Linea Capodistria-Divaccia minaccia la Val Rosandra
Sarà un’invasione in una delle più “protette” riserve naturali del territorio il cantiere per il raddoppio del binario sulla linea Capodistria-Divaccia che in ben 7 anni di lavori progetta di costruire 27 chilometri di nuova ferrovia di cui 20,3 da creare in galleria, e due viadotti, per un tratto costeggiando il confine italiano e andando a sfiorare a poche centinaia di metri le frazioni di Grozzana, Pese, Draga Sant’Elia, Bottazzo, Bagnoli della Rosandra, Dolina, Prebenico, Crociata e Caresana nel Comune di San Dorligo della Valle, e Aquilinia e Noghere nonché Rabuiese e Vignano in Comune di Muggia. L’impatto più preoccupante, e ben segnalato dagli esperti sloveni, sarà naturalmente sulla Val Rosandra.
Il governo sloveno, rispettoso delle norme Ue, ha inviato anche a noi la enorme relazione relativa all’impatto ambientale “transfrontaliero”, e le oltre 700 pagine di analisi sul terreno e il suo verde, sulla fauna (ampiamente protetta o nella lista “rossa” delle specie a rischio), sull’inquinamento delle acque e da rumore, sui beni architettonici e archeologici che si trovano sul tracciato sono ora disponibili sul sito della Regione. Entro il 23 gennaio chi ne ha titolo potrà esprimere le sue osservazioni.
L’infrastruttura, pensata per raddoppiare il percorso delle merci da e per il porto di Capodistria, entrerà coi suoi escavatori e caterpillar in 2 Zone Natura 2000, oltre che nella Riserva naturale protetta della Val Rosandra dove vivono fino a 20 specie animali protette e 89 specie di farfalle, “effimere” a rischio estinzione, anfibi e rettili rari, 41 specie di uccelli nidificanti di cui 11 a rischio di estinzione come il picchio verde, lo zigolo nero e il gufo reale (ma tra Rosandra e Ospo le specie sono 130 di cui 79 nidificanti e in più ci sono pipistrelli, caprioli, camosci, conigli, scoiattoli, ghiri, lince, toporagno etrusco). Poi ci sono appunto le Aree carsiche della Venezia Giulia (161 specie animali qualificative della zona) e il Carso triestino e goriziano (7 specie di anfibi, 12 di invertebrati, 7 di mammiferi e così via per un totale di 23 diversi tipi di habitat).
Lungo l’intero tracciato verranno rimossi 3 milioni e mezzo di metri cubi di materiali di scavo, saranno necessari 2,5 milioni di metri cubi di materiale edilizio più 58 chilometri di binari e scambi, e ovviamente è la parte slovena quella a maggiore impatto su foreste, vigneti, frutteti, artigianato, paesi antichi, chiese, grotte, foibe, con pericolo per caprioli, cinghiali, cervi, e se capitano da quelle parti (come accade) anche orsi.
In Italia a rischio pure i torrenti. Nell’Ospo è certificata l’esistenza di 5 specie di pesci tra cui il codirosso e l’anguilla, 12 specie di rettili, tutti animali a rischio estinzione. Ma è il Rosandra più di tutti quello in pericolo. Gli esperti di Lubiana certificano che ogni interferenza perfino sui suoi affluenti «comporta conseguenze negative alla popolazione dell’intera valle».
Per mitigare i danni vengono consigliate misure eccezionali. Una strada di servizio (di cui già si parlava come necessaria variante), la costruzione di due ponti in materiale naturale sopra il corso d’acqua fatti in modo da lasciar passare (sotto) la fauna selvatica e da non creare pericolo (sopra) per gli uccelli che migrano e nidificano, affidandosi a esperti per la salvaguardia del gufo reale. Si consiglia di non lavorare nella stagione riproduttiva, di non abbattere boschi e foreste nella stagione delle nidificazioni, e poi è suggerita una misura eccezionale: trovare un esperto di gamberi. Nel Rosandra vivono colonie di gamberi di acqua dolce, assoluta rarità. Prima che il cantiere dissesti, gli sloveni consigliano di metterne in salvo altrove, via dall’ambiente naturale minacciato, la maggior parte possibile.
Tre i cantieri previsti nella gola della Val Rosandra, 2 nell’ecosistema del Rosandra e 2 sul ciglione carsico, con rischio di incontrare non solo piante rare come il Garofano di Montpellier, il Garofano tergestino e l’Iris siberiano, ma anche reperti archeologici, «chiese, monumenti, borghi e paesi», nella Rosandra ci sono reperti del Paleolitico, l’acquedotto romano, e la ex ferrovia ora pista ciclopedonale. Per finire: quando passeranno i treni (fra molti anni) Vignano avrà inquinamento acustico e «serviranno barriere antirumore».
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