Lite Austria-Ungheria sulla centrale atomica

L'unica centrale nucleare ungherese in procinto di essere rinnovata con due nuovi reattori di costruzione russa, ma Vienna pronta a tutto per evitare il restyling
Bruxelles dà luce verde. Vienna promette di fare il possibile per ostacolare il progetto. Non è e non sarà un percorso facile, quello che porterà l'Ungheria a modernizzare la sua unica centrale nucleare, quella di Paks, capace oggi di soddisfare il 40-50% del fabbisogno energetico nazionale e in procinto di essere svecchiata con due nuovi reattori "made in Russia" (Paks II). Paks II che può essere realizzata perché la sua costruzione non viola le regole Ue sugli aiuti di Stato, ha annunciato lunedì il Commissario Ue alla Concorrenza, Margrethe Vestager. Vestager che ha ricordato che l'Ungheria «ha deciso di investire nella costruzione» di Paks II e ciò è «suo diritto secondo i trattati Ue».
 
Trattati che prevedono però anche che la Commissione vigili affinché «distorsioni nella concorrenza sul mercato dell'energia come risultato di aiuti di Stato siano ridotte al minimo». Sarebbe questo il caso di Paks, ha stabilito l'Ue soddisfatta dalle garanzie offerte dall'Ungheria, che ha assicurato di rispettare alcuni paletti su investimenti, profitti e gestione della futura centrale. Si andrà dunque a realizzare quanto prima il progetto da quasi tredici miliardi di euro, l'80% dell'ammontare coperto «da crediti statali» in arrivo dal Cremlino, si legge nell'analisi economica del piano della nuova centrale.
 
In pratica, Mosca fornirà fino a 10 miliardi a Budapest sotto forma di prestito, come stabilito da un accordo intergovernativo firmato nel 2014. Centrale che sarà dotata di due reattori «con una capacità nominale di 1.200 MW ciascuno e una vita operativa di 60 anni», specifica lo stesso rapporto, compilato da Rothschild & Cie nel 2015 su incarico del governo magiaro. Nuovi reattori che andranno in maniera graduale a sostituire i quattro attivi oggi, costruiti negli Anni Ottanta e "marchiati" da vari problemi nel corso degli anni, tra cui un incidente «serio», secondo la scala Ines dell'Agenzia internazionale per l'energia atomica (Aiea), avvenuto nel 2003. Paks che è «un importante progetto bilaterale» tra Ungheria e Russia, ha ricordato Rosatom, il colosso russo del nucleare e futuro protagonista della modernizzazione di Paks. «Siamo felici di iniziare la fase attiva della sua implementazione», ha esultato Rosatom.
 
Una felicità condivisa ieri da Putin e dal premier magiaro Orban, in una conversazione telefonica. Tutto bene? Non proprio. Si tratta di una «decisione irresponsabile» da parte di Bruxelles, che mina anche la competitività «delle energie rinnovabili», «presenteremo ricorso sulla licenza ambientale» dell'impianto, ha annunciato ieri Greenpeace.
 
E se luce verde è stata data da Bruxelles, profondo rosso è il colore che ha illuminato Vienna dopo l'annuncio della Commissione europea. «L'Austria non può accettare che la Commissione ritenga che» fornire sussidi e aiuti di Stato per la «costruzione di centrali nucleari sia una scelta innocua» sia per l'economia di mercato, sia per quanto riguarda l'investimento in un'energia da qualcuno ritenuta a rischio, ha tuonato il vicecancelliere austriaco, Reinhold Mitterlehner. Mitterlehner ha sottolineato che il via libera Ue è «un segnale sbagliato» e ha annunciato che Vienna non starà a guardare e cercherà di bloccare il progetto. «Esamineremo le opzioni legali e ci rivolgeremo alla Corte europea di Giustizia, se necessario», per cercare di mettere i bastoni tra le ruote a Budapest e a Mosca

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