L’Ikea si mette ai fornelli e apre ristoranti alla svedese

MILANO. Ikea indossa il cappello dello chef e si mette ai fornelli. E comincia a valutare la possibilità di aprire una sua catena di ristoranti nelle principali città in cui è presente. Ecco la strategia a base di polpette (di carne e vegane) con purè e salmone marinato del colosso del mobile low cost, il quale, dopo averci vendute cucine, sofà e librerie, vuole prepararci anche pranzo e cena. Già oggi il segmento food è una voce importante nel conto economico della multinazionale svedese: dal cibo Ikea ricava 1,8 miliardi di dollari l'anno, il 5% del totale del fatturato globale.
Ma si tratta di un'attività collaterale, bar e ristorantini all'interno dei punti vendita, nati per rifocillare con le specialità svedesi i consumatori prima e dopo la maratona dello shopping. «Abbiamo sempre definito le polpette come i migliori venditori di divani», ha detto Gerd Diewald a capo di Ikea Food in America nel corso di un'intervista concessa al magazine Fast Company. «È difficile fare business se i nostri consumatori sono affamanti. Se gli diamo da mangiare, rimangono più a lungo, discutono in modo approfondito sui potenziali acquisiti e alla fine prendono la decisione senza lasciare il negozio».
Altro che ecommerce. Il potere della polpetta vince su tutto e svuota piatti e scaffali. Il bello, per Ikea ovviamente, è che il menù semplice dai sapori nordici, tutto certificato per sostenibilità e rispetto dell'ambiente, ha appassionato i frequentatori degli store. Tanto che tra una libreria e un sofà, i consumatori comprano con maggior frequenza polpette, biscotti e gamberetti anche da portare a casa. E non solo. Secondo indagini promosse da Ikea, il 30% dei visitatori degli store giallo -blu vengono esclusivamente per farsi uno spuntino o un pranzo completo. «Ci siamo resi conto - ha detto Gerd Diewald - che l'area food ha un potenziale inespresso che oggi vogliamo valorizzare». Il passaggio successivo è dare gambe a Ikea Food e trasformalo in una catena di ristoranti. E chissà che domani la polpetta Ikea non si trasformi in un'icona come BigMac.
Si tratta di ipotesi ancora tutte da confermare. Ma l'interesse per lo sviluppo dell'area Food è palpabile e confermato da Diewald a Fast Company. Del resto il primo punto di ristoro Ikea ha una storia lunga alle spalle, ed è stato inaugurato nel 1958, appena un anno dopo l'apertura del primo negozio. L'idea del fondatore Ingvar Kamprad era che a stomaco pieno i clienti avrebbero potuto scegliere con maggiore calma e serenità i propri acquisti. Il menù svedese piace anche al palato degli italiani. Nel 2016 l'area food di Ikea ha registrato un rialzo del 5,95 degli scontrini, fatturando quasi 100 milioni di euro, pari al 5,7% del fatturato dell'azienda nel nostro Paese. «Penso ci sia del potenziale - ha spiegato Michael La Cour, Ikea Food's managing director - spero che un giorno i nostri clienti possano dire che Ikea è un posto straordinario per mangiare. E a proposito, vendono anche dei mobili».
Intanto il gruppo svedese, dopo avere chiuso l’esercizio 2015-2016 con un utile netto in rialzo del 20% a 4,2 miliardi di euro, ha anche annunciato investimenti per 1 miliardo in ambito ambientale, compresi fondi per la forestazione sostenibile. «Il gruppo Ikea - ha sottolineato il ceo Peter Agnefjall - continua a crescere nella maggior parte dei mercati e in tutti i canali di vendita. Siamo pronti ad aprire negozi in India e Serbia e a continuare a espanderci nei mercati in cui già siamo attivi». Ikea ha 340 store in 28 nazioni e 22 punti di ritiro e ordine in 11 Paesi.
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