L’isolamento porta duemila studenti dallo psicologo
Isolamento e mancanza di contatti sociali, una quotidianità povera di stimoli, traguardi forzatamente posticipati e incapacità di immaginarsi un futuro, come quando si cammina da soli in mezzo alla nebbia. Negli ultimi mesi del 2020 è emerso in tutta la sua prepotenza il disagio psicologico provato dagli studenti per una vita completamente sconvolta a causa delle restrizioni per l’emergenza sanitaria in corso. Rispetto ai mesi precedenti in questa seconda ondata pandemica sono praticamente raddoppiate le richieste da parte degli studenti universitari di un supporto psicologico attraverso i servizi messi in campo dall’Ardis (Agenzia regionale per il diritto allo studio). Nel 2020, stando ai dati resi noti dall’Agenzia, sono stati oltre duemila i colloqui psicologici individuali effettuati in 11 mesi, da gennaio a novembre, di cui 882 a Udine e 1253 a Trieste. Ma il dato che emerge con più forza è quello inerente la distribuzione delle richieste: «Mentre all’esplodere della pandemia, a marzo e aprile scorsi, abbiamo ricevuto un numero contenuto di richieste, negli ultimi mesi del 2020 c’è stato un vero e proprio boom, che fa pensare che i problemi più grossi siano emersi in questa seconda fase», commenta Alessandra Scarcia, psicologa responsabile dei colloqui per l’Università di Trieste. All’inizio della pandemia, evidenzia la psicologa, la maggior parte delle persone, giovani compresi, ha vissuto il momento come qualcosa di passeggero, sostenendosi tra amici o in famiglia. Gli studenti hanno visto congelate le proprie difficoltà e ansie dovute agli esami, ai test e al confronto con il resto del mondo: tutto è stato sospeso. Quest’autunno invece il problema è emerso in tutta la sua gravità. I ragazzi si sono resi conto che la situazione potrebbe durare ancora per lungo tempo e la maggior parte di loro soffre a livello relazionale per l’isolamento obbligato e la mancanza di socialità. «In questo momento il grosso problema è la fame di socialità e il calo di motivazione dato da una quotidianità alterata, fatta di lezioni a distanza, assenza di vita studentesca, tirocini posticipati o trasformati in versione online - commenta Scarcia -. Ciò si somma a una visione incerta del futuro e di cosa accadrà domani. A differenza di un adulto medio, che si è già creato delle sue stabilità, questi ragazzi si stanno costruendo ora un futuro. Già prima si sentivano dire che non c’è lavoro e che per trovarne uno servono performance molto alte. Adesso sono demotivati perché vedono davanti a loro il buio totale, come se stessero camminando solitari nella nebbia». Ma qual è l’identikit dei ragazzi che chiedono aiuto? «Sono soprattutto studenti dei corsi di laurea triennali, dai 21 ai 24 anni, che si rivolgono al servizio anche soltanto per sfogarsi parlando con qualcuno. Sono per la maggior parte ragazze, anche se nel tempo stanno gradualmente aumentando anche i ragazzi che chiedono un consulto: nel 2018 erano il 29%, nel 2020 sono cresciuti al 32%. Provengono da fuori regione (60%) e dall’estero (9%), sottolinea la psicologa, che spiega come al momento, vista la mole di richieste, la lista d’attesa sia lunga: «Dati alla mano e visto l’interese della Regione, la speranza è che questo servizio possa venire potenziato, perché non possiamo far attendere tanto i ragazzi che hanno bisogno di un aiuto». —
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