L’impiegata: «Ho dovuto restare calma»

«Avevo tanta paura ma non potevo perdere la testa: avrei rischiato di morire»
TRIESTE
«Ho avuto paura. Tanta paura. Ma dovevo stare calma, non c’era altro da fare. Ho cercato di mantenere sangue freddo. In quel momento non potevo perdere la testa. Quella donna avrebbe potuto anche uccidermi. Sono una persona razionale, per questo motivo non ho reagito. Adesso sono contenta perché tutto è finito e posso tirare un sospiro di sollievo. Tra pochi giorni lascerò il lavoro perché ho aderito al piano degli esuberi...».


È sconvolta Viviana Petrigna, l’impiegata della filiale della Banca di Roma-Unicredit che ieri per quasi un’ora è stata con un coltello da cucina appoggiato al collo. Racconta: «Quando la rapinatrice è entrata è subito passata dietro alle mie spalle ed è stato a quel punto che mi ha intimato di fare il bonifico. Sentirsi il coltello sul collo fa impressione. Mi ha detto che quella era un’arma e che mi avrebbe ucciso. Mi sono resa conto che era una squilibrata – prosegue l’impiegata tenuta in ostaggio – e anche per questo motivo ho cercato di darle l’impressione che la stavo assecondando. Quando ho visto i poliziotti in borghese nel salone mi sono preoccupata perché ho temuto che si avvicinassero troppo e che la donna potesse fare un gesto inconsulto». Poi aggiunge ancora: «A un certo punto mentre stavo operando con il computer la donna ha calcato la lama sul collo. È stato in quell’occasione che ho temuto che mi uccidesse. Ma mi sono fatta coraggio e le ho detto di allontanare la mano perché non sarei stata capace di effettuare l’operazione in quelle condizioni. La donna non ha replicato e ha mollato. Sudavo freddo, ma non dovevo farle vedere che ero agitata».


Tutto è avvenuto nel giro di pochi secondi. Romina Gordini, la donna poi arrestata dalla polizia, è entrata in banca subito dopo l’apertura. Dopo aver salito le scale, è entrata nel salone dove ci sono gli sportelli. «Si è diretta subito verso la mia scrivania - dice ancora Viviana Petrigna - ma prima di arrivare ha lanciato verso un collega che ha il tavolo vicino al mio il suo zainetto». Ed è stato a questo punto che quella che poi si rivelerà essere la rapinatrice ha urlato «Voglio fare un bonifico. I codici sono nello zaino». Contemporaneamente si è piazzata alle spalle di Viviana Petrigna. «Ha ripetuto - dice ancora l’impiegata - che i codici erano su un foglio nello zaino gettato al collega e che dovevo solo copiarli per eseguire il versamento». Prosegue il racconto dell’impiegata tenuta in ostaggio: «Da lontano ho incrociato lo sguardo del direttore che mi ha fatto cenno di andare avanti. Poi in borghese c’erano i poliziotti che sono entrati in banca. La rapinatrice pensava che fossero miei colleghi. A un certo punto ha ripetuto che voleva fare un bonifico bancario e c’è stato un attimo di panico».


Dice ancora Viviana: «Tra un mese è come se andassi in pensione. Dovevo anche passare questa avventura. Non averi mai immaginato di trovarmi alle prese con una rapinatrice che mi teneva un coltello al collo. Per fortuna è andata bene....». Quando è uscita spinta dalla rapinatrice l’impiegata è stata liberata ed è corsa verso la polizia. Gli agenti l’hanno accompagnata dopo poco in questura dove è rimasta per tutta la mattina. È tornata in banca solo per pochi minuti solo verso le 13. Si è incontrata brevemente con i colleghi che le hanno fatto i complimenti per il sangue freddo che ha dimostrato. Nel pomeriggio era a casa. Dice ancora: «Ora non posso pensare alla rapina e alla banca. L’incubo è finita...»

c.b.

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