Lingua dei vicini sconosciuta a tutti i sindaci di Gorizia

di Roberto Covaz
«Confesso di avere un pessimo rapporto con le lingue straniere, ma nelle occasioni ufficiali mi sforzo almeno di salutare in lingua slovena. Lo faccio per rispetto istituzionale, non certo perché mi senta obbligato».
Sono parole del sindaco Ettore Romoli, sorpreso come tanti altri che di questi tempi torni a diventare quasi una discriminante politica per un amministratore pubblico goriziano conoscere o meno la lingua slovena. Ma la Slovenska skupnost, attraverso i suoi vertici, è stata chiara: appoggerà più volentieri un candidato sindaco di centrosinistra che sappia lo sloveno.
Nella prima repubblica l’amministrazione comunale di Gorizia è quasi sempre stata retta da un pentapartito Dc, Pri, Pli, Psdi e Unione slovena. Un rappresentante degli sloveni “bianchi” è sempre fatto parte della giunta, eppure nessun sindaco di Gorizia da Ferruccio Bernardis (1948-1961) in poi sapeva spiaccicare una sola parola di sloveno.
Perchè ora diventa una discriminante? La domanda va lasciata in sospeso; meglio attendere che decanti il clima effervescente da Primarie nel centrosinistra.
Tra i sindaci goriziani che più davano l’impressione di conoscere lo sloveno c’è stato Antonio Scarano. «Ma sa giusto salutare», ricorda l’amico Erminio Tuzzi, ultimo sindaco democristiano di Gorizia. Che chiosa: «Sono gradese e parlo quel dialetto, abito a Lucinico e so il friulano e nella vita ho insegnato inglese. Di sloveno non so nulla».
«Se mio padre sapeva lo sloveno? Tenderei ad escluderlo», puntualizza Antonella Gallarotti figlia di Franco, primo cittadino per un anno nel 1964. Nemmeno Michele Martina parla correttamente lo sloveno nonostante sia unimamente considerato il sindaco che per primo ha superato la cortina di ferro. Non l’ha imparato nemmeno Vittorio Brancati nonostante l’assidua frequentazione di Mirko Brulc, sindaco di Nova Gorica ai tempi della caduta dei confini che invece conosceva bene l’italiano, ma negli incontri formali giustamente si esprimeva in sloveno. Perfetto italiano anche per Crtomir Spacapan, predecessore di Brulc, e per Matej Arcon, l’attuale primo cittadino di Nova Gorica che conosce benissimo pure il nostro dialetto.
Dubitiamo che il sindaco Pasquale De Simone (1972-1980), esule da Pola, si cimentasse con lo sloveno ai tempi della Jugoslavia. Così come Poterzio e Valenti. Per non parlare di Lorenzo de Luca di Pietralata e Pantaleo Zaccheo, i due commissari prefettizi che hanno guidato Gorizia per un po’.
Resta che conoscere lo sloveno sarebbe un valore aggiunto per i goriziani, ma a un sindaco probabilmente vanno chieste altre credenziali.
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