L’inchiesta sul crac Depositi Costieri, revocata la misura interdittiva a Napp
Il nuovo provvedimento disposto dal gip dopo l’interrogatorio a carico del manager triestino. Il difensore: «In quest’occasione ha potuto spiegare le sue ragioni a chi ha ascoltato e capito»
Lasorte Trieste 02/01/18 - Via Rio Primario, Depositi Costieri
TRIESTE È stata revocata la misura cautelare interdittiva nei confronti di Franco Napp, coinvolto nel caso Depositi Costieri Trieste. L’interdittiva era stata emessa la scorsa settimana dal giudice per le indagini preliminari Laura Barresi che ora, dopo l’interrogatorio dello stesso Napp, ha disposto il ritiro della misura cautelare. Tecnicamente, quindi, il manager potrebbe adesso tornare a ricoprire le cariche precedenti - ai vertici di Trieste Terminal Passeggeri e Giuliana bunkeraggi - ma non sembra intenzionato a farlo.
Il suo legale Giovanni Borgna ricorda peraltro che Napp era in scadenza come amministratore di Ttp e si era dimesso poco prima della misura interdittiva. «Il mio cliente - osserva Borgna - aveva spiegato in più occasioni le sue ragioni. Questa volta le ha rispiegate a chi ha ascoltato e capito. E così il provvedimento è stato revocato. Per il resto delle accuse continueremo a difenderci nelle sedi opportune».
Il provvedimento della “interdizione dall’esercizio delle persone giuridiche” derivava dalle indagini della Guardia di finanza, coordinate dai pm Lucia Baldovin e Matteo Tripani, sulla Dct - dichiarata fallita nel 2018 - specializzata nello stoccaggio dei prodotti petroliferi nel Punto franco oli minerali. La Dct era una società in quota alla Giuliana bunkeraggi, la storica ditta della famiglia Napp, anch’essa in liquidazione, specializzata a sua volta in rifornimento navi, rimorchio, agenzia marittima e attività anti-inquinamento. Nel 2016, con una trentina di milioni di debiti, la Dct era stata ceduta alla Life srl per 4,5 milioni di euro. Un affare che aveva attirato l’attenzione degli inquirenti che avevano fatto emergere un legame sospetto tra gli imprenditori acquirenti e la camorra. I soldi impiegati per comprare la Dct, secondo la ricostruzione della Procura, provenivano da un enorme giro di fatture false e imprese finte.
Napp era stato amministratore delegato della Dct e per un periodo aveva continuato a mantenere il ruolo di presidente anche dopo la vendita. Il manager si è sempre ritenuto una vittima del crac in quanto i clienti non avevano saldato le accise pur prelevando il carburante. In questo senso era arrivata anche una condanna del Tribunale per le società in affari con la Dct.
Sulle indagini era intervenuto anche il procuratore distrettuale antimafia Carlo Mastelloni che in una nota accusava Napp «di aver cagionato il dissesto della Depositi costieri a causa del mancato pagamento delle accise, ammontante a oltre 20 milioni di euro, per le estrazioni di carburante della società Maloa». Il manager, sempre secondo le tesi dell’accusa, avrebbe ulteriormente aggravato il dissesto occultando nei bilanci la reale situazione debitoria. A Napp è contestata inoltre la «bancarotta preferenziale» in relazione a un pagamento di oltre 500 mila euro a uno studio legale tributario. Pagamento accertato dagli inquirenti nonostante fossero già maturati debiti milionari nei confronti dell’Agenzia delle Dogane. «Debiti mai onorati», annotava il procuratore.
Contestualmente all’interdittiva Napp si era dimesso da ad della Ttp e da liquidatore della Giuliana bunkeraggi, che nei giorni scorsi aveva anche inviato la lettera di licenziamento ai 23 dipendenti della società, ormai in concordato preventivo.—
Argomenti:inchieste
Riproduzione riservata © Il Piccolo
Video