L'intervista al presidente del Consiglio regionale Zanin: «Subito il tavolo della terza ripartenza»

Lunedì presiederà la prima riunione per definire gli assi dello sviluppo futuro in Friuli Venezia Giulia
Piero Mauro Zanin
Piero Mauro Zanin

TRIESTE Le strategie si decidono sui territori. Ne è convinto il presidente del Consiglio Piero Mauro Zanin, che lunedì presiederà la prima riunione di quello che ha battezzato il Tavolo della terza ripartenza, «dopo quella postbellica e quella post terremoto», che vedrà le forze del Consiglio regionale mettere a punto un documento contenente gli assi per lo sviluppo del Friuli Venezia Giulia.

Anche il Consiglio darà il suo contributo al Recovery?

«Molte risorse devono arrivare e serve un disegno strategico. Mentre la giunta affronta l’emergenza, il Consiglio deve pensare alla visione. Il Tavolo parte lunedì e serve a immaginare le linee sui cui collocare non solo le risorse del Recovery, ma anche quelle della programmazione comunitaria 2021-27 e quelle che Stato e Regione metteranno a disposizione nei prossimi anni».

Le priorità?

«Per il Fvg ci sono obiettivi subito spendibili: creazione di una manifattura 4.0 per rafforzare l’export grazie all’innovazione e collegamento fra porto e aree industriali per non fare del Fvg solo un luogo di passaggio. Bisogna poi risolvere il nodo delle connessioni: con lo smart working le intelligenze si sposteranno in luoghi con alta qualità della vita, che devono avere però rapida connessione col mondo».

Non è tardi per lavorare sul Recovery?

«La ministra Gelmini ha chiesto venga avviato un coordinamento con le Regioni. La Regione ha già immaginato una serie di progettualità, ma il Tavolo comunque vuole allargare il ragionamento a tutte le risorse che avremo in futuro».

Lei è guarito bene dal Covid. Il Friuli Venezia Giulia quanto è ammalato?

«Io me la sono cavata con una blanda influenza. La regione è molto colpita, ma il sistema sta tenendo. Mi toccano gli oltre tremila decessi: come se fosse sparito un intero paese. Ma a preoccupare ancor di più è la crisi sociale ed economica, che ci chiede di mettere in sicurezza impresa e partite iva, ripartire su basi nuove e pensare al Fvg del 2030».

Come andrà con i nuovi patti finanziari?

«Il presidente della Regione Fedriga ha già portato a casa risultati importanti e speriamo che questo governo di larghissime intese affronti lo scippo delle risorse alla Regione deciso, pur in un momento di difficoltà. Oggi non c’è più l’Europa matrigna del patto di stabilità: possiamo riprenderci le risorse per i nostri servizi, nulla di più».

La ministra Gelmini nicchia sulle Province elettive…

«Mi auguro che si arrivi al risultato. Le Province possono creare una rete in un territorio frammentato e assumere funzioni oggi svolte dalla Regione. Ma servono enti innovativi e aggregazioni fra Comuni per mettere assieme servizi veri».

Che giudizio dà del governo Draghi?

«La soluzione era necessaria davanti alla crisi della politica e delle due diverse alleanze costruite dopo le elezioni. Per sparigliare, si è usata la miglior riserva della Repubblica. Questo ha creato un immediato riposizionamento della politica e credo che il sistema post Draghi sarà diverso. Sono stato un sostenitore entusiasta della soluzione, ma c’è delusione per come si è costruito il governo. Servirebbe maggiore presenza attiva del premier».

Qual è il futuro del centrodestra in Italia e in Fvg?

«Forza Italia ha un ruolo chiave per l’aggancio della coalizione al Ppe, dopo i segnali importanti nella Lega, con Giorgetti, Zaia e Fedriga, che mi fanno sperare in un centrodestra europeista, al cui interno può esserci anche la destra. Un centrodestra sovranista avrebbe invece difficoltà a farsi riconoscere dal paese e a governare. In Fvg la prima certezza è che Fedriga si ricandiderà e credo ci sia l’ambizione di creare una civica del presidente, moderata e riferita a un programma di governo decennale. Vi entreranno singole individualità».

Magari anche Zanin?

«Mai dire mai. Valuteremo al momento opportuno, ma non si tratta del mio futuro, bensì di un progetto di regione».

Intanto continua la querelle Mtf. Andrete in tribunale?

«Non si è mai visto che una società faccia comunicati stampa su scelte interne: un uso politico per delegittimare. Voglio che emerga la realtà: c’è un giudice a Berlino». —

D.D.A.

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