L’inno imperiale per l’addio all’ultimo degli Asburgo

Vienna ritorna imperiale: per qualche ora la capitale austriaca ha rivissuto i fasti ultrasecolari in occasione dei funerali di Otto, l’ultimo degli Asburgo. Tremilacinquecento persone attorno al feretro

VIENNA Difficilmente l'Austria vedrà di nuovo una celebrazione come quella che ieri ha portato all'inumazione della salma di Otto d'Asburgo nella Cripta dei Cappuccini. Come già fu il primo aprile 1989, quando a Vienna si celebrarono le esequie dell'ex imperatrice Zita, il mondo politico ed istituzionale austriaco e europeo e migliaia di semplici cittadini hanno reso l'estremo saluto al figlio dell'ultimo imperatore. Sotto un cielo limpido ed estivo - “Kaiserwetter” (tempo da imperatori), come si dice a Vienna - sulla piazza Santo Stefano già qualche ora prima della cerimonia funebre si sono raccolte associazioni patriottiche e corporazioni studentesche in uniforme e con stendardi. Tra le presenze illustri, il gotha delle teste coronate europee.

Tra gli altri i reali Carlo Gustavo e Silvia di Svezia, i granduchi del Lussemburgo, i principi del Liechtenstein, gli ex re di Romania e Bulgaria, oltre al presidente austriaco Fischer e al cancelliere Faymann. Nel complesso, migliaia di persone come in un romanzo di Joseph Roth, e una replica del precedente funerale di Zita. Ma anche un'eco delle esequie di Francesco Giuseppe nel 1916, immortalate nella celebre foto in cui il piccolo Otto vestito di bianco e coi lunghi boccoli biondi incede tra i genitori sul Graben. Il Requiem sulle note di Haydn è iniziato alle tre del pomeriggio nella cattedrale preparata per il grande evento con semplici fiori bianchi e rossi e la bara coperta dalla tradizionale bandiera giallo-nera, fiancheggiata da ceri. Una vista austera, consona alla personalità di Otto d'Asburgo, educato per essere un giorno il nuovo monarca, ma cresciuto senza concessioni al lusso, attraverso svolte esistenziali drammatiche.

«Ciò che ammiro in lui - ha detto il cardinale Schönborn nell'omelia - è stata la sua capacità di adeguarsi a situazioni sempre nuove ma al contempo il suo coraggio nell'attenersi a ciò che considerava sua eredità e missione». Dopo invocazioni lette dai sette figli dell'ex principe ereditario, che auspicando difesa della vita e della famiglia, e lotta a ideologie come il nazi-fascismo, il comunismo e il relativismo, sono risuonate in Santo Stefano come un nuovo suggello dei sempre ottimi rapporti tra gli Asburgo e la Chiesa cattolica, un velo di imbarazzo ha venato l'annuncio dato dal cardinale, che la funzione religiosa sarebbe terminata con una strofa dell'inno asburgico: «Un ultimo saluto al defunto, e un omaggio alla famiglia», ha precisato Schönborn. Alle 17 il corteo funebre di 3.500 persone nelle più svariate, variopinte uniformi dell'impero austro-ungarico, si è messo lentamente in marcia per percorrere tra ali di una folla composta i quasi 2 chilometri e mezzo tra la piazza della cattedrale, il Palazzo Imperiale, la Piazza degli Eroi, la Ringstraße, la piazza dell'Albertina e quindi il Neuer Markt, su cui si affaccia la Cripta dei Cappuccini.

Davanti alla porta del convento, un cerimoniale analogo a quello voluto da Otto per la madre Zita, e non di lunga tradizione, come comunemente si crede, ha aperto i battenti al defunto verso l'ultima dimora. Alle 18.30, dopo che le note dell'Inno alla Gioia di Beethoven avevano reso onore alla carriera di Otto come europarlamentare, l'intera piazza ha intonato nuovamente l'inno asburgico. E per qualche minuto Vienna è ridiventata la capitale dell'impero.

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