L’INTERVISTA Illy: «Torno per servizio ma non è l’inizio di una carriera bis»

L’ex governatore ringrazia ministero e Regione per la nomina in paritetica «Ho accettato solo per l’importanza della commissione»

TRIESTE. «L’inizio di una nuova carriera politica? Mi sento più portato all’autorottamazione che non a una autocandidatura». Riccardo Illy smentisce in fretta che l’incarico nella Commissione paritetica Stato-Regione possa essere l’anticamera di una scalata a ruoli più importanti, di governo, a fianco di Matteo Renzi. Nell’ambiente politico si è pensato subito al passo successivo, ma il diretto interessato smonta le supposizioni. Non solo perché quella attuale è una politica che l’ha «profondamente deluso». Ma anche perché non si aspetta proprio di essere chiamato, nemmeno ci fosse Renzi in cabina di regia: «Se verranno scelte persone giovani per un governo che avrà bisogno di grandi energie, non potrò che condividere». Non si sottrae alle domande, l’ex governatore. Ma chiarisce che, nel ruolo che lo aspetta, non saranno i cittadini il suo primo interlocutore: «Avrò come riferimento lo Stato e la Regione. Sarò molto parco nella comunicazione pubblica».

Come si è arrivati al suo grande ritorno?

La premessa è un ringraziamento al ministro Delrio e alla presidente Serracchiani. È chiaro che la nomina, attestato di fiducia nei miei confronti, è stata concertata tra loro.

Perché ha accettato dopo i rifiuti del passato?

Per l’importanza della Commissione di cui sarò membro.

Prima membro, poi presidente.

Nel decreto del ministro è scritto membro. Mi fa piacere che si pensi alla mia presidenza, ma non dò mai nulla per scontato.

Come si avvicina al nuovo compito?

Con lo spirito di servizio di sempre. Anzi, più che mai con quello spirito. L’immagine della politica di oggi mi porterebbe più a starne lontano che ad avvicinarmi.

Che contributo ritiene di poter fornire?

È presto per dirlo. Nel rispetto delle linee guida dello Stato e della Regione cercherò di portare i migliori risultati per le due parti.

Ha l’impressione che la Commissione sia stata poco sfruttata negli ultimi anni?

Altre Regioni hanno saputo acquisire più competenze rispetto a noi. In momenti diversi, quando forse al Friuli Venezia Giulia quelle competenze non sono sembrate così strategiche e si è preferito evitare qualche rischio.

Le cose sono cambiate?

Vuoi per la ristrettezza delle risorse, vuoi per ragioni di una migliore gestione regionale di certi poteri, credo valga la pena oggi considerare degli ampliamenti. Il primo input dovrà arrivare dalla Regione. Negli ultimi anni mi sono spesso chiesto perché l’amministrazione ha accettato i tagli alle entrate senza domandare in cambio nuovo competenze. Anziché lasciarli a Roma, avremmo potuto spendere noi quei soldi.

Ci racconta com’è andata quando rifiutò la prima proposta di Serracchiani di far parte della Paritetica?

È stato spiegato correttamente, non c’è troppo da aggiungere. In seguito il ministro Delrio mi ha chiamato e, in questo caso, non ci sono state fughe di notizie.

Si rivede in qualche atteggiamento della governatrice quando tira dritto, sceglie, decide in solitaria, proprio come faceva lei?

Mi pare che tenda a perseguire i propri obiettivi con molta fermezza, senza preoccuparsi troppo che qualche componente della maggioranza possa non condividere qualche passaggio.

Parlava dell’immagine della politica. Deluso?

Non ci vuole molto per condividere un pensiero di delusione. Risultati elettorali, andamento dell’economia, insofferenza dei cittadini: tre fattori che sono effetto di una politica che, evidentemente, non ha funzionato.

Di chi sono le responsabilità?

La causa prima sono le regole del gioco, legge elettorale in testa. A cascata, a partire dal Parlamento, tutto il resto ha funzionato peggio.

Si aspetta che i nuovi leader, a partire da Renzi, possano favorire una svolta?

Qualche mese fa avrei faticato a individuare un elemento positivo che inducesse a sperare in un futuro migliore, sul piano politico ed economico. Oggi ho almeno una speranza.

Siamo all’inizio di una sua seconda carriera politica?

Francamente non lo credo. Il direttivo del Pd è composto da giovanissimi, peraltro in gamba. Se Renzi dovesse essere chiamato a formare un nuovo governo, credo farebbe una scelta analoga. Il mio ruolo, viste le esperienza passate e i compiti in Paritetica, è più quello di un saggio.

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