Licenza più facile per la raccolta funghi
TRIESTE. Per ottenere l'autorizzazione alla raccolta di funghi in Friuli Venezia Giulia non servirà più superare un apposito esame presso le commissioni delle ormai ex Province, ma basterà frequentare un corso organizzato dalla Federazione regionale dei gruppi micologici e dalle Unioni territoriali intercomunali.
La semplificazione verrà introdotta dal disegno di legge sulla raccolta e la commercializzazione di funghi spontanei, licenziato ieri dalla giunta regionale, che prevede un forte alleggerimento rispetto all'iter necessario per potersi mettere in cerca di porcini, finferli e mazze di tamburo nei boschi del Fvg nel pieno rispetto delle regole. Con il nuovo ddl basterà appunto un corso, in cui verranno fornite le conoscenze di base su specie commestibili e velenose, norme in materia di raccolta e trasporto, metodi di preparazione e conservazione.
Il progetto di legge dovrà ora affrontare il percorso d'approvazione in consiglio regionale. Per l'assessore competente, Paolo Panontin, «si tratta di una riforma profonda, che ha colto l'occasione del riordino del sistema istituzionale e la nascita delle Uti per introdurre una semplificazione e una serie di agevolazioni».
Il secondo asse del testo è legato infatti alla rimodulazione delle tariffe vigenti, connessa alla decisione di cancellare le attuali otto zone di raccolta (basate sulle vecchie Province e Comunità montane) e sostituirle con il perimetro di Comuni e Unioni, stabilendo un contributo proporzionale all'ampiezza del territorio interessato.
Quanto i raccoglitori dovranno versare alle casse pubbliche sarà stabilito in futuro dalla giunta regionale, che per il momento si è limitata a fissare gli importi minimi. Si tratta di 10 euro per la raccolta annuale nel Comune di residenza, 25 per quella in una Uti e 70 euro per tutto il territorio regionale. È prevista inoltre la possibilità di pagare per la raccolta giornaliera o settimanale in una singola Uti: rispettivamente 5 e 20 euro, in sostituzione dell'attuale permesso turistico.
Le funzioni esercitate dagli enti corrispondenti alle precedenti zone di raccolta verranno accentrate. Sarà dunque la Regione a rilasciare le autorizzazioni alla raccolta per fini alimentari, espositivi, didattici, scientifici e di prevenzione, oltre a concedere contributi alle associazioni micologiche e trasferire annualmente risorse ai Comuni. Quest'ultima scelta è dettata dalla volontà di compensare la diminuzione di introiti che gli enti locali si troveranno ad avere a seguito del venir meno della suddivisione nelle attuali otto zone di raccolta. Le Uti incasseranno invece i versamenti per la raccolta nella relativa area e in quella nei singoli Comuni, sia che si tratti di residenti che di turisti.
Panontin spiega che «le modifiche comprendenti la semplificazione del sistema di pagamento sono frutto di un confronto con micologi e autonomie locali», ma i contenuti del ddl vengono criticati dalla consigliera regionale Mara Piccin (Fi).
Secondo quest'ultima, «la rivoluzione e la semplificazione annunciate, consistenti nella cancellazione delle otto zone e nella loro sostituzione con oltre duecento Comuni e 18 Uti, non fa altro che complicare il quadro dal punto di vista sia organizzativo che tariffario. Mi pare inoltre negativo che sia eliminato l'esame per ottenere la licenza, perché in questo campo gli aspetti legati alla salute sono fondamentali. L'avvelenamento non nasce infatti solo dalla raccolta di un fungo sbagliato ma anche dall'errata conservazione. Spero inoltre che i micologi delle Aziende sanitarie siano parte attiva nei corsi previsti».
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