L’incubo “ribaltone” nel futuro di Bratušek
TRIESTE. Per alcuni è un incubo. Per altri un’occasione. Sta di fatto che la premier slovena Alenka Bratušek non ci dorme la notte. Il suo nome è “ribaltone”. Tradotto significa che a dimissioni formalizzate da parte della premier (centrosinistra) si trova un nuovo premier incaricato di formare l’esecutivo, magari un candidato di centrodestra, magari con un mega inciucio in cui Jankovi„ non sarebbe certo estraneo. Fantapolitica? Non proprio se la stessa Bratušek ha sentito la necessità di prendere carta e calamaio e inviare una lettere ai presidenti di tutti i partiti e ai capigruppo parlamentari. Contenuto? Lei si augura che le elezioni politiche anticipate possano tenersi prima possibile. E fin qui nulla di strano, ma è il passo seguente che latinamente suona come “excusatio non petita, accusatio manifesta”. Scrive Bratušek: «Se vogliamo abbreviare i termini che portano alle elezioni anticipate dobbiamo farlo tutti assieme per non andare alla ricerca di un nuovo premier incaricato».
Eccolo “il peccato originale”, la madre di tutte le paure, l’incubo. In poche parole: “il ribaltone”. Che tutti a parole e comunicati negano ma che ognuno, dentro di se, ci fa un pensierino. Come fa, ad esempio, la Lista nazionale del ministro degli Interni, Gregor Virant proclamare ai quattro venti «al voto, al voto subito» se proprio quel voto rischia di cancellarla dalla geografia politica slovena (i sondaggi la accreditano dello 0,4%)? Più comprensibile la volontà di urne da parte dei socialdemocratici (Sd) che sempre dagli ultimi sondaggi diventerebbero il primo partito del Paese superando, seppur di un’incollatura, i democratici del pregiudicato Janša. Democratici che attraverso il proprio capogruppo in Parlamento, Jože Tanko certo non fugano l’incubo di Bratušek. I deputati democratici, afferma, decideranno in base alla situazione e quando questo sarà necessario. E intanto preannunciano la formalizzazione di un’accusa nei confronti di Bratušek presso la Corte costituzionale per comportamento contrario alla costituzione per l’appunto se lunedì prossimo non formalizzerà le sue dimissioni in Parlamento.
La premier, dunque, è con le spalle al muro e a mettercisi è stata anche da sola con quella lettera troppo sincera, indice di uno che ha veramente l’acqua alla gola. Una premier senza partito (si è dimessa da Slovenia positiva) e che può contare solo su 17 deputati. Gli altri 10 sono rimasti in Slovenia positiva, hanno abbracciato il padre del partito, Zoran Jankovi„ una sorta di ritorno dei figlioli prodighi. Ma Nuovo testamento a parte quel che resta è un quadro politico desolante in cui a regnare sembra il vuoto delle idee e delle proposte. Mentre la gente si allontana dalla politica, non ha lavoro e comincia ad avere fame. Vietato scherzare col fuoco.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © Il Piccolo