L’Isontino piange don Cidin «Il comunicatore della fede»

Vicario parrocchiale di Gradisca e Farra aveva 69 anni e lo scorso anno aveva vinto il Covid. Entrò in seminario in età adulta e venne ordinato nel 1997 dall’arcivescovo Bommarco

Luigi Murciano

GRADISCA. Granitico nella fede. Autorevole nel comunicarla. Semplice ed introverso nella quotidianità. La comunità cristiana dell’Isontino è in lutto per la morte di don Claudio Valentino Cidin, sacerdote di origine cormonese e Vicario parrocchiale dell’Unità Pastorale di Gradisca d’Isonzo e Farra. Avrebbe compiuto 69 anni a luglio.
Don Valentino Cidin, per tutti Claudio, era nato a Strassoldo nel 1953. Ma le sue radici sono a Cormons, ove la famiglia conduceva un noto panificio e pasticceria che, di generazione in generazione, si è fatta apprezzare in tutto l’Isontino ed oggi prosegue la sua storia fra Cormons e Gorizia. Anche Claudio aveva appreso l’arte della panificazione e della pasticceria, assieme ai fratelli, Dario ed Eddo, che quella professione l’hanno proseguita: panettiere il primo, pasticcere il secondo. Quella di don Cidin è diventata invece la storia di una fede matura. L’ingresso in seminario è avvenuto in età adulta, dopo una vita costellata da tante soddisfazioni ma anche qualche grande dolore che portava sempre nel cuore.
Don Claudio aveva ricevuto l’ordinazione sacerdotale a 44 anni, l’8 giugno 1997 nella basilica di Aquileia dalle mani dell’allora arcivescovo Antonio Vitale Bommarco. Avrebbe dunque festeggiato presto le “nozze d’argento” con la vita consacrata. Dopo essere stato vicario parrocchiale a San Lorenzo di Ronchi, era stato nominato parroco di Capriva e Moraro, incarico mantenuto sino al settembre 2018 quando era stato trasferito con l’incarico di Vicario parrocchiale nell’Unità pastorale di Gradisca e Farra. Lì ha ritrovato don Gilberto Dudine, con cui – al dispetto della differenza d’età – aveva condiviso il momento dell’ingresso in seminario. I due, molto legati, sono stati consacrati ad un anno di distanza l’uno dall’altro e decenni dopo si sono ritrovati nel servizio a Gradisca e Farra. «Claudio è stato per davvero il panettiere di Dio – ricorda commosso don Dudine – capace di incarnare la sua vita di pasticcere nella dolcezza della Parola. Era buono come il suo pane: era destinato a portare l’Eucarestia alle persone. Un’anima santa, animata da una fede profonda, che sapeva trasmettere con vigore nelle sue omelie».
Tangibile la devozione per la Vergine Maria, pregata sia a Medjugorie, luogo “forte” della sua conversione, sia nell’amato “luogo dell’anima” del santuario di Rosa Mistica a Cormons che ora ne ospiterà l’ultimo saluto.
Ad inizio 2021, ancora una volta incrociando i propri destini con don Dudine, don Cidin era guarito dal Covid. I due sacerdoti rimasero entrambi contagiati e le condizioni di don Cidin parvero serie. Don Claudio, che già faceva i conti con un’altra grave malattia, fu trasferito a Cattinara. Fu così l’ultimo a vedere in vita il confratello di Ronchi don Renzo Boscarol, che il virus si portò via in quei giorni. Don Cidin lottò con coraggio e dopo una lunga riabilitazione riuscì a ritornare brevemente alla vita pastorale, anche se ad agosto subì una pesante caduta mentre celebrava la messa a Farra. Era il segnale che le sue condizioni andavano peggiorando. «Cosa rimane dell’esperienza Covid? Molto – ci disse allora -. Una fede sicuramente rafforzata, la gratitudine nei confronti di quanti mi sono stati vicino. Con don Renzo, una volta riconosciutici fra tubi e mascherine, comunicavamo con lo sguardo, per darci forza». Sino all’ultimo saluto: «Ci siamo guardati, in silenzio, anche quando Renzo è stato trasferito in terapia intensiva prima di lasciarci. L’ho trovato sereno nello sguardo, e questo mi consola». Anche don Cidin, ne siamo certi, ha saputo rivolgere lo sguardo sereno verso il viaggio che l’attende. Verso la fragranza di quella fede che ha saputo panificare ogni giorno.

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