L’inarrestabile avanzata delle meduse

Registrato dall’Ogs un progressivo incremento del numero di esemplari nelle acque del golfo. I consigli in caso di puntura
Di Elisa Lenarduzzi
Jellyfish
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Sono, da sempre, il terrore di ogni bagnante: basta solo sentir pronunciare il loro nome o intravedere un’ombra sospetta a pel d’acqua per trasformare un tuffo rinfrescante in un’esperienza da incubo. Anche quest’anno, puntuali come ogni primavera, le meduse hanno fatto la loro comparsa nel golfo di Trieste e, come accade da qualche anno a questa parte, il loro numero è in continua crescita.

Da Muggia a Sistiana basta trascorrere qualche ora al mare per imbattersi in diversi esemplari di questo organismo gelatinoso che, fortunatamente, non è neuro-tossico, ossia pericoloso per l’uomo, almeno per quanto riguarda le specie che affollano i nostri mari.

In questo periodo nel golfo triestino hanno fatto la loro comparsa l’Aurelia aurita (non urticante, che presenta sull’ombrello una sorta di quadrifoglio ed è destinata ad andarsene con il riscaldamento della temperatura dell’acqua), la Chrysaora Hysoscella (marrone, a spicchi e dai lunghi tentacoli, questa sì lievemente urticante) e le classiche “botte marine”, cioè le Rhizostoma Pulmo, grandi ma innocue. Al momento non si registra, fortunatamente, una grande presenza di Pelagia noctiluca, medusa decisamente dermo-tossica.

«In generale stiamo assistendo a un continuo incremento del numero di meduse rispetto al passato, anche se è un fenomeno difficile da quantificare con esattezza - spiega Paola Del Negro, ricercatrice del Dipartimento di Oceanografia dell’Ogs -. Questo trend, costante negli ultimi anni, è dovuto a una serie di concause: dall’innalzamento delle temperature fino alla pesca dei predatori delle meduse e la loro conseguenze diminuzione. Al di là dei disagi per i bagnanti, l’aumento di questi organismi va a creare squilibri anche all’interno dell’ecosistema marino: più meduse ci sono, più plancton mangiano e meno ne resta per pesci e molluschi».

Oltre agli esemplari tradizionali, un anno fa un gruppo di ricercatori dell’Università di Trieste e del Laboratorio di Biologia marina di Pirano ha annunciato la scoperta, proprio nel nostro golfo, di una nuova specie di medusa sconosciuta alla scienza, alla quale era stato dato il nome di “Pelagia Benovici”. «Al momento non abbiamo notizie di altri avvistamenti di questa specie “aliena” - precisa ancora Del Negro - ma non possiamo escludere che faccia la sua comparsa più avanti».

Innocue o no, se ci si dovesse trovare a tu per tu con una medusa è sempre meglio evitare il contatto, anche se si tratta, in apparenza, di una specie non urticante. In caso di puntura, l’errore più comune da evitare è quello di bagnare la ferita con acqua dolce, operazione che, anziché alleviare il dolore, potrebbe acuire i sintomi e favorire il rilascio delle tossine. La cosa più indicata, invece, è tamponare la ferita con acqua salata ed evitare di strofinarla.

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