«L’inchiesta sulle spese folli può offrire altre sorprese»

Il reggente della Procura Federico Frezza ora occupa tre ruoli, ma non si lamenta «Sono un incontentabile, penso che ogni giorno vada alzata l’asticella»
Di Matteo Unterweger
Lasorte Trieste 05 11 04 - Processo Buosi - Frezza
Lasorte Trieste 05 11 04 - Processo Buosi - Frezza

«Se oggi ho saltato in alto due metri, domani dovrò portare l’asticella a 2.01. Per indole non sono mai contento». Perché fare le cose sempre meglio «è il mio programma di vita. Dobbiamo ricordarci che siamo qui per la collettività». Migliorarsi, anche e soprattutto nel lavoro quotidiano: con l’obiettivo di farlo, ogni giorno il pm Federico Frezza entra nella sua stanza all’interno del Tribunale di Trieste e si mette all’opera fra fascicoli, udienze, inchieste. E da quasi un mese, oltre alle incombenze che da anni sostiene come sostituto procuratore, è chiamato ad affrontare anche quelle di procuratore capo facente funzione e non solo.

Dottor Frezza, quali difficoltà con questa somma di impegni?

Più che difficoltà, c’è un cumulo di incarichi: non ho smesso di fare il sostituto, e in più faccio il procuratore e devo anche ricoprire il ruolo di dirigente amministrativo, cosa questa non usuale. Anzi, del tutto nuova e di cui un procuratore di solito non si occupa.

Chi dovrebbe occuparsene?

Il dirigente amministrativo, una figura prevista. Ora il posto è vacante, verrà occupato entro l’anno probabilmente. Approvare il piano ferie dei dipendenti o scegliere dove sistemare i mobili nuovi non è ciò che fa il procuratore.

La revisione dei tribunali, cosa può determinare per Trieste?

Il fatto che il Tribunale di Tolmezzo venga eliminato, per Trieste è irrilevante. Carico e risorse finiscono infatti a Udine. E per noi un sostituto in più o in meno nella pianta organica non cambia tantissimo, semmai è il personale amministrativo che non è moltissimo. Oggettivamente, ciascuno di noi ha due addetti di pg e un amministrativo. Raramente o quasi mai qualcuno viene sostituito quando va in pensione. Qui quasi tutti i dipendenti sono molto bravi, si danno molto da fare nonostante taluni siano pagati poco: rispetto alle altre pubbliche amministrazioni, qui si lavora decisamente tanto. Sono soddisfatto del personale per la stragrande maggioranza dei casi. E soprattutto si tratta di persone tutte moralmente affidabili e riservate, un elemento essenziale. Per indole, però, io non sono mai contento. Bisogna sempre alzare l’asticella come nel salto in alto: se ho saltato due metri, domani la sistemerò a 2.01. Vorrei che tutti pensassero a cosa noi possiamo fare di più per la collettività.

Crede che in generale si sia un po’ perso il senso dello Stato?

Bisognerebbe avere presente che ogni giorno siamo qui per una collettività, a cui dobbiamo dare. La gente che sta fuori ha bisogno di qualcosa: giustizia, sanità, scuola. E anche quando qualcosa viene fatto bene, la prossima volta si potrà fare meglio: se un lavoro è stato completato in un’ora, con esperienza e mestiere lo si riuscirà a concludere in 55 minuti nell’occasione successiva. È il mio programma di vita. Un concetto molto orientale, sono un appassionato di Oriente, dell’India. Credo che qui serva una visione più olistica della società.

Ha detto che in tribunale si lavora tanto rispetto ad altre pubbliche amministrazioni. Cosa intende?

Gli uffici della pubblica amministrazione a Trieste non funzionano male. Ma se uno va fisicamente a vedere, noterà che gli organici sono maggiori rispetto al nostro: stanno “più larghi”. In questo senso, qui ci sono meno dipendenti che si sobbarcano un gran carico di lavoro. Ma nella vita si può fare sempre di più: ogni giorno si può avere un’idea in più. Io ad esempio ho i miei bigliettini notturni con cui arrivo in Procura.

