L’inchiesta sui furbetti congela i contributi per gli “affitti agevolati”

Falsa una dichiarazione su tre, il Comune blocca i fondi (un milione) e dispone una verifica generale interna
Di Piero Rauber
Lasorte Trieste 20/11/08 - Case, Poggi Paese
Lasorte Trieste 20/11/08 - Case, Poggi Paese

C’è chi non prende il contributo pubblico che la legge gli riserva perché qualcuno (per dolo o colpa) fa carte false e gli “ruba” il posto nella lista dei beneficiari. E ora, pure, c’è chi quel contributo, benché rientri legittimamente nella lista, non lo prende lo stesso. Sia chiaro: lo riceverà, ma non adesso. Il perché del secondo caso è la fotocopia di quello del primo: siccome c’è qualcuno che ha fatto carte false (più di qualcuno a quanto sembra dalle prime verifiche, avviate mica in Municipio, ma direttamente in Procura, dalle quali emergerebbe che i certificati irregolari sarebbero un terzo di quelli già esaminati) allora la lista dei bisognosi va ricontrollata daccapo. Nome per nome. Morale: l’erogazione dei soldi è congelata. Per tutti. Tanto per i furbetti (o come minimo i disattenti) quanto per gli onesti (e attenti). I quali pagano per colpe non loro.

Un paradosso di principio - che sotto il profilo giuridico non fa una grinza - sta in effetti bloccando il normale iter di liquidazione dei «contributi integrativi per il pagamento dei canoni di locazione»: assegni sociali che il Comune dispensa a un “tot” di famiglie aventi diritto fino ad esaurimento del fondo finanziato in base alla normativa regionale (fondo che quest’anno vale un milione e 31mila euro, di cui 200mila del Comune e il resto proprio della Regione) restituendo così loro una parte del reddito speso per pagare l’affitto della casa in cui vivono, sia essa dell’Ater o di un privato. Si tratta di aiuti che nella maggior parte dei casi tra i 350 al momento ammessi (e destinati a essere tutti esaminati a fondo e probabilmente a essere cambiati, quanto meno in parte) valgono 3.100 euro, il massimo consentito dalla legge stessa. Cifre in molti casi vitali per l’economia di un nucleo familiare, e per giunta spesso ben che attese, e consumate, entro fine anno.

A sancire lo stop di tali assegni (e “buon Natale” a colpa non ha, perché se ne riparlerà presumibilmente non prima che l’inverno sia finito) è una determina dirigenziale del servizio Domiciliarità dell’area Promozione e protezione sociale, gli uffici del welfare del Comune, che ora di conseguenza saranno magari oggetto di maggiori richieste d’aiuto per bollette e carrelli della spesa. In questo documento - così si legge - oltre ad «approvare la graduatoria» modificata in scia all’illegittimità costituzionale dichiarata di recente dalla Consulta del requisito dei due anni di residenza (cade la barriera del welfare padano, numerosi immigrati vi possono rientrare) si determina «di sospendere contestualmente la liquidazione dei contributi in attesa del completamento da parte del servizio Tributi e contrasto evasione erariale delle verifiche su tutte le attestazioni dei soggetti che risultano utilmente collocati in graduatoria», cioè tra i primi 350. Così facendo il Comune si riserva «la facoltà di revocare il beneficio concesso qualora dovesse emergere la non veridicità dei dati dichiarati, ovvero la capacità del nucleo di sostenere autonomamente le spese inerenti l’abitazione». Non solo: per i finti poveri - accezione infelice e talvolta inesatta che rende però l’idea - è praticamente certa poi la segnalazione alla Prefettura, da dove è destinata a partire la contestazione dei comportamenti irregolari con tanto di sanzione amministrativa (la truffa se sta sotto i quattromila euro è oggi depenalizzata) che potrebbe costare all’incirca il doppio dei famosi 3.100 euro attesi tra le entrate di famiglia.

Fine dei controlli a campione su autocertificazioni e allegati, insomma, stavolta la verifica sarà su ogni pratica. Già si sapeva, d’altronde, che la Procura, con l’attuale procuratore capo facente funzioni, Federico Frezza, aveva voluto vederci chiaro dopo i primi reclami fatti da alcuni esclusi sia agli sportelli Ater (che per specifica convenzione raccolgono le richieste di contributo e poi le indirizzano in Municipio) sia direttamente ai Servizi sociali del Comune. Ne è venuto fuori che qualcuno, tra le altre cose, si sarebbe “dimenticato” ad esempio di segnalare d’avere un certo reddito (i guai più ricorrenti riguarderebbero proprio le autocertificazioni Isee) o di possedere un altro immobile o, ancora, avrebbe dichiarato di avere un figlio a carico che invece non lo è. «La Procura - si legge sempre nella determina - ha proceduto alla verifica delle dichiarazioni rese in sede di presentazione delle domande relativamente ai primi 51 beneficiari in graduatoria. Da tali indagini sono emerse numerose false dichiarazioni (a palazzo si mormora siano un terzo, più o meno, ndr) della situazione patrimoniale dei dichiaranti, tali da far ottenere indebitamente un punteggio utile per ottenere il contributo». E così la Procura «ha segnalato l’inizio della procedura per false dichiarazioni nei confronti di alcuni beneficiari dandone comunicazione al Comune al fine dell’eventuale sospensione/blocco dell’erogazione dell’importo». Il risultato finale è presto detto: «A seguito delle summenzionate segnalazioni si ritiene opportuno, anche al fine di evitare il prodursi di eventuali danni patrimoniali all’ente, di sospendere l’erogazione dei contributi nei confronti di tutti gli aventi diritto e di procedere con le verifiche di tutte le posizioni dei soggetti utilmente collocati in graduatoria».

@PierRaub

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