L’Isola “diventa” leggenda: dal mare ecco le Varvuole
GRADO Nella leggenda delle Varvuole in realtà si fa riferimento a tre personaggi distinti ma strettamente legati ai fatti narrati. Il primo riferimento ovviamente è per le streghe del mare che arrivano con il buio alla vigilia dell’Epifania, poi per il figlio di una di queste, il “bufulin”, e quindi per “Zef del tamburo”, ovvero l’araldo di un tempo che metteva in allarme la popolazione per l’arrivo delle barche di vetro a bordo delle quali c’erano le “varvuole”.
Iniziamo da “Zef” perché anche oggi sarà lui a dare il via alla leggenda.
Si narra, infatti, che “Zef” girava lungo le vie del centro storico rullando le bacchette sul suo tamburo per avvisare la popolazione che stavano per arrivare le Varvuole, invitando la gente a stare chiusa a casa e a bagnare gli angoli dell’abitazione con l’acqua benedetta.
È noto, infatti, che alla vigilia dell’Epifania nelle chiese l’acqua viene benedetta e poi, così almeno a Grado, lasciata a disposizione dei fedeli che riempiono piccoli contenitori per portarla a casa per benedire le rispettive abitazioni.
Oltre all’acqua benedetta, la gente veniva invitata a strofinare le parti metalliche degli infissi con l’aglio e ungerle se possibile anche con olio. Tutto come antidoto all’arrivo delle Varvuole che sarebbero sbarcate per catturare e portare via i bambini cattivi.
Domenico Marchesini (Menego Picolo) descriveva le varvuole come streghe con denti appuntiti e lunghi di rame, i capelli di fil di ferro e gli occhi che emettevano scintille come la pietra focaia. Avevano gambe di legno nodose ed erano vestite con un graticcio di canna, con un cappotto di rete a maglie larghe e con dei sugheri che fungevano da bottoni. Marchesini le definiva talmente brutte da spaventare anche i demoni.
Il “bufulin”, invece è uno dei figli delle varvuole che il caso ha voluto fosse dimenticato all’interno di un camino. Per questo è “ritratto” sempre sporco di fuliggine.
Ebbene tutto questo sarà riproposto oggi, seppur adattato ai temi moderni con diversi balletti rievocativi grazie all’iniziativa curata in collaborazione da Grado Voga, Avenal, Signora delle Fiabe, Paquita Dance e Banda Civica.
Si incomincia alle 16.30 con Zef, il banditore, e le popolane che annunciano per le vie centrali dell’isola l’arrivo delle Varvuole. La partenza di questo gruppo è prevista da piazza Biagio Marin con tappa finale in porto per attendere l’arrivo delle streghe del mare (a bordo delle batele camuffate per quel che si può, come narra la leggenda, da barche di vetro) previsto per le 17.30.
Ci sarà a questo punto il consueto movimento coreografico delle batele all’interno del mandracchio, mentre lo sbarco è previsto per le 18.
Dal porto si formerà, quindi, un corteo che attraverso piazza Marinai d’Italia, via Conti di Grado, piazza Duca d’Aosta e via Gradenigo arriverà fino alla diga dove si svolgerà una delle parti coreografiche finali della rievocazione.
Altre scene ci saranno nella Casa della Musica e la fase conclusiva della tradizionale manifestazione culminerà sul palco di piazza Biagio Marin.—
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