L’irresistibile fascino del Genoma Umano
TRIESTE Se non vi siete ancora assuefatti alla cronica assenza di eventi culturali a Trieste e continuate ad essere rassegnati alle gite fuori porta verso le mostre di Treviso, Ferrara e d’altre località più illuminate, nella prossima gita puntate il navigatore verso Trento. Se cultura non è soltanto sinonimo di letteratura e arti visive ma anche di scienza, perché allora non concedervi una visita a una nuovissima mostra del Muse di Trento sul Genoma Umano?
La mostra, inaugurata la scorsa settimana, è un’esperienza interattiva tutta da godere. L’allestimento è affascinante. Nella Piazza, sagome di persone comuni raccontano come la genetica abbia segnato la propria vita: storie di malattie degenerative senza rimedio, le incredibili vicende parallele dei gemelli, l’angoscia di portare una mutazione che predispone a un tumore.
Nel Supermarket del Dna, la tentazione di volere che la genetica ci sveli tutto, dalle profezie sanitarie al gusto per i cibi. E poi il legame tra genetica e ambiente, dove società, cultura e esperienze personali plasmano l’uso del Dna per disegnare storie di vita individuali. Una macroscultura di resina inventata dall’artista creativo-visiva Claud Hesse mostra il Dna fatto di cubi che prendono vita a seconda degli input dei visitatori, che inseriscono su un maxi tablet parole chiave dell’epigenetica che animano l’opera di suoni e colori. Le lettere del Dna sono impresse un po’ su tutto, persino sulla faccia e le braccia di un giocatore di pallavolo.
Se l’allestimento è degno delle migliori performance artistiche, il contenuto è il piatto forte. Il sottotitolo – “Quello che ci rende unici” - svela il messaggio fondamentale: è nel Dna che dobbiamo cercare il senso della nostra individualità, delle nostre malattie ma anche delle nostre propensioni, temperamento e gusti. Perché le persone sono tutte diverse? Qual è l’essenza del talento? Perché qualcuno invecchia meglio di altri? Il visitatore, anche senza una cultura scientifica specifica, viene naturalmente coinvolto a interrogarsi sulle questioni etiche e morali che discendono inevitabilmente dalla constatazione che il Dna è l’informazione sovrana. Informazione che ora può essere non soltanto conosciuta ma anche manipolata nei laboratori.
Complimenti sinceri agli organizzatori del Muse per questa mostra, in cui peraltro c’è anche un poco di Trieste, grazie all’Icgeb, che ne ha fatto da partner scientifico e ha preso parte all’ideazione di alcuni dei contenuti
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