L’impegno di Jui: «Bocciata all’esame ma voglio riprovarci»

La bengalese Jui Kamrunnahan, 31 anni, non ci ha pensato un momento di più. Quando si è presentata al colloquio di lavoro in una fabbrica, fra le domande che le hanno fatto, una le è rimasta più impressa delle altre: “Hai la patente?”. Sconsolata, ha dovuto rispondere di no. «In quel momento ho capito che senza patente non mi avrebbero mai dato il posto di lavoro. E che la patente devo averla in mano prima di fare qualsiasi altra domanda di lavoro».
Il problema di fondo è comune a molte donne di Monfalcone, indipendentemente dalla loro provenienza. Per loro, le opportunità di lavoro disponibili sono troppo poche. Più facile trovarlo se si è disposte a spostarsi nel mandamento. «Se voglio un lavoro stabile e a tempo pieno, so già che dovrò essere in grado di spostarmi ogni giorno da sola. A Trieste, Gorizia, da qualche parte nella Venezia Giulia. L’anno scorso ho frequentato un corso avanzato per diventare parrucchiera. Si teneva a Udine due volte alla settimana. Ogni volta dovevo chiedere a mio marito di accompagnarmi, e per lui non era certo facile mettersi alla guida dopo il turno di lavoro in fabbrica. Avere la patente mi renderebbe la vita più facile: risparmierei tempo, anche per accompagnare mio figlio a scuola o dove serve». Jui ha tentato l’esame di guida l’altro ieri: non l’ha superato, ma ha tutta la determinazione per farcela presto. —
El.Pl.
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