L’isola della Cona d’estate colonizzata dai cigni reali VIDEO E FOTO

Se la zona a terra è per i visitatori, quella a mare è tutta dedicata agli animali Habitat unico vigilato dai Camargue. E dopo il Lisert arriva anche qui il grillo
Bonaventura Monfalcone-06.04.2017 Visita alla Foce dell'Isonzo-Isola della cona-Staranzano-foto di Katia Bonaventura
Bonaventura Monfalcone-06.04.2017 Visita alla Foce dell'Isonzo-Isola della cona-Staranzano-foto di Katia Bonaventura

Visita alla Cona, l'isola colonizzata dai cigni reali

 

STARANZANO. Un “tappeto” bianco di cigni reali sul mare, punteggiato da sgarze col ciuffo, beccapesci del Madagascar, da esemplari di sterna comune, gabbiani corallini, anatre, delfini che giocano e qualche rapace in volo in attesa di catturare ghiotte prede. Sullo sfondo il golfo di Trieste, con la scenografia unica delle Falesie di Duino e la costiera calcarea.

È l’Isola della Cona vista dal mare, uno scrigno pieno di sorprese, come il “lato B” di un disco che spesso diventa più famoso del brano principale del “lato A”. Uno spettacolo ammirato nell’escursione in barca verso la Foce dell’Isonzo, in compagnia di una delle guide naturalistica della riserva, Matteo De Luca, operatore della Stazione biologica dell’Isola della Cona (Sbic), sempre attiva nei monitoraggi della fauna stanziale e migratoria, dei mammiferi e della ricca vegetazione.



De Luca, al timone dell’imbarcazione, compagno di viaggio in questa avventura verso la foce dell’Isonzo, lungo un tratto di 5 chilometri, è convinto di questa doppia immagine dell’Isola della Cona. «La zona a terra – dice – è per la fruizione dei visitatori, quella fuori è per gli animali. In particolare questo tratto è molto importante dal punto di vista della conservazione». Andando verso il mare sul lato sinistro si vedono i canneti ripariali e i boschi di golena. Poi arrivando alla foce emergono isole sabbiose, dove è interdetto l’accesso alle imbarcazioni da diporto proprio per tutelare gli uccelli nidificanti. Su una di queste isolette si è “accasata” la zeuneriana marmorata, il grillo rarissimo che non ha colonizzato solo il Lisert, ma dà alla Riserva un ruolo nella conservazione di quella specie.

«Ci sono, poi, delle “praterie” importanti per l’habitat – dice De Luca – soggette a periodica sommersione e tenute tali con il pascolamento dei cavalli Camargue allo stato brado, in genere le femmine, libere da impegni con il maschio in questo periodo.

Bonaventura Monfalcone-06.04.2017 Visita alla Foce dell'Isonzo-Isola della cona-Staranzano-foto di Katia Bonaventura
Bonaventura Monfalcone-06.04.2017 Visita alla Foce dell'Isonzo-Isola della cona-Staranzano-foto di Katia Bonaventura

Il loro scopo è di controllare l’avanzata del canneto e garantire la permanenza della fauna. Sulla destra si nota la zona del Caneo, con la sua torretta di osservazione e il villaggio dei pescatori di Punta Sdobba. Dietro c’è una distesa di canneti che si allunga verso Grado».

Alla foce si apre il sipario con uno spettacolo eccezionale. Davanti compare una “coperta bianca” di centinaia di cigni reali. La zona la utilizzano in particolare per fare la muta tra luglio e agosto. Mescolati tra di loro uccelli marini, gabbiani, diversi tipi di cormorani, poi come il chiurlo maggiore (simbolo della Riserva), l’airone cinerino, il marangone dal ciuffo, un’abbondanza di specie insomma (alla Cona ce ne sono oltre 320) che utilizzano questi habitat per mangiare e per riposarsi in tutta tranquillità.

Bonaventura Monfalcone-06.04.2017 Visita alla Foce dell'Isonzo-Isola della cona-Staranzano-foto di Katia Bonaventura
Bonaventura Monfalcone-06.04.2017 Visita alla Foce dell'Isonzo-Isola della cona-Staranzano-foto di Katia Bonaventura


«Abbiamo quantificato più di 1.050 cigni. A novembre dello scorso anno ce n’erano più di 1.800. All’interno del gruppo, poi, c’è sempre qualche esemplare con il collare che arriva da lontano. Preferiscono questa zona – spiega De Luca – perché le acque sono idonee alle loro esigenze. E quando non volano stanno tranquilli, possono mangiare e riposare e non essere predati da terra».

Il pericolo, comunque, non arriva solo dai rapaci perché abbiamo assistito in diretta, un assalto di gabbiani voraci che in picchiata cercavano fortunatamente invano, di afferrare qualche cucciolo di “mamma cigno” che li ha richiamati proteggendoli sotto le ali.

Attorno all’isoletta di ghiaia, ogni 50 metri sono sistemati cartelli di divieto di avvicinamento delle imbarcazioni. Qualcuno fa finta di non vedere e addirittura attracca. Un rischio se passa la Forestale. Quanti rispettano questo cartello? «La maggior parte delle persone – afferma De Luca – però se qualcuno sale sull’isola cerchiamo di fare opera di convincimento, mentre la Forestale è severa nei controlli. L’isola è molto particolare in quanto a ogni piena o scirocco viene rimodellata dalla natura, da ghiaie fresche e dalle correnti. In quest’isola nidifica il fraticello, la beccaccia di mare e un’anatra nordica che trova in questo golfo».

Ma com’è attualmente la situazione faunistica alla Cona? «È un periodo di passaggio – dice l’esperto osservando con il cannocchiale la riserva – perché le specie che hanno nidificato stanno allevando la prole, alcuni poi svernano a sud come il Cavaliere d’Italia che va verso l’Africa. Ci sono specie che cominciano già ad arrivare, altri in migrazione come il totano moro. Ogni quindici giorni – afferma De Luca – vengono monitorati vari punti della Riserva per gli uccelli, ma tutto quello che c’è, quindi anche mammiferi. La rarità è una sorpresa che è sempre dietro l’angolo. Ogni tanto, infatti, si vede qualche rapace come il falco della regina o un pellicano riccio»

 

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