L’inarrestabile invasione di piante e arbusti “killer”
A Trieste, come nel resto d’Italia, se ne parla raramente, ma la questione “scotta” ed è ormai un problema molto diffuso. Dal centralissimo Giardino pubblico alla più isolata Val Rosadra, dal parco Globojner ai boschi del Carso: siamo invasi dalle piante aliene, un processo di colonizzazione silenzioso e purtroppo rapido, che rischia di compromettere ecosistemi e biodiversità locali. Non sono certamente arbusti e alberi dalle ventose appiccicose e dai bulbi che ti osservano con sguardo vorace, frutto della fantasia dei fumettisti o dei registi specializzati in b-movies. Sono invece essenze terribilmente reali, spesso velenose, che si muovono di continente in continente, appollaiate su paltò e giacche, infiltrate tra fodere e suole, incastonate tra semiassi e carlinghe, stive e scialuppe.
Milioni di semi di piante diverse si spostano in tutte le parti del pianeta approfittando di inconsapevoli vettori. Ricordate quel papavero da oppio cresciuto, qualche anno fa, in una aiuola incolta del Porto vecchio, che tanta apprensione aveva suscitato nell'opinione pubblica? Non era certamente frutto di una semina intenzionale, piuttosto una spontanea germinazione verificatasi a migliaia di chilometri di distanza dalle terre di Afghanistan o Pakistan da cui il seme proveniva. In questo piccolo episodio la chiave delle preoccupazioni odierne di diversi scienziati e studiosi dell'ambiente. Tra questi Livio Poldini, professore emerito del Dipartimento di Scienze della Vita dell'Università di Trieste, che sull'invasione delle piante allogene possiede una molte impressionante di informazioni: «Siamo di fronte a un fenomeno mondiale, l'interscambio di materiali biologici sia di origine vegetale che animale. Un processo inarrestabile dovuto al fenomeno della globalizzazione. Specie diverse viaggiano lungo tutto le rotte del pianeta grazie alla caduta dei confini, il massiccio trasferimento di merci, la crescita esponenziale del turismo. Dovete sapere - continua Poldini - che nell'area portuale di New York trovate oggi più flora europea che quella americana. Da noi succede l'inverso. Veniamo colonizzati da specie esotiche originarie dell'America Centrale e meridionale e da quelle asiatiche».
Sono arrivate non solo attraverso camion, navi e aerei. Rimboschimenti effettuati con alberi “forestieri”, l'importazione da parte dei vivai di piante ornamentali esotiche, il cambiamento climatico favoriscono la crescita di alberi, erbe e arbusti alieni a detrimento delle specie locali. L'Unione Internazionale per la Conservazione della Natura questa diaspora vegetale al terzo posto nella classifica degli indici di pericolosità per le biodiversità locali. Logica vorrebbe che le piante allogene trovassero difficoltà a ambientarsi in aree diverse dalla propria; i fatti invece dicono il contrario. «Abbiamo da tempo identificato le ragioni della loro crescita esponenziale - riprende Livio Poldini. Sappiamo che le ferite inferte al territorio dovute agli interventi edilizi, alla realizzazione di infrastrutture, a un pascolo e a una agricoltura mal condotti hanno favorito l’insediamento delle aliene. Anche la creazione di piste forestali soleggiate hanno determinato questa invasione. Si deve pensare che i nostri boschi erano delle ottime barriere naturali contro gli invasori. Ailanti e altri esemplari esotici che ormai colonizzano parte dei nostri boschi sono stati favoriti proprio dai mancati rinverdimenti e dalle aree soleggiate che queste aliene prediligono».
Accanto alla competizione con le specie locali, le piante esotiche iniettano nel terreno sostanze tossiche che, con modalità diverse, possono entrare nella catena alimentare di uomini e animali. Vi sono poi tutte le tematiche relative agli allergeni. Le piante straniere, vedi ancora l'ailanto, riescono a destabilizzare versanti e edifici a causa delle loro instancabili radici che si infiltrano ove possibile. In modo indiretto, poi, la lotta prodotta dall'uomo con prodotti di sintesi inquina ulteriormente il territorio. Atrazine e altri erbicidi, classificati ormai come cancerogeni, sono stati riscontrati in tanti terreni agricoli dove si è cercato di combattere l'invasione delle specie aliene.
Ma quali rimedi sono utilizzabili per fermare questa calamità? «Prima di tutto serve un’informazione puntuale - spiega l’esperto -. Poi la proliferazione delle piante aliene va combattuta riparando prontamente le “ferite” che quotidianamente provochiamo ai nostri suoli». Attenzione nell'uso dei prodotti chimici; piuttosto è necessario ripetere frequentemente i tagli per le piante invasive. Vanno utilizzati con oculatezza un mirato pirodiserbo (utilizzo del fuoco), le emissioni di aria calda per seccare le indesiderate, la carcinatura parziale, consigliata dai forestali tedeschi, che prevede, attraverso un sistema di incisione nella corteccia e nello strato sottostante, di limitare la circolazione della linfa, portando la pianta alla morte.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © Il Piccolo