L'Italia scala la classifica dei paesi più felici al mondo
TORINO Nonostante tutto, siamo più felici. O, per lo meno, da qualche parte abbiamo trovato la forza di reagire ai 103 mila morti, alla minaccia delle varianti, a quegli allarmi che non smettono di inseguirci da dodici mesi. Nell’anno della quotidianità bombardata, il verdetto del World Happiness Report è spiazzante: l’Italia fa un passo avanti nella classifica delle nazioni mondiali in cui si vive meglio. È uno scostamento minimo, si passa dal ventottesimo posto – la media delle ultime tre edizioni – al venticinquesimo, ma è un segnale: c’è spazio per reagire, per reinventarsi.
Misurare il tasso di felicità è una sfida ai limiti dell’inverosimile, e gli autori della pubblicazione dell’Onu sono partiti da un presupposto: il 2020 è stato terribile praticamente per chiunque. Però, dice l’economista canadese John Helliwell, che ha curato lo studio, «una minaccia comune come il Covid, capace di colpire tutti, ha generato un maggior senso di solidarietà».
E se gli indicatori economici non nascondono il tracollo, quando i singoli cittadini guardano e valutano la propria vita riescono a trovare spazio per l’ottimismo. La classifica, almeno ai vertici, rispecchia la situazione degli ultimi anni. La fotografia del Gallup World Poll mostra la Finlandia ben salda al primo posto, «la fiducia reciproca ha contribuito a proteggere vite e a garantire mezzi di sussistenza durante la pandemia», dice il report.
Dietro ci sono l’Islanda, la Danimarca, la Svizzera e l’Olanda. Poi la Svezia, la Germania che guadagna otto posizioni, e la Norvegia. Molto Nord, e non sorprende visto che uno degli indicatori chiave è «la fiducia delle persone. In loro stesse e nei governi».
I «dati mostrano anche segni notevoli di resilienza» dice la sociologa Lara Aknin, in particolare per quanto riguarda i «legami sociali e la valutazione della propria vita». Per determinare il grado di benessere i ricercatori hanno mescolato una serie di indicatori che vanno dall’età della popolazione alla posizione geografica, passando per la vicinanza a Paesi con alti tassi contagio, la conoscenza delle epidemie. Ma sulla felicità di uno Stato influiscono anche altri indicatori: uno per tutti, la possibilità di ritrovare un portafoglio smarrito.
Un intero capitolo è dedicato all’Asia, e alla sua gestione del Coronavirus. «Le politiche rigorose – dice la professoressa Shun Wang – non solo hanno permesso di controllare efficacemente il Covid-19, ma hanno attenuato anche l’impatto negativo delle infezioni quotidiane sulla felicità delle persone». L’Italia è un caso. Perché nonostante le ondate, ha retto, rosicchiando margini. E ora si trova di fronte all’occasione di cambiare passo, anche sul lavoro. «Le aziende che creano valore per i propri stakeholder, in armonia ed equilibrio con il pianeta sono sempre piú numerose e pronte a collaborare con istituzioni e settore pubblico per il benessere collettivo: un indicatore ben piú significativo del Pil» spiega Davide Bollati, presidente del Gruppo Davines che, dal 2020, è partner del World Happiness Report. —
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