda. E, sempre secondo la denuncia, aveva reagito - quantomeno con vigorosa irruenza - davanti agli occhi spaventati di altri soci del sodalizio presenti in quel momento nello spogliatoio della struttura di Padriciano. Tra questi anche il fratello dell’ex presidente della Regione Roberto Antonione, il dentista Giuseppe Antonione. Il quale, a un certo punto, si era frapposto tra i due litiganti, appena usciti dalla doccia, cercando di far da pacere.
Ma era ormai troppo tardi, perché il socio, firmatario della denuncia, era rovinato contro un armadietto dopo una spinta dell’altro. Per quanto accaduto attorno alle 13 del 21 maggio 2016, Franzin comparirà come imputato per percosse e minacce il prossimo giovedì davanti al giudice di pace Carlo Ferrero. È assistito dall’avvocato Paolo Longo. L’asserita vittima delle azioni - ben lontane dall’aplomb che si respira sui campi di Wimbledon - si chiama Francesco De Manzano, 39 anni, imprenditore. È assistito dall’avvocato Marta Silano. Dopo i fatti, o meglio, dopo il “match” dello spogliatoio, era andato subito in Questura a sporgere querela nei confronti del presidente. Dopo qualche tempo era stato anche convocato come testimone, negli uffici della polizia giudiziaria del Tribunale, Giuseppe Antonione. Che aveva dichiarato: «Mi trovavo nello spogliatoio del mio circolo tennistico quando ho visto le due persone parlare tra di loro con tono sempre più acceso. All’improvviso ho sentito Franzin alzare la voce dicendo: “Lascia stare mia moglie, sennò va a finire male”. Poi Antonione ha riferito di «essersi frapposto tra i due» per impedire il peggio.
Tutto, come accennato, era cominciato attorno alle 13, quando De Manzano aveva avvicinato Franzin per chiedergli conto del contenuto di una sua comunicazione riguardante l’integrazione “una tantum” della quota associativa, di 250 euro, motivata dalla crisi finanziaria. Si legge nella denuncia: «Franzin mi sorprendeva dicendo di “non rompere”, quindi, dopo essersi inginocchiato, mi ha implorato più volte di andar via e di uscire velocemente dal club. Alle mie rimostranze con fare teatrale si è buttato a terra in ginocchio come a pregarmi di lasciare quel posto». Ed è stato a questo punto che De Manzano, sempre secondo la sua denuncia, gli aveva detto: «Queste sceneggiate le fa a casa sua con sua moglie».
Ma qui la situazione sarebbe precipitata. Perché, come rileva la denuncia, «Franzin è passato dal tono sarcastico a quello aggressivo e, ancora completamente nudo, mi ha afferrato per i polsi e mi ha spinto all’indietro fino a farmi sbattere con violenza la testa contro un armadietto di metallo». Le presunte minacce erano continuate fino all’intervento, prima che la situazione precipitasse, di Giuseppe Antonione, che appunto era a pochi metri dai due. E che si era frapposto tra Franzin e De Manzano. Ma, stando alla denuncia di quest’ultimo, il presidente, «pur lasciando successivamente la presa, ha continuato a inveire e a minacciarmi affermando che dovevo andarmene o avrei visto cosa mi sarebbe successo». L’episodio movimentato era durato in tutto una decina di minuti ma non si era concluso con una stretta di mano.
Anzi. L’asserita vittima, dopo aver recuperato le sue cose, era andato al bar per bere qualcosa per calmarsi. Dopo pochi giorni, tramite un comune conoscente, l’imprenditore aveva contattato il presidente club per chiedergli formalmente di porgergli le scuse. «Ma egli - continua - non ha ritenuto di rispondere ufficialmente». Così, dopo qualche giorno appunto, l’imprenditore era andato in Questura per sporgere querela. Ma nei campi di Padriciano da allora - così dice - non è più tornato per molti mesi. Perché la partita intanto si è spostata in un’aula di giustizia. Intanto il difensore del presidente, l’avvocato Longo, smorza i toni. «Spero che questa vicenda si concluda con una stretta di mano. Ma devo dire che il dottor Franzin è sempre stato a debita distanza dal socio. Non lo ha mai toccato né tantomeno spinto contro l’armadietto».
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