Link, Premio Luchetta Incontra - Le guerra dei bambini di via Valussi
Due visite straordinarie hanno segnato le prime settimane di questo 2017 nel centro di accoglienza della Fondazione Luchetta Ota D'Angelo Hrovatin, in via Valussi a Trieste. Il 17 febbraio ha fatto tappa la presidente della Camera dei Deputati, Laura Boldrini. Un incontro per quanto possibile informale, cominciato con il piccolo Desmond che si rifiutava di consegnarle la rosa che gli era stata affidata, come a tutti gli altri bambini: quando Desmond ha cercato di colpirla, ho temuto per un attimo che le guardie del corpo potessero scattare, ma grazie al cielo si è risolto tutto con una risata.
Boldrini è stata molto affettuosa ed ha avuto per noi parole di grande apprezzamento. Inutile dire quanto questo riconoscimento, come presidente della Fondazione, mi abbia riempito di orgoglio. Mi è piaciuto soprattutto il fatto che dicesse che la Fondazione parla alla nostra società, come un messaggio di solidarietà e di inclusione. È proprio questo il significato vero del nostro lavoro e che io sento tantissimo: esserci, fare qualcosa che vada contro l'ondata di chiusura e di intolleranza che sta rischiando di travolgere il nostro mondo. Un'ondata a cui, forse, noi che abbiamo visto cadere il muro con la speranza che "il mondo avesse capito", non eravamo preparati. Purtroppo, quando succedono queste cose, penso che bisogna rimboccarsi le maniche e lavorare, anche controcorrente, anche rischiando di scontentare qualcuno. È il rispetto verso noi stessi che ce lo impone, prima ancora del senso del dovere.
Un mese dopo, il 18 marzo, è arrivata Lamiya Aji Bashar accompagnata da Mirza Dinnay, membro dello Yezidi Coucil e fondatore della Ong "Yezidi Bridge". Lamiya è una ragazza sopravvissuta all'Isis..venduta più volte come schiava, insieme alle sue sorelle, è riuscita a fuggire ai suoi aguzzini dopo otto mesi di prigionia. Scappando è saltata su una mina che ha ucciso le ragazze che erano con lei. Miracolosamente soccorsa, Lamiya è sopravvissuta e nel 2016 il Parlamento europeo l'ha insignita del premio Sacharov.
Inutile dire come tutto, davanti ad una persona così, sembri assolutamente inadeguato. Tutto sembra ridicolo, perché l'orrore e la paura che questa ragazzina porta dentro di sé sono inimmaginabili. Incontrarla ha reso reale quello che si legge distrattamente sul giornale. È stato un incontro con la cattiveria degli uomini, che sembra così lontana dal nostro mondo dorato.Ho provato la stessa sensazione la volta in cui mi sono trovata a parlare con due sorelle sopravvissute ad Auschwitz.
Perché per quanto le cose si sappiano, non sembrano vere fino a che non ci si scontra con chi quelle esperienze le ha vissute direttamente sulla sua pelle. Mi sono tornati in mente i discorsi che faceva Marco, quando tornava da una trasferta in Bosnia, durante quella ferocissima guerra, e mi sono ricordata dell'angoscia che si portava a casa , che non riusciva più a dimenticare e anche del suo stupore perché «i bambini, anche sotto le bombe, riescono a giocare». «Qualcosa è cambiato dopo la consegna del Premio Sakharov a me e Nadia Murad - ha spiegato in Fondazione Lamiya Aji Bashar - L'attenzione del mondo è cresciuta e abbiamo aumentato l'attivita' di sensibilizzazione. Ma si puo' e si deve fare ancora molto per la causa della nostra comunità, favorendo la creazione di aree in cui il popolo Yazida possa vivere pacificamente». Tutto così astratto allora e così concreto oggi: quando vedo i nostri piccoli ospiti di tutti i colori che mi accolgono in via Valussi, in via Chiadino o a Bristie con i loro genitori, mi fanno dire che questa è la strada che dobbiamo continuare a percorrere.
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