«Liliana è passata a piedi davanti al mio negozio il giorno della sparizione»
TRIESTE. «L’ho vista passare davanti al mio negozio proprio la mattina della scomparsa, attorno alle 8.15/8.30. Aveva la testa bassa, indossava una giacca blu scuro e la mascherina al volto. Stava andando verso piazzale Gioberti, dove ci sono i capolinea degli autobus».
Si apre finalmente uno spiraglio sulle ricerche di Liliana Resinovich, la sessantatreenne triestina sparita lo scorso 14 dicembre, martedì. C’è una testimonianza, quella della fruttivendola di via San Cilino nel rione di San Giovanni: la quarantaduenne Iva, originaria di Pola ma residente da diciotto anni a Trieste. La sua bottega si trova di fronte all’oratorio parrocchiale, a qualche decina di metri da via Verrocchio-via Damiano Chiesa, la zona in cui abita Resinovich. «Sono sicuro che fosse la signora che è sparita», conferma la commerciante. «È una mia cliente, l’ho riconosciuta dalla ciocca di capelli bionda, che è inconfondibile. Sì...era proprio lei, l’ho vista dalla vetrina».
Lei dunque ha notato la signora Liliana, proprio la mattina della scomparsa?
Sì, è passata proprio qui davanti al mio negozio. Camminava sul marciapiede verso piazzale Gioberti.
La riconosciuta perché è una sua cliente?
Io lavoro in via San Cilino da nove anni e conosco un po’ la gente del quartiere. Liliana non è proprio una mia cliente fissa, però veniva ogni tanto. Mi ha fatto anche un paio di regaletti. Una volta, ad esempio, mi ha riconosciuto al carnevale di Opicina e mi ha fatto una foto che poi ha stampato e me l’ha portata. So anche chi è suo marito, che si occupa dell’affilatura dei coltelli. Una volta mi ha regalato un paio di coltelli da cuoco, ormai non più utilizzabili in cucina, ma che per me andavano benissimo per la verdura.
Si ricorda con precisione a che ora ha visto la Liliana?
Tra le 8.15 e 8.30.
Quando ha saputo che la signora era scomparsa?
Dunque, io l’ho vista di martedì mattina (il giorno della sparizione, ndr) ma ho saputo della scomparsa il sabato successivo da una cliente della piscina di San Giovanni che mi aveva avvisato di aver visto una notizia su internet. Poi ho letto l’articolo e per tutta la domenica non mi sono data pace. Allora lunedì ho chiamato in Questura chiedendo se quella notizia fosse vera. Non mi hanno detto nulla... mi hanno risposto dicendomi che “sono una brava cittadina ma che non mi potevano dare informazioni”. Ma ero io che volevo dare informazioni avvisando di aver visto la donna scomparsa. A quel punto il giorno dopo (siamo a martedì, una settimana dalla scomparsa, ndr), ho chiamato i carabinieri di San Giovanni, ma pure loro non mi sapevano dire niente. Mi hanno detto che non era stata fatta alcuna denuncia (in realtà la denuncia era stata sporta in Questura dal marito già la sera di martedì 14, giorno della scomparsa, ndr).
A quel punto cosa ha fatto?
Il giorno dopo ancora, cioè mercoledì mattina, ho letto un altro articolo sulla scomparsa. Allora ho insistito e ho contattato il 112, dicendo di voler raccontare ciò che sapevo. Sono stata ricontattata dopo un’ora e mezzo dalla Squadra mobile.
Cosa ricorda com’era vestita la signora?
Aveva una giacca blu scura e indossava la mascherina. Non sono riuscita a vedere se aveva la borsetta.
Ha notato qualcosa di particolare nell’atteggiamento?
Teneva la testa bassa, sembrava pensierosa. Ho pensato... povera signora, sempre sola.
Che idea si è fatta della vicenda?
Quello che è successo fa paura. Ma non si può accusare nessuno... anche se qui in rione si dice di tutto. Poi non capisco perché nessuno ha tappezzato di foto di Liliana in giro, in strada, in bar. Nessuno ha messo niente.
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