L'intervento del sindaco di Trieste: «Ecco come cambierà l’area di Porto vecchio»

Il primo cittadino del capoluogo giuliano spiega a tutto tondo la portata dell'operazione
L'area di Porto vecchio
L'area di Porto vecchio

Ringrazio il quotidiano di Trieste per lo spazio che mi ha concesso per fare un quadro sintetico, ma completo di come la mia Giunta comunale sta governando la crescita e lo sviluppo della città, oggi e per gli anni a venire. Questo complesso processo che, come vedremo riguarda più ambiti cittadini tra loro interconnessi per dare vita ad quadro armonioso, è partito sì da una nostra visione, si è sviluppato con atti pubblici, si è consolidato con progetti ed ora si sta concretizzando con i cantieri.


In questi giorni a seguito della firma dell’Accordo di Programma per lo sviluppo e la riqualificazione del Porto Vecchio che si sostanzia, è opportuno ribadirlo, nello Statuto del Consorzio Ursus, nella definizione degli immobili che restano di proprietà pubblica e nella Variante Urbanistica, si sono succeduti molti interventi interessanti con oggettivi spunti di riflessione, ed altri più speciosi, che hanno solo evidenziato un atteggiamento precostituito e strumentale.


Per comprendere la portata “dell’Operazione Porto Vecchio” bisogna avere un quadro più ampio, non una visione, di ciò che stiamo facendo a Trieste. Sotto il profilo della panificazione questa mia Amministrazione si è mossa in questi cinque anni con coerenza, agilità di strumenti ed in forza di uno programma ben strutturato. A partire dal Piano Regolatore vigente si è proceduto con alcune varianti correttive richieste dai professionisti, categorie, enti e cittadini, per procedere su diversi settori in un quadro organico unico. In questo quadro cito il Piano del Centro Storico, Il Piano della Mobilità Sostenibile, la Variante del Porto Vecchio, l’Accordo di Programma per il Porto Vecchio. Questi Piani sono collegati tra loro in un unico processo di sviluppo della città, ciascuno per la sua parte di competenza ed, insieme, definiscono un quadro di riferimento per tutti gli interventi sul territorio che si potranno attuare nei prossimi anni. Chi parla di “mancanza di visione” (già superata dai processi e fatti in corso), “spezzatini” o altre amenità o è in malafede o non ha letto i documenti.
Per una migliore e completa comprensione procediamo con ordine. Questa Amministrazione, dopo quarant’anni di stasi, ha superato il vecchio e non più attuale Piano Semerani, adottando il nuovo Piano Particolareggiato del Centro Storico. Un lavoro titanico, fatto tra l’altro in piena pandemia che, sulla base delle analisi di ben 1621 edifici del centro storico ha portato a individuare quattro gradi di interventi per dare chiarezza sulle modalità operative, permettendo il riuso degli edifici storici, spesso abbandonati e non recuperabili per la rigidezza delle norme attuali, valorizzando il patrimonio esistente per divenire ancora più attrattivi sul piano turistico, economico e culturale, migliorando la qualità abitativa dei residenti, il tutto rispettando i vincoli architettonici e paesaggistici.
Poi c’è il Piano Urbano della Mobilità Sostenibile adottato, preciso, per la prima volta a Trieste. Per la sua natura questo Piano è a lungo termine e tende a migliorare in misura sensibile la “sostenibilità” del sistema dei trasporti, delle connessioni tra Trieste e gli altri Comuni del territorio, perseguendo obiettivi interessanti ed ambiziosi tali da caratterizzare il volto prossimo e futuro della nostra città per quanto riguarda il miglioramento delle condizioni di sicurezza degli spostamenti, la riduzione dell’inquinamento atmosferico, acustico e dei consumi energetici, la maggiore efficienza ed economicità dei trasporti di persone e merci privilegiando le scelte modali. Questo piano è integrato, inoltre, dal Biciplan che progetta nuovi itinerari e percorsi ciclabili sul territorio ed il Piano Eliminazione Barriere Architettoniche che costruisce una rete di percorsi accessibili garantendo la fruizione completa della mobilità cittadina e dei servizi pubblici.
