L’incontro tra erbe, spezie e pignolo che rinverdisce lo storico vermouth

Un po’ demodé eppure elegante, raffinato e seducente come una nobildonna in là con gli anni. È così il vermouth, un prodotto che si sta riaffacciando sul mercato grazie anche all’intraprendenza di un’azienda friulana, Borgo San Daniele di Cormons, unica in regione ad aver scommesso su una produzione di nicchia che stupirà per la sua assoluta qualità.
Il Santòn Ròs di Borgo San Daniele, prodotto quest’anno in appena 850 bottiglie, è stato presentato a Trieste dai suoi “genitori” Alessandra e Mauro Mauri. L’azienda, che alcuni anni fa ha prodotto un vermouth bianco nato dall’idea di valorizzare le spezie del territorio, in particolare l’assenzio (a Grado conosciuto come Santonego e altrove come artemisia), oggi “lancia” la versione rossa. Se il primo, servito freddo con un cubetto di ghiaccio è un ottimo aperitivo, il secondo a temperatura ambiente è invece adatto a fine pasto anche per le sue proprietà digestive. Del resto, il santonego, che è solo una delle trenta tra botaniche e spezie che vengono usate per un’infusione nel vino di 60 giorni, è un ottimo stomatico usato ancora dai pescatori.
Alla base del vermouth c’è un vino, l’Arbis ros, il pignolo di Borgo San Daniele invecchiato in una botticella da 21 anni. Sono anche presenti malvasia, pinot bianco e friulano, tutti vini di origine autoctona. La ricetta arriva da una prescrizione datata 1907 di un farmacista viennese che volle racchiudere in un liquido le proprietà benefiche delle erbe. Ciò che maggiormente stupisce, al primo assaggio, è il profumo. Il Santòn ros rimanda a sapori antichi, allo strudel di mele appena sfornato con il suo profumo di cannella. Il carattere volutamente e indubbiamente ricorda al palato i luoghi della cucina mitteleuropea, anche se il prodotto ha origini piemontesi. —
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