L’Istat incorona Trieste tra le perle “green” d’Italia
TRIESTE Zeno Cosini sfodera la sua consueta ambiguità quando deve giustificare la nascita della sua relazione extraconiugale con la signorina Carla: «Che la mia resistenza non sia mancata del tutto è provato dal fatto che io arrivai a Carla non con uno slancio solo, ma a tappe. Dapprima per varii giorni giunsi solo fino al Giardino Pubblico e con la sincera intenzione di gioire di quel verde che apparisce tanto puro in mezzo al grigio delle strade e delle case che lo circondano».
Per il seguito della vicenda rimandiamo al capolavoro sveviano, quel che qui interessa è il riferimento (uno dei tanti nel libro) al giardino nel cuore di Trieste. Che gli spazi verdi fossero allora uno dei punti forti della città è certo, si trovano ancor oggi foto d'epoca in cui perfino Piazza Grande era lussureggiante. Ma a quanto pare lo è anche oggi: secondo il nuovo rapporto dell'Istat sul verde urbano Trieste è tra le 12 città al vertice in Italia.
Recita il focus: «Le 12 città in cui l'incidenza del verde urbano e delle aree naturali protette è superiore alla media sono in maggioranza centri urbani di medio-grandi dimensioni; in sei casi si tratta di grandi comuni (sopra i 200mila abitanti ndr): Trieste, Roma, Napoli, Reggio di Calabria, Palermo e Cagliari».
I tecnici dell'Istat rilevano poi come anche nella nostra città la confluenza fra città e aree naturali sia una delle carte vincenti: «Sono tutti contesti dove le aree uniche di rilevante pregio sono state nel tempo sottoposte a tutela naturalistica, anche per via della contiguità con ambiti fortemente urbanizzati: a Cagliari le saline del Molentargius e di Macchiareddu e la laguna di Santa Gilla, a Trieste le aree carsiche» e via dicendo.
In effetti basta consultare la sezioni "Parchi e giardini" del sito comunale ReteCivica per prenderne atto. Alla voce "parchi urbani" troviamo i tre grandi polmoni verdi della città: parco Farneto, il parco di Villa Giulia e la Napoleonica. Il primo è da sempre un bosco pubblico, fu recintato nel 1533 dalle autorità imperiali per impedire che finisse tutto in legna da ardere.
Il secondo è nato invece negli anni Trenta del secolo scorso, quando il Comune acquisì tre diverse proprietà boschive private. La terza è invece il risultato dei lavori di rimboschimento avviati dall'amministrazione alla fine dell'Ottocento.
Il rapporto dell'Istat spiega poi come Trieste sia l'unico capoluogo del Nordest sopra la media per densità del verde urbano (2,7%) e delle aree protette (16,1%). Le aree boschive in città sono poi superiori al 40%, laddove la media italiana è del 21% circa.
Bene anche il dato sui metri quadrati di verde a disposizione per abitante. Al netto delle dotazioni naturali già incluse nelle aree protette, infatti, le amministrazioni sono impegnate dalla normativa vigente a garantire ai propri cittadini una disponibilità pro capite di verde urbano non inferiore ai 9 metri quadrati. A Trieste si tocca quota 32,6 mq per abitante.
Ma come si distribuisce sul territorio cittadino tutta questa vegetazione? Dei parchi urbani abbiamo detto ma, tornando a Zeno e alla sua signorina Carla, non possiamo trascurare i giardini storici, forse il punto forte dell'offerta triestina. Sono 13 in tutto, dal già citato Giardino pubblico (in realtà giardino Muzio de Tommasini, nome del podestà che ne decise la realizzazione) al parco della Rimembranza a San Giusto o quello di Villa Revoltella.
Da non dimenticare poi il giardino di piazza Hortis: 2mila 100 metri quadrati arricchiti da alberi di pregio provenienti da paesi esotici. Piccolo compendio di storia triestina la vicenda toponomastica della piazza, riportata da Retecivica: «La piazza fu ricavata dalla demolizione di una parte del convento dei padri minoriti annesso alla chiesa di Sant'Antonio Vecchio (oggi Beata Vergine del Soccorso), l'amministrazione francese la intitolò alla vittoria di Lutzen e il governo austriaco la ribattezzò Piazza Lipsia per celebrare la sconfitta napoleonica».
Non bisogna tralasciare infine i giardini attrezzati: sono 12 quelli principali, a cui si aggiungono diversi altri spazi rionali. Tutte ottime mete per gli Zeno d'oggi, luoghi in cui bighellonare alla ricerca di nuove Carla.
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