Proseguiamo, ciò che alcuni chiamano “Piano Strategico” è già un documento finito che si chiama “Variante per il Porto Vecchio” capace di recuperare e mettere a servizio della città questa eccezionale testimonianza di architettura dell’ottocento europeo. Nel 2019 con delibera del Consiglio Comunale (votata anche da buona parte delle opposizioni) sono state formulate le linee di indirizzo per la riqualificazione dell’area. La Variante esprime un chiaro percorso (non visione) sul futuro assetto del Porto Vecchio ed è al tempo stesso uno strumento flessibile che evita di imporre rigidi vincoli agli investitori. Ciò consente una maggiore appetibilità dei magazzini e una maggiore libertà operativa agli imprenditori. La variante ha predisposto quattro Sistemi:
-    Il Sistema Misto che include i grandi magazzini storici e dove sono ammesse destinazioni di tipo direzionale, turistico-ricettivo, industriale Hi-tech (escluse industrie inquinanti), commerciale (esclusi centri commerciali) e servizi. In questo sistema è ovviamente consentita una residenzialità fino al 70% degli immobili e non in tutta l’area del Porto Vecchio (65 ettari) come qualcuno, strumentalizzando le cose, vuol far credere.
-    Il Sistema dei Moli che include le aree demaniali ed il futuro sviluppo dell’Adria Terminal anche in termini crocieristici.
-    Il Sistema Museale, Scientifico e Congressuale che comprende il Centro Congressi (già realizzato), il Museo del Llyod (già realizzato), l’Immaginario Scientifico (già insediato), il nascente Museo del Mare e gli immobili vicini legati allo sviluppo scientifico. In questo Sistema, inoltre, il Comune ha già realizzato i sottoservizi, la viabilità, i percorsi pedonali e ciclabili.
-    Il Sistema Ludico Sportivo che prevede aree verdi, passeggiate e attrezzature per lo sport. In questo Sistema c’è anche il terrapieno di Barcola (che non tocca le società sportive presenti) le cui problematiche ambientali si stanno risolvendo con il contributo di tutti gli Enti.
A questi Sistemi si può sommare il Parco Lineare dal centro città fino a Barcola, attraverso un percorso verde ed ecologico all’interno del patrimonio di archeologia industriale del Porto Vecchio. Tutti questi piani e processi, voglio ribadire, sono il frutto del lavoro di importanti professionalità pubbliche e di percorsi deliberativi fatti con professionisti, categorie ed enti.
Arriviamo al recente Accordo di Programma siglato al termine di un complesso percorso di armonizzazione normativa demaniale, regionale e comunale. All’interno di questo documento c’è anche la costituzione del Consorzio formato da Comune di Trieste, Regione Fvg e Autorità di Sistema Portuale. La composizione totalmente pubblica di questa realtà, che è la cabina di regia dell’Operazione Porto Vecchio, può contare su qualificate professionalità ed è stata fortemente voluta e cercata per far si che tutte le risorse pubbliche vengano destinate per l’esclusivo interesse del territorio senza dissiparsi in sovrastrutture o scatole cinesi.
Semplificando e per far capire a chi sembra non voler intendere, il ruolo del Consorzio è quello di mettere in vendita gli immobili in forza delle destinazione dei Sistemi (esposti in precedenza) controllare che i progetti dei futuri proprietari/investitori siano conformi ai Sistemi, controllare il rispetto della normativa, cercare potenziali acquirenti oltre alle già numerose manifestazioni di interesse pervenute. La Sovrintendenza farà la sua parte, così come saranno coinvolti i soggetti opportuni a garanzia della liceità di tutte le presenze e degli investimenti. Sarà il futuro proprietario che farà i lavori a decidere se avvalersi delle capacità dei Semerani di turno per i suoi interessi ed interventi, non è questo il compito del Consorzio.
Credo che questa sintesi, anche se non completa e che ha tenuto fuori molti altri temi e processi, possa contribuire a fare chiarezza sia sul percorso complessivo di sviluppo per la città di questa amministrazione, che ha ricevuto il Porto Vecchio appena il 30 giugno del 2017 (non sei anni fa), sia a fornire elementi utili e poco conosciuti all’opinione pubblica. Infine, posso comprendere come certa “cultura pelosa” di sinistra sia infastidita dai risultati che sta conseguendo il sottoscritto, un onesto botegher, diventato imprenditore, poi per tre volte eletto Sindaco, con la passione per la politica, il rispetto per i denari e beni comuni, capace di avvalersi di professionisti pubblici validi e soprattutto con un grande amore per Trieste.



 

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