Liquidazione delle Coop entro metà 2017
l rimborso di più dell’80% dei depositi dei soci prestatori oggi congelati, di quasi il 75% dei crediti dei fornitori di merci e del 100% delle fatture non saldate tra gli altri ad artigiani e cooperative agricole, nonché il salvataggio di quanti più posti di lavoro possibili: il fine giustifica i mezzi.
Anzi, il fine giustifica la fine. Nel decreto con cui il collegio del Tribunale civile ha dichiarato aperta la scorsa settimana la procedura di concordato anti-crac delle Coop operaie, così come richiesto dal commissario straordinario Maurizio Consoli, compare infatti anche la parola che finora era stata trattata pubblicamente, forse anche per delicatezza e pudore verso una tradizione nata 1903, alla stregua del segreto di Pulcinella: liquidazione.
La fine
La parte del decreto dedicata appunto ai tempi di attuazione del piano si chiude d’altronde con una data di scadenza indicativa, metà 2017, entro la quale si presume possa essere traguardata «la cancellazione della società dal registro delle imprese dopo il completamento delle attività di liquidazione», ovvero fino all’avvenuto «realizzo di tutte le attività» col «riparto finale ai creditori». Si badi: tale cancellazione è inevitabile, dovuta in ossequio alla legge fallimentare, ma potrebbe riguardare soltanto la partita Iva attuale. Il numero di matricola, insomma.
Il marchio
Il marchio Coop operaie, invece, potrebbe sopravvivere alla procedura, con una nuova partita Iva, sempre che - come ha sollecitato lo stesso Consoli nel giorno in cui ha presentato il concordato dopo esserselo visto ammettere dal Tribunale - spunti qualche soggetto imprenditoriale interessato proprio a rilevare il marchio insieme a qualche punto vendita. Non è un mistero, dopotutto, che in estate ad esempio l’iper delle Torri sarà griffato Coop Nordest e Gran Duino diventerà Conad.
Il giudizio
«Lo stato di crisi della società stessa», si legge più sotto ancora, nel decreto del Tribunale di ammissione al concordato, è tuttavia «ricavabile dai dati patrimoniali, economici e finanziari dei bilanci degli esercizi dal 2010 al 2013». Gli stessi, grosso modo, su cui è stato costruito il «procedimento per dichiarazione di fallimento promosso» ad ottobre dalla Procura, che portò com’è noto al commisariamento dei vertici guidati dall’ex presidente delle Operaie Livio Marchetti e dal cosiddetto «uomo ombra» individuato dai pm Federico Frezza e Matteo Tripani: Augusto Seghene.
L’adunanza
La scansione dei tempi di chiusura della pratica Coop ad ogni modo è zeppa di tappe intermedie. La prima, fondamentale, è quella del 7 maggio quando, in un luogo che sarà individuato in sede di convocazione anche a mezzo stampa, si terrà l’adunanza dei creditori, in cui si voterà il piano (per chi non ci sarà fisicamente né per delega varrà il silenzio-assenso) e sarà contestualmente pronta la lettera che Consoli si è impegnato a preparare per consentire ai soci prestatori di reclamare a Banca Generali il 30% dei loro crediti coperto da fideiussione. A quel punto potrà essere dato corso alla cosiddetta «omologa» del concordato. Per intanto l’attività aziendale andrà avanti con tutti i dipendenti.
I realizzi
Sarà ad «omologa» timbrata, in effetti, «presumibilmente entro giugno», che saranno portate a termine e formalizzate le aste sui beni (anche in base alle manifestazioni d’interesse o alle vere e proprie offerte già esistenti, a cominciare da quelle per complessivi 28 punti vendita a fronte di 49 milioni messi sul piatto da Nordest e Conad) nonché le trattative sindacali sulla riassunzione dei dipendenti in vista degli ammortizzatori sociali per gli esuberi garantiti dalla Regione.
I rimborsi
«Presumibilmente entro luglio», così, saranno firmate le compravendite dei beni già alienabili e arriveranno i primi soldi, a cominciare da quelli di Banca Generali. E qui Consoli, a parole, ha ribadito la possibilità di un rimborso ai soci prestatori superiore al 60%. «Entro settembre», altrettanto «presumibilmente», con un’appendice a «dicembre», sarà ultimato il grosso del pagamento promesso ai creditori. La partita dei possibili realizzi superiori alle attese si giocherà nel 2016, anno in cui si prefigura «l’allocazione dei residui cespiti» in vista di eventuali «ulteriori riparti in favore dei crediti chirografari», che potrebbero derivare anche dalla «fusione tra Cotif e Folium», ovvero le due controllate immobiliari, «nell’ottica di una migliore liquidazione dei relativi assets»: «il ricavato netto verrà interamente assegnato a Coop operaie e da questa ripartito ai creditori».
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