L’impatto della pandemia sulle fragilità degli anziani sotto la lente dell’Aris

il focus
I rischi dell’isolamento, le derive della depressione. L’avvento del Covid a Trieste ha lasciato un segno significativo tra gli anziani, accentuandone le fragilità tipiche della fascia anagrafica. A evidenziarlo sono degli studi presentati ieri con l’incontro “Gli effetti del Covid 19 sulla popolazione anziana di Trieste”, promosso dall’Aris (Associazione ricerca studi sull’invecchiamento) in collaborazione con il Circolo della Stampa e ospitato nella sede di Corso Italia.
Una relazione basata su due ricerche, a partire dai temi emersi dalla laurea magistrale in Servizio sociale di Deborah De Marco, un intenso lavoro incentrato su un gruppo di anziani della residenza “Gregoretti” a Trieste, nel quartiere di San Giovanni. A tale ricerca si è unita quella di Raffaello Maggian, sociologo dell’Aris, disegnata a sua volta con un sondaggio tra una quarantina di anziani. Lavori dunque collaterali ma che hanno indicato un riscontro comune, quasi prevedibile nell’ambito degli effetti dell’isolamento del 2020: «L’Azienda sanitaria ha posto l’accento sulle carenze prettamente fisiche della fascia anziana – ha sottolineato De Marco – ma le problematiche si sono invece estese anche in altre dimensioni, coinvolgendo la sfera delle relazioni e degli affetti». L’incontro, introdotto dal presidente del Circolo della Stampa, Pierluigi Sabatti, si è nutrito anche degli interventi di Giuliano Cecovini, presidente dell’Aris, dello psicologo Luca Ianza e di Stefano Ferroli, responsabile Unità anziani.
Le istituzioni locali sono state rappresentate dall’assessore comunale alle Politiche Sociali, Carlo Grilli. —
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