Bigliettini notturni?

Sì, mi sveglio spesso durante la notte e annoto idee. Il bello di essere pm è che siamo noi a poter prendere delle iniziative, non siamo ricettori di notizie da polizia o carabinieri e basta. Il nostro è un lavoro che non finisce mai. Ogni reato può venire approfondito per verificare se non vi sia, ad esempio, serialità o se si trovino dei complici.

Nel corso degli anni lei si è a lungo occupato della Ferriera e delle sue emissioni: l’ex procuratore capo Dalla Costa aveva detto che la Procura ha cambiato impostazione. Si è fatto abbastanza?

Abbastanza non è mai abbastanza. Si possono avere approcci diversi sulla questione: tentare di migliorare l’impianto o verificare se vi siano carenze da parte della pubblica amministrazione. All’epoca, per il rilascio della prima Aia, la Regione aveva recepito i contenuti delle prescrizioni definite dal nostro consulente, inserendole nel documento. E c’è poi l’aspetto delle conseguenze sanitarie delle emissioni, e quindi delle indagini epidemiologiche, che sono difficili e per le quali serve molto tempo. Bisogna considerare che il periodo di latenza per determinate patologie è di 20-30 anni, come per l’esposizione all’amianto. Infine il nostro lavoro è anche quello di verificare se gli enti chiamati a vigilare sull’attività industriale abbiano omesso qualcosa.

Gli enti del territorio, sul tema, hanno sempre collaborato?

Be’, una decina d’anni fa l’Azienda sanitaria dell’epoca produsse uno studio epidemiologico assolutamente insoddisfacente. Il territorio triestino era stato diviso in quattro aree e il settore che includeva Servola era talmente vasto che contava 60mila abitanti. Quando invece l’esposizione più diretta alle emissioni riguarderà tremila persone. È chiaro che con un campione come quello, il dato sull’incidenza delle malattie era per forza di cose annacquato.

L’ha infastidita il fatto di non potersene più occupare, nell’ambito della revisione delle competenze voluta da Dalla Costa?

No. E ho avuto altre cose da fare in cambio. Forse una certa continuità sarebbe stata auspicabile, ma è anche vero che dopo dieci anni quanto potevo dare probabilmente l’avevo dato.

L’inchiesta sulle spese folli del Consiglio regionale: sviluppi a breve?

Tra uno-due mesi dovremmo arrivare ai capi d’imputazione definitivi. Potrebbe saltare fuori qualche altro nome che prima non c’era ed è probabile si aggiunga qualche episodio ancora quando guarderemo le spese del 2010. Questa inchiesta ha avuto tanta importanza mediatica per la sua vicinanza alle elezioni. Entro l’estate penso si chiuderà, quindi con tempi rapidi.

Reati e criminalità in città: aumentano furti e rapine.

Direi che ce ne sono sempre stati. Oggi assistiamo a furti in particolare di piccole bande, se vogliamo chiamarle così, formate da due-tre persone, spesso straniere, che vengono qui per mettere a segno i loro colpi e se ne vanno. Gli episodi nelle ville, ma anche alla profumeria Limoni o alla farmacia dell’ospedale di Cattinara sono preoccupanti, perché organizzati. Ma devo dire che sono tenuti molto sotto controllo: carabinieri e polizia sono bravi, alla fine a Trieste vengono presi quasi tutti.

Vi sono infiltrazioni della criminalità organizzata a Trieste?

In un mondo aperto, è chiaro che si possono insediare persone affiliate a organizzazioni criminali. Ma Trieste, per conformazione geografica, mentalità degli abitanti e capacità delle forze dell’ordine è più difficilmente penetrabile dalla criminalità organizzata, se non quella “di passaggio”. La città ha perso il suo ruolo di testa di ponte verso l’Est.

Quali effetti sta avendo la crisi economica sulla diffusione dei reati?

Furtarelli, false dichiarazioni per scroccare contributi o cose del genere. Ma è difficile dire se siano di più oppure se oggi ne scopriamo di più.

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