L’Italia resta gialla l'Rt si alza in 13 Regioni. Riapertura serale dei ristoranti, è scontro

Pronte le chiusure di piccoli comuni in Umbria e Toscana. L’allarme di Ricciardi: è la quiete prima della tempesta

ROMA Altro che riaprire i ristoranti alla sera, come chiedevano in tanti, dal viceministro della Salute Pierpaolo Sileri ai leghisti, ai governatori regionali Giovanni Toti e Attilio Fontana. Il comitato tecnico-scientifico dice di no. E se qualcuno ha equivocato sulle parole usate dal Cts, arriva a sera una nota definitiva: «Una rimodulazione complessiva dei pacchetti di misure potrebbe modificare l’efficacia nella mitigazione del rischio».

Fosse per i tecnici, chiuderebbero tutto di nuovo. Dice il professor Walter Ricciardi, il consulente del ministro della Salute: «Questa è la quiete prima della tempesta. Auguro a tutti di godersi questo week-end, ma è sbagliato riaprire e non nascondo la mia preoccupazione».

I numeri del monitoraggio settimanale rilasciati dalla Cabina di regia, infatti, vanno letti con una certa attenzione. È vero che la diffusione del contagio pare stabile. Eppure. «Si osserva un lieve generale peggioramento della epidemia con un aumento nel numero di regioni o province autonome classificate a rischio alto (sono Bolzano, Umbria e Puglia; era solo una la settimana scorsa) e con la riduzione delle regioni a rischio basso (7 contro 10)».

Ci sono grandi differenze anche nelle realtà ospedaliere. «Complessivamente – scrive la cabina di regia – il numero di persone ricoverate in terapia intensiva è in diminuzione». Anche il numero di persone ricoverate in aree mediche è in diminuzione. Ma a ben guardare, ci sono «forti variazioni inter-regionali con alcune regioni dove il numero assoluto dei ricoverati in area critica ed il relativo impatto, uniti all’incidenza, impongono comunque misure restrittive». Tutto questo è un segnale di allerta. «Richiede grande attenzione nel mantenere le misure di mitigazione», si raccomanda il presidente dell’Istituto superiore di sanità, Silvio Brusaferro.

L’incubo sono le varianti virali. «Possono portare ad un rapido incremento dell’incidenza», scrive la Cabina di regia. E allora se la mappa dell’Italia si appresta a cambiare, con la Sardegna che da arancione diventerà gialla, la provincia di Bolzano che torna in rosso, Sicilia, Puglia e Umbria ancora in arancione, ci si deve attendere soprattutto una serie di chiusure a livello comunale per isolare i famosi cluster.

In Umbria, ad esempio, dove sono stati individuati 18 casi di variante inglese, 12 di variante brasiliana, e 3 mutazioni, la governatrice Donatella Tesei, per scongiurare il lockdown dell’intera regione, isolerà quanto prima una serie di Comuni, in particolare dalle parti del Trasimeno. Un lockdown di una settimana è stato deciso anche dal governatore della Toscana, Eugenio Giani, per un comune di confine, Chiusi.

L’affacciarsi della variante brasiliana spaventa in particolare il ministero della Salute. «Avere identificato prontamente la circolazione di queste varianti – si è complimentato con la sanità umbra il direttore generale ministeriale Giovanni Rezza – è molto importante, non solo per la regione, ma per tutta Italia. La variante brasiliana può comportare problemi dal punto di vista dell’efficacia della risposta vaccinale. Non la annulla, ma può ridurla».

Secondo Ricciardi, stiamo scherzando con il fuoco. «È illusorio pensare che quanto sta accadendo negli altri Paesi non accadrà qui da noi. La variante inglese è molto contagiosa e diffusiva». Secondo l’esperto, «anche riaprire i licei in presenza è stato un errore. Devo mettere in guardia tutti. Tra 3 settimane il virus ci presenterà il conto».

In Umbria come in Campania, si è scoperto che il virus sta attaccando anche i più piccoli. E il governatore Vincenzo De Luca è pronto ad andare allo scontro con i comitati delle famiglie No Didattica a distanza, che facendo annullare le sue ordinanze l’hanno avuta vinta al Tar. «Complessivamente – afferma De Luca – nel periodo 25 gennaio-4 febbraio registriamo in Campania 2. 280 nuovi positivi. Parlo del mondo della scuola, docenti, non docenti, ragazzi, ragazze, bambine e bambini». —



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