L’inchiesta su Alma preoccupa centinaia di lavoratori interinali

Sono impiegati in 7 imprese dell’indotto che opera nello stabilimento Fincantieri Il rapporto è direttamente legato con l’agenzia. Sindacato autonomo in allarme



Il futuro di Alma, dopo l’arresto del presidente del gruppo Luigi Scavone, finito in carcere otto giorni fa con l’accusa di associazione a delinquere finalizzata alla frode fiscale, preoccupa anche a Monfalcone e non solo i tifosi della Pallacanestro Trieste, di cui la società detiene il 94% delle quote. Sono alcune centinaia i lavoratori impiegati nelle imprese dell’indotto che operano nello stabilimento Fincantieri grazie a contratti di somministrazione sottoscritti con Alma, secondo quanto segnala il coordinamento regionale Veneto-Friuli Venezia Giulia del sindacato autonomo SlaiProlCobas e i Cobas appalti Fincantieri.

«È impossibile al momento quantificare con l’esattezza, ma vista l’entità di alcune ditte che si appoggiano ad Alma, sappiamo che i numeri non sono piccoli», spiega Paolo Dorigo, referente del sindacato. Le aziende di cui l’organizzazione sindacale ha appreso essere «somministratrice Alma, direttamente o indirettamente tramite sue agenzie, nello stabilimento monfalconese sono Sgm, Pad, Esse Group, Naver, S&A, Navalimps, Petrol Lavori». Al momento, come sottolinea il sindacato autonomo, non sono emerse irregolarità da parte delle aziende il cui personale, almeno una sua parte, viene somministrato tramite Alma o «sue appendici».

«Non abbiamo notizie sia cambiato qualcosa per ora nei contratti in essere», afferma Dorigo. La preoccupazione, però, c’è, perché il rapporto lavorativo instaurato è tra il lavoratore e l’agenzia per il lavoro, che per legge dovrà retribuire il lavoratore in maniera adeguata alla tipologia di contratto dell’azienda utilizzatrice. La “tenuta” di Alma riguarda quindi centinaia di lavoratori che abitano in città e nel territorio circostante e sono impiegati nello stabilimento metalmeccanico attraverso una formula citata a partire dall’ultimo contratto integrativo aziendale di Fincantieri. Quello sottoscritto nel 2016 da Fim, Fiom, Uilm nazionali, ma non dalla Fiom provinciale, che al tempo si era detta preoccupata sempre dal futuro dell’indotto, sottolineando l’esigenza di approfondimenti sulle misure indicate per limitarlo. Vale a dire la somministrazione di lavoro e il ricorso ai contratti interinali. «Per quanto ci riguarda stiamo assistendo da anni a storture e illegalità attorno alle agenzie interinali», afferma dal canto suo lo SlaiProlCobas. Il meccanismo, secondo quanto afferma il sindacato, sarebbe quello per cui dei lavoratori, invece di essere assunti a tempo indeterminato nella ditta in cui già lavorano, sarebbero fatti transitare dalle agenzie che li reperirebbero non sul mercato, ma dalle loro aziende usufruenti la somministrazione. «In Fincantieri Marghera, a maggio scorso, c’è stato il caso di un lavoratore bengalese nostro iscritto – spiega l’organizzazione – già occupato per Eurocoibentiper molti anni in Fincantieri in Ati con Isolfin, poi in Isolfin per 3 anni a tempo determinato, quindi per 3 anni con Etjca, un’agenzia interinale. Nonostante la nostra impugnazione, il lavoratore veniva convinto a firmare una liberatoria, e poi assunto da una terza ditta che opera per Isolfin. Ancora dopo oltre 10 anni di lavoro in Fincantieri, questo operaio è precario. Precario a vita». —